“Don Milani, un prete al servizio degli ultimi”. Parla un sacerdote giovane
VICCHIO – La venuta del Santo Padre a Barbiana (articolo qui) per pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani ha una serie di significati, già esplicitati nei tanti articoli pubblicati nelle varie testate, locali, nazionali e anche internazionali. L’intervista a don Francesco Vannini, vicario parrocchiale di Vicchio, nasce per dare voce a quei giovani sacerdoti e raccogliere la testimonianza dell’esperienza vissuta proprio da uno di loro, che all’evento ha partecipato.
Il Mugello era ben rappresentato? Prima di partire per Barbiana con don Giuliano Landini, pievano di Vicchio, abbiamo proprio pensato proprio a questo, ossia al fatto che tanti sacerdoti nati in Mugello fossero stati chiamati per la visita di Papa Francesco. C’erano ben 3 preti – tra cui don Mino Tagliaferri che aveva fatto il seminario con don Milani – e un seminarista tutti di Firenzuola, me compreso. Poi don Afredo Amerighi di San Donato a Calenzano che conobbe da studente il Priore di Barbiana originario de La Traversa, don Roberto Bartolini di Sant’Andrea a Montespertoli che è nativo di Ronta. E poi don Leonardo Tarchi di Borgo e don Maurizio Pieri di Razzuolo.
Don Francesco quale è il tuo rapporto con la figura di don Milani? Sono sempre stato legato a lui, fin da ragazzino. Uno dei primi libri che ho letto fu proprio Lettera ad una professoressa. Da giovane animatore del dopo Cresima a Firenzuola, avevo venti anni, portai i ragazzi proprio a Barbiana. Quando il cardinale mi chiamò per dirmi che sarei venuto a Vicchio, la prima immagine che ebbi fu proprio don Lorenzo. La venuta del Papa è stata una grande emozione anche solo per il fatto che è venuto nella terra che servo e che mi ha visto nascere, il Mugello. E poi soprattutto per il motivo della sua venuta, per sottolineare e riabilitare don Milani.
Si tratta di una riabilitazione per don Milani? Il Papa ha sottolineato che don Lorenzo è sempre rimasto fedele alla Chiesa, questo è un elemento che mi porto come bagaglio. Don Milani anche nel momento più pesante per obbedire a qualcosa che anche umanamente gli sembrava difficile e incomprensibile, comunque è andato avanti rimanendo fedele all’obbedienza della Chiesa. Un altro punto importante è che il Papa ha ricordato, citando il confessore don Bensi, che don Milani era un uomo che ha fatto indigestione di Cristo e del Vangelo. Come prete “giovane” penso che sia il primo elemento, se non c’è questo, si fa acqua da tutte le parti, quello del prete come uomo di fede, con l’obbedienza alla Chiesa e il servizio ai poveri. Su questo don Milani è stato un grande e ha letto i segni dei tempi: è arrivato a Barbiana, nonostante non ci fosse la strada, nonostante non ci fosse la luce, si è messo in ascolto dei pur pochi parrocchiani, ha capito quali fossero i bisogni di quella gente e ha risposto attraverso la scuola. Ieri ho conosciuto in carne ed ossa Marcello Alpi, quel bambino ormai adulto che don Milani è riuscito a far parlare, nonostante alcuni problemi di ritardo. Ecco don Lorenzo non ha soltanto promosso l’educazione scolastica, ma anche quella umana e spirituale dei propri alunni. Lo ha sottolineato bene il Papa, don Milani era prima di tutto un prete. Spesso si ricorda l’aspetto educativo, ma lui è stato un sacerdote e sempre all’interno della Chiesa.
Sei vicario parrocchiale a Vicchio da due anni, si respira qui ancora oggi la traccia di don Milani? Ecco qui a Vicchio ho avuto proprio questa fortuna, posso incontrare persone che l’hanno conosciuto, non solo gli ex alunni. Mi raccontava la signora che aveva l’edicola: “Arrivava sempre con un bambino in braccio, me lo lasciava in collo e comprava diversi giornali”; l’altro giorno ho conosciuto il falegname che aveva insegnato a quei ragazzi di don Lorenzo a fare dei piccoli lavori di falegnameria, e che fu uno di quelli che andò a prendere in via Masaccio la bara del Priore per riportarla a Barbiana. Ho la fortuna tutti i giorni di venire a contatto con i testimoni diretti che l’hanno incontrato, ascoltato e conosciuto.
Dopo la venuta di Papa Francesco e la messa celebrata l’altro giorno dal Cardinale Giuseppe Betori (articolo qui) si può dire che ora l’eredità di don Milani sia stata trasmessa e accettata alla Chiesa di Firenze? Abbiamo un grande compito, non solo come parrocchia vicchiese, ma come unità cristiana fiorentina, quella di continuare a portare avanti i messaggi di don Lorenzo e la sua testimonianza esemplare (articolo qui).
Parlando proprio dell’eredità di quella testimonianza, il Papa ad un certo punto si è rivolto specificatamente ai giovani sacerdoti. Siccome gli inviti erano nominali, sembra chiaro che proprio a voi avesse voluto rivolgere un messaggio. Quale è stato per te? Il Papa ha già parlato di alcune caratteristiche proprie dei preti giovani. Il messaggio penso sia stato di essere sacerdoti che facciano ogni giorno indigestione di Cristo e che stiano in ginocchio. Per essere al servizio della nostra gente e dei poveri bisogna innanzitutto partire dall’essere in ginocchio. Il Santo Padre ha portato l’esempio di don Milani come un prete che si è messo al servizio degli ultimi.
Massimo Mugello
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 giugno 2017