Canto a due voci nel cielo sopra Marradi. Una bella mostra di pittura
Può la riservata bellezza del paesaggio intorno a Marradi affacciarsi come visione alla fantasia degli artisti? I testi poetici di Dino Campana ci dicono di sì. Ma anche i due creatori di immagini dipinte della mostra ora in corso a Marradi ce lo attestano: questa nostra terra, i suoi monti, il suo cielo possono indurre a quella commossa tensione dell’animo che chiamiamo “ispirazione”.
I due pittori in mostra giungono a noi dalle esperienze artistiche più innovative di fine Ottocento. L’uno, Eduardo Gordigiani, attinse precocemente alla lezione degli Impressionisti francesi; l’altra, Bianca Fabroni Minucci, alla scuola toscana dei Macchiaioli. L’esposizione “Pittori del paesaggio marradese” consente ai visitatori di apprezzare la diversa intonazione di queste due voci, quasi contemporanee, alte e ben esercitate, suggestive ciascuna a suo modo, entrambe intese a modulare la canzone del sentimento, del colore e della luce di un luogo profondamente amato.
Eduardo Gordigiani esalta Marradi nel sole di un’eterna estate, “en plein soleil”, come si potrebbe correggere l’”en plein air” caro agli Impressionisti. A vent’anni, nel 1885, Eduardo Gordigiani era già a Parigi, attratto dalle novità di quegli artisti usciti avventurosamente dal chiuso dello studio e tutti protesi a guardare il “vero” da vicino, con occhi nuovi, nell’abbaglio della luce. Eduardo era figlio del celebre pittore fiorentino Michele Gordigiani , ritrattista dei Savoia e di altre teste coronate europee, eccellente e finissimo pennello di formazione tutta accademica, resistente però a qualunque audacia innovativa. Il giovane Eduardo, invece, volle conoscere di persona e vedere all’opera Monet, Degas, Pissarro. Cézanne, e da quei grandi portò con sé tra i primi in Italia le folgoranti novità dell’Impressionismo. A Marradi, o più precisamente al sobborgo di Popolano, fu condotto a vivere dall’amore per Irene, sua giovane allieva, poi moglie e compagna solidale di una lunga vita dedicata all’arte.
In mostra, alcuni suoi incantevoli paesaggi, ricreati sulla tela da una pennellata libera e sciolta, intrisa di bagliori solari: vecchi casolari rustici, campi, alberete, e il giardino di casa, animato da presenze femminili vivaci e brillanti, in quell’incantevole technicolor impressionista che già ai primi del Novecento si avviava a sedurre il mondo intero e ancor oggi mantiene intatto il suo fascinoso potere di attrazione.
Bianca Fabroni Minucci era marradese di nascita, erede di una delle più antiche e nobili famiglie locali, e nella vasta proprietà di Gamberaldi, distante dal cuore del paese solo pochi chilometri, trascorse gran parte della sua lunga, intensa esistenza. Si affacciò al mondo dell’arte in età già matura, e tenne per guida gli insegnamenti di Adolfo Tommasi, pittore affermato della scuola dei Macchiaioli toscani, scolaro e quasi fratello in spirito di Silvestro Lega, uno dei massimi talenti dell’Ottocento italiano. Bianca restò per sempre fedele alla “grammatica della macchia”, poiché ne condivise nell’intimo lo spirito e le forme: andare all’essenza delle cose, così come ci appaiono in natura, nell’alternarsi continuo di luce e di ombra, senza disperdere energia nella definizione del disegno e nelle stucchevoli procedure dello sfumato.
I suoi paesaggi, dei quali la mostra marradese propone un’ampia rassegna, respirano di una verità totale, senza abbellimenti o infingimenti di retorica agreste: e là dove il sole colpisce si rivelano gli uomini e gli animali intenti al loro quotidiano operare, mentre l’ombra assorbe il resto nella vicenda alterna delle stagioni. Bianca ha occhi, e cuore, e arte per rappresentare uomini e donne del suo mondo, protagonisti di quel paesaggio che è anche, talvolta, scenario di fatica, di pesanti stanchezze appena alleviate dalla sosta ai bordi ombrosi del sentiero. La lezione dei Macchiaioli rivive nell’arte di Bianca anche nei suoi valori etici, di portata storica e di significato universale.
Livietta Galeotti Pedulli
liviap@libero. it
Informazioni sulla mostra
La mostra “Pittori del paesaggio marradese” è in corso al Centro culturale “Dino Campana” di Marradi (FI), in via Castelnaudary n.5 e resterà aperta fino al 27 agosto 2015.
Promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Marradi, è stata organizzata dal Comitato “Amici di Lanfranco Raparo” in collaborazione col “Centro Studi Campaniani”.
È aperta al pubblico tutti i giovedì sera dalle 21 alle 23. È visitabile su prenotazione telefonando ai numeri: 0558045109, 3394988933 (Livietta); 0558044249, 3349137291 (Domenica); 0558045691(Mirna)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 Luglio 2015