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La copertina di questo mese
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Articoli
Società - Comuni
VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

I consigli (comunali) dei delusi

La giunta 1995-1999 di Borgo San Lorenzo. Da sinistra: Leonardo Romagnoli, Alessandra Modi, Patrizia Gherardi, Antonio Margheri, Stefano Tagliaferri, Massimo Gennari e Maurizio Iandelli

L'esperienza di Piera Ballabio (Borgo San Lorenzo)
e Pier Antonio Nencini (Barberino di Mugello)

 

L'esperienza di Marco Zini (Firenzuola)

 

Un intervento di Mauro Pinzauti (Rifondazione Comunista, Borgo San Lorenzo)

 

CONSIGLIERI COMUNALI CERCASI

Dunque il 13 giugno prossimo si tornerà alle urne: non solo per eleggere il nuovo Parlamento Europeo, appuntamento importante, visto che l'Europa unita non potrà certo essere realizzata con la moneta unica; ma anche per eleggere (ad esclusione di Scarperia) i nuovi consigli comunali e i nuovi sindaci.

Non ci interessa qui parlare di schieramenti, e nemmeno dare pagelle. Vorremmo esprimere solo una preoccupazione. C'è disagio, crescente disagio: tra la gente, ma anche tra chi ha accettato di impegnarsi nei consigli comunali, nelle giunte.

Sarebbe bene capire il perché. E cercare correttivi e vie d'uscita. Perché se non c'è da illudersi che la partecipazione possa toccare la totalità, neppure è accettabile che si guardi in modo cinico al diffondersi del disinteresse, della repulsa, della delusione politica, del disimpegno.

Se questo poi accade anche nelle comunità locali, il fatto assume aspetti ulteriormente inquietanti.

Per questo abbiamo raccolto in queste due pagine alcune testimonianze. Per cercare di capire. Per sollecitare una riflessione comune. Per trovare strade nuove. Perché se la democrazia è un valore, e lo è, non possiamo rassegnarci al disimpegno, né al fatto che le scelte siano fatte dai soliti pochi, sempre più pochi, o magari da quelli che hanno il palato e stomaco corrazzati, o interessi da difendere. Ed è bene parlarne, visto che presto inizierà la caccia al candidato, alla persona da mettere in lista. Sappiano gli aspiranti consiglieri comunali qual è la situazione. E si preparino. Altrimenti rischiano di fare le belle statuine, o di assistere con sgomento ad una rappresentazione finta della democrazia. Questo non è giusto: per il rispetto che dobbiamo portare ad ogni persona, per il rispetto alle istituzioni. E perché quando dilaga il disgusto, poi è più difficile ricostruire.

CONSIGLI INUTILI, O QUASI...

Piera Ballabio, consigliere comunale di maggioranza a Borgo San Lorenzo, di area ambientalista, ha deciso: "Io questa volta starò a casa". Non si ricandiderà Ballabio, perché l'esperienza amministrativa l'ha lasciata delusa: "Nel momento in cui uno entra in consiglio comunale, pensa di riuscire a cambiare molte cose, darsi da fare; ma in realtà è assai difficile impostare quegli interventi che si pensa possano essere utili per la popolazione. Perché le regole che ci sono oggi non consentono al consigliere comunale di incidere come una volta".

E d'accordo su questo è anche Pier Antonio Nencini, diessino, capogruppo di maggioranza a Barberino di Mugello: "Oggi il ruolo del consigliere è piuttosto limitato, ed è la legge a stabilirlo: non è questione di impegno personale, ma sono le nuove norme che regolano la vita dei comuni. Paradossalmente si potrebbe dire che i consiglieri di maggioranza hanno un potere ancor più limitato; almeno l'opposizione ha l'arma della critica".

Nencini in passato non ha mancato di sollevare obiezioni ai "suoi", criticando sindaco e giunta barberinese: "Spesso anche a Barberino si lamenta la mancanza di partecipazione alla vita pubblica. Ebbene, quando vi sono state occasioni di confronto talvolta il comportamento di alcuni della giunta non è stato opportuno, con posizioni un po' sopra le righe, da primi della classe, atteggiamenti che possono scoraggiare il cittadino. Abbiamo cioè dato l'impressione di dibattiti di facciata. E questo mi ha messo a disagio: non ne faccio un problema di condividere le scelte fatte, ma di metodo. Ed ho percepito tra la gente un senso di frustrazione, per come sono stati gestiti questi momenti di confronto. Questo non possiamo permettercelo altrimenti alla fine il distacco aumenta, la gente continuerà a delegare sempre di più, e poi non sorprendiamoci di fenomeni estremamente negativi come quello del non voto. Neppure è giusto che i consiglieri, i quali bene o male hanno ottenuto la fiducia di un discreto numero di cittadini, si sentano poi poco rappresentativi: invece più teste, più confronto, portano decisioni più condivise e condivisibili, ed anche qualche idea in più".

Un lato positivo per i consiglieri c'è: "Io dico -è il parere di Nencini- che si tratta comunque di un'esperienza importante, che ogni cittadino dovrebbe poter fare. Questo consentirebbe di affrontare in modo anche meno demagogico, meno superficiale gli argomenti della realtà locale. Fare il consigliere aiuta a rendersi conto, a capire meglio i problemi del paese, anche se poi forse non riesci a fare quello che vorresti". "E' vero -concorda Ballabio- se non si incide sulla macchina comunale, almeno ti consente di conoscere quello che accade: a volte ti senti lo stesso un pesce fuor d'acqua, perché se specie non hai dietro di te un partito organizzato spesso non conosci i retro-meccanismi delle decisioni". Ma quali sono gli ostacoli maggiori: "Le nuove norme, senz'altro, ma forse anche la mancanza di coraggio: è capitato di vedere consiglieri d'accordo che una certa cosa non andava fatta e poi arrivati al dunque non si era più capaci di andare avanti. Davvero spero che si candidino persone che abbiano la volontà di provarci, di non essere condizionati, di arrivare fino in fondo. E auguro loro che abbiano minori esperienze traumatiche di quelle che ho avuto io".

L'analisi di Ballabio è amara: "Davvero siamo al punto più basso: la discussione politica è sempre più limitata a gruppi ristretti, la gente non partecipa ed è sempre meno abituata a discutere: così il nucleo che fa e disfà è sempre più minoritario, sempre meno controllabile; e mancano forze giovani, forze fresche. Speranze? Che così non potrà continuare a lungo: questi meccanismi di rigidità alla fine dovranno rompersi. Accadde nel '68, qualcosa, non so cosa, dovrà pur accadere, quando l'arrabbiatura della gente su certe tematiche importanti -sanità, previdenza, ambiente- da individuale, diventerà corale". E per adesso, le prossime elezioni comunali? "La prossima campagna elettorale sarà la peggiore; nella precedente c'erano aspirazioni di cambiamento, qualche barlume di novità s'era visto, ma è andato deluso. Per questo stavolta preferisco stare a casa."

 

 

COMUNI IN SVENDITA

Pubblichiamo alcuni stralci dell'intervento del capogruppo di Rifondazione Comunista Mauro Pinzauti, svolto di recente, in occasione del dibattito nel consiglio comunale di Borgo San Lorenzo sulla creazione di una nuova grande "holding" per la gestione di acqua, energia e rifiuti. Al di là del merito della questione specifica le affermazioni di Pinzauti sollevano un problema più generale, che è giusto porre all'attenzione e al dibattito di tutti.

"...Con questa ennesima svendita i Comuni vengono svuotati, saccheggiati: c'è da chiedersi se ha senso da domani continuare a mantenere una Giunta per il disbrigo di pratiche che un qualsiasi amministratore di condominio potrebbe assolvere, con una perizia forse più rispondente ai bisogni dei cittadini. (...)

Si parla dell'esigenza di creare una industria dei servizi pubblici con orizzonti regionali e nazionali, meglio ancora, io dico, un monopolio pubblico o privato dove, quasi sicuramente, sparirà la parola "pubblico", che dopo essersi inserito sul territorio imporrà il proprio potere alla faccia dei politicanti incantati.

Comunque mi domando: l'esigenza di chi? Esigenza voluta dai cittadini? Oppure l'esigenza dei burocrati della politica, che per crearsi posti di potere a se stessi o all'amico dell'amico? O meglio ancora, il rifugio degli elefanti trombati? Ma chi sono questi burocrati, che hanno carpito la buona fede dell'elettore facendo scelte scellerate le cui conseguenze ricadranno sul cittadino? (...) Purtroppo la politica è fatta anche da burocrati politicanti, che della politica stessa hanno fatto il loro sostentamento di vita, ed incuranti ed indifferenti, convinti o meno delle scelte del potere centrale, non sputeranno certo nel piatto in cui mangiano: senza politica sarebbero sicuramente finiti e considerato ormai che i loro stipendi sono di gran lunga superiori al metalmeccanico, vanno dritti per la loro strada. (...)

Mi domando per quale motivo un cittadino domani dovrebbe recarsi ad eleggere un sindaco, dal momento che tra non molto l'acqua, la nettezza, l'energia, la scuola, il decoro del paese e chissà quali altre pertinenze non saranno più di competenza comunale. Chi andrà a votare il cittadino? Chi farà l'addobbo natalizio più bello? Oppure chi farà la festa patronale più interessante? Di che cosa si occuperà la giunta comunale, della crisi in Brasile, oppure del saliscendi delle Borse? Non ci siamo! Questo progetto, mancando di una regola essenziale quale la democrazia, non può essere accettato!".

MAURO PINZAUTI
Capogruppo di Rifondazione Comunista
(dall'intervento nella seduta del consiglio comunale del 29.1.1999)

Firenzuola: un'esperienza breve ma intensa

ZINI, PERCHE'
NON MI RICANDIDERO'

Nei piccoli comuni fare politica significa mettersi al servizio della popolazione, cercare di capirla e di interpretare nel miglior modo possibile i suoi desideri ed aspirazioni. Non è cosa impossibile; proprio nei piccoli centri la democrazia è un termine compiuto e mai privo di significato perché il contatto fra gente e amministratori è personale, diretto, sincero.

Ma allora, come mai c'è grande disaffezione verso la politica pratica, perché sempre meno persone, sempre meno giovani, si dedicano a questa attività così formativa per il carattere di un uomo, capace di renderlo più sensibile verso i problemi reali della gente, capace di dotarlo di una giusta angolazione da cui poter osservare i mutamenti, le tensioni e le contraddizioni della società civile?

Come accade per ogni ideale, il suo trasferimento su un piano materiale rischia di corromperlo e renderlo inaccettabile agli occhi dei più onesti. Dopo tanti anni la politica è diventata un ideale caduto nel buio profondo del materialismo moderno: il materialismo dei partiti più inconsistenti della burocrazia sempre più assurda, degli interessi economici sempre più prioritari, dello scontro sulle regole del gioco sempre più aspro.

In periferia, a livelli inferiori, il dibattito che svilisce la politica delle alte sfere e la sottrae dall'autentico significato di "servizio" è ridotto, attutito, ma comunque onnipresente.

Per chi ha un sentimento di appartenenza ad un popolo, per chi è profondamente legato ad un territorio, i giochi di potere e le ambizioni personali sono come continue pugnalate ai fianchi, tali da allontanarlo da qualsiasi incarico di responsabilità nell'amministrare la cosa pubblica. A fronte di questi concetti generali ed esistenziali, calandoci nel concreto, possiamo porci questa domanda: essere amministratore comunale, frequentare giornalmente il palazzo dei bottoni, prendere parte attiva alle scelte che riguardano una comunità sono esperienze positive o no?

Dal mio punto di vista la risposta è senz'altro affermativa. Ma essendo un impegno così intenso, carico di responsabilità morali, spesso porta a trascurare la vita privata, i rapporti intimi e d'amicizia ed a volte persino il lavoro.

Ed allora un uomo che tiene a tutto ciò rinuncia alla politica, anche perché fare l'amministratore comporta essere sempre sottoposto al continuo giudizio della gente, comporta il subire i rimproveri dei concittadini e persino, non raramente, l'accusa di essere in mala fede. Il prezzo da pagare, per uno che vive in una piccola comunità e per uno che non vuol fare della politica una ragione di vita, è troppo alto.

Non ci sarebbe molto altro da aggiungere tranne una cosa, a mio avviso fondamentale: durante tutto il mandato di assessore non ti abbandona mai quella forte sensazione di impotenza. Impotenza di fronte ai problemi incancreniti da decenni, impotenza di fronte alla macchina amministrativa comunale, la cui lentezza ed "incertezza" avvilisce anche il più paziente ed il più ottimista.

E le soddisfazioni? Quelle ci sono, ma rare e dosate con il contagocce. La spinta a continuare deriva dal fascino che rappresenta il ricoprire un incarico pubblico, essere ai vertici di una comunità e condividerne globalmente le sorti. Questo senso di comunanza con i problemi, le gioie, le aspirazioni di un popolo sono la linfa vitale per colui che intende fare della politica il suo passatempo preferito o, ancora di più, la sua professione. Se invece, contrariamente, qualcuno nella politica volesse ricercare una occasione di personale profitto, paradossalmente la motivazione a continuare si farebbe ancora più consistente. In poche parole questo vuol significare che la figura del veterano della politica, colui che si è votato interamente ad essa, oscilla armonicamente fra due tipologie limite: da chi è animato da un'autentica passione a chi riesce a trarne una occasione di guadagno, ritenuto legittimo, come per qualsiasi altra attività lavorativa.

Per tutti gli altri, per la gente comune, è lecito prestarsi alla nobile arte per un breve periodo e poi ritirarsi in silenzio, dopo aver sperimentato una bella esperienza di vita, attimi di sconforti ed attimi di gioiosa esaltazione, fieri di aver dedicato un frammento della propria esistenza al servizio della società civile.

MARCO ZINI
assessore ai servizi sociali del comune di Firenzuola

il filo, febbraio 1999

 

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