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GLI ARTICOLI

LA RIVOLUZIONE VERBALE

 

Quasi certamente ci fu l’influsso negativo di un UFO che passava troppo vicino, altrimenti non si spiega come potesse nascere una vera rivoluzione nella Grammatica e più in particolare nei verbi che fino ad allora si erano sempre comportati in maniera corretta e dignitosa.

La prima reazione inaspettata fu quando i verbi regolari decisero di mettere al bando quelli irregolari con la scusa che non avevano il permesso di soggiorno.

“Questa è nuova” dissero sorpresi gli irregolari. “Siamo sempre stati vicini e non ci sono mai stati litigi: che storia state inventando?”

“D’accordo, siamo stati vicini, ma voi siete troppo strani, troppo diversi; perché le cose vadano bene ci vuole la regolarità che soltanto noi abbiamo.”

“Si può sapere chi l’ha deciso?” chiesero, irritati, gli irregolari.

“La maggioranza “risposero secchi i regolari “ e con questo, il discorso è chiuso”.

“Staremo a vedere “ dissero gli irregolari e, andarono via sbattendo la porta.

Fu proprio questa la scintilla che dette origine alla rivoluzione verbale.

Il modo indicativo cominciò a pretendere dei grossi cartelli per poter indicare le diverse regole che erano state stabilite; il congiuntivo avrebbe voluto congiungere e rappacificare gli animi ma i suoi sforzi non servivano a nulla; il condizionale si era impantanato tra i “se” ed i “ma” e non ne cavava le gambe; l’imperativo si era proprio montata la testa e comandava tutti a bacchetta anche se in realtà nessuno gli dava retta.

Per i tempi la situazione non era migliore.

Il presente appariva dappertutto e faceva lunghi discorsi per convincere che lui era l’unico perché il passato era morto e sepolto (addirittura trapassato) e quindi non aveva importanza ed il futuro era nascosto nella nebbia, nessuno poteva sapere che aspetto avesse e quindi su di lui non si poteva contare.

Potete immaginare come reagisse il passato: difendeva la memoria e gridava quanto fosse

importantissimo ricordarlo per non ripetere gli stessi errori (e poco importa se poi gli errori venivano puntualmente ripetuti).

Da parte sua il futuro, tutto rose e fiori, per difendersi faceva appello alla Speranza che non muore mai e garantiva anni sicuramente migliori di quelli trascorsi.

In uno spazio limitato e quasi al buio se ne stava mogio mogio l’imperfetto perché tutti, di comune accordo, avevano decretato che- non essendo perfetto- non poteva pretendere di vivere come gli altri.

Inoltre, in generale, si cominciò a perdere il senso morale e molti verbi dissero che erano stufi di essere coniugati e chiesero il divorzio per tornare ad essere liberi.

Questa confusione contagiò gli avverbi che cominciarono ad avere dei diverbi che li rendevano inquieti e diversi dal solito tanto che non si riconoscevano più: quelli di luogo persero l’orientamento, quelli di tempo persero l’orologio e quelli di modo diventarono maleducati.

Tra quelli di quantità vinse il nulla e tra quelli di modalità vinse il no.

 

La situazione era diventata insostenibile al punto che fu necessario chiedere l’intervento alla massima autorità logica, ossia al Predicato Verbale.

Il quale, indossata la toga, salì in cattedra e per  prima cosa ascoltò l’avvocato dei regolari che si mise a magnificare a lungo la bellezza dell’ordine e della disciplina.

In seguito parlò l’avvocato degli irregolari che fece un lungo panegirico della libertà e della soddisfazione di comportarsi come più ci pare e piace.

Convinto delle giustezza di entrambi, il Predicato Verbale non ebbe il coraggio di dar torto a qualcuno: si rifugiò allora in una predica senza capo né coda che addormentò tutti e credo che stia parlando ancora.

Nicoletta Martiri Lapi 

 

 

© il filo, Idee e notizie dal Mugello, marzo 2011

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