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La copertina di questo mese
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GLI ARTICOLI
 

A PROPOSITO DELL’INTERVISTA
A MICHELE GESUALDI SU DON MILANI

Il "Filo" ha pubblicato, il mese scorso, una intervista a Michele Gesualdi su Don Milani e il suo rapporto con il Mugello. Alcuni giudizi espressi hanno suscitato delle repliche. Che qui riportiamo. E alle quali ha poi contro-replicato lo stesso Gesualdi.

L'intervista a Michele Gesualdi

La risposta di Roberto Izzo

La risposta di Don Antonio Cigna

La replica di Michele Gesualdi


Don Corsinovi, quel giudizio
su di lui è ingiusto

Caro direttore,

Ho letto l’intervista a Michele Gesualdi apparsa nel numero doppio 3-4 del giornale.

L’intervista è fatta bene, per certi aspetti anche interessante ma contiene alcune affermazioni relative a don Corsinovi che non condivido e mi spingono a fare qualche considerazione.

Gesualdi fornisce di don Corsinovi un’immagine riduttiva, superficiale, lo ricorda come una persona capace solo di scherzare, di parlare di sport con il quale difficilmente era possibile andare a fondo con argomenti impegnativi.

Un ricordo così tagliato è infelice, ingiusto nei confronti di un prete che ha dedicato gran parte della  vita per il bene della sua gente.

Gesualdi forse conoscerà la realtà del Mugello di allora ma sicuramente, dimostra di non conoscere  la realtà pastorale di quel periodo a Vicchio, guidata da due bravi sacerdoti: don Vittorio Vacchiano e don Ermindo Corsinovi.

Due sacerdoti che non hanno fatto niente di straordinario, hanno fatto bene l’ordinario, il quotidiano, sostenuti da una fede cristallina che li portava a svolgere il loro ministero, con spirito cristiano,  umiltà,  passione, dedicandosi con tutte le forze ai bisogni della loro chiesa locale e del loro paese.

L’affermazione che don Ermindo era un prete che si interessava solo di cose futili  dimostra una cattiva conoscenza del prete e dell’uomo, forse Gesualdi a quell’epoca era giovane ed ha solo qualche lontano ricordo.

Don Corsinovi molto spesso scherzava, aveva un carattere aperto, gioiale, dotato di una sensibilità e cordialità straordinarie, capace di comunicare con tutti perché capace di offrirsi a tutti.

L’impegno sociale e culturale era al centro della sua azione pastorale, particolarmente attento ai giovani,  alla loro formazione di uomini come cittadini e non a caso, molti dei suoi ragazzi, sono stati negli anni impegnati nella vita sociale e politica di Vicchio.

Animatore instancabile, promotore d’iniziative ancora oggi attive nel nostro paese, sempre presente a vivere la piazza, a vivere tra la gente, senza mai tener conto del loro credo politico,  capace di cogliere gli aspetti positivi di ognuno, per questo apprezzato e seguito da tanti.

E’ stato per decenni il collettore delle gioie e delle preoccupazioni dei vicchiesi, un punto di riferimento forte, è stato l’amico di un intero paese, il pastore attento e dedito alla sua comunità, la persona a cui rivolgersi per qualunque necessità: “Corsinovi mi aiuti Lei per piacere”, “vai da Corsinovi, sicuramente ti aiuta, non ti lascia solo”, erano queste le frasi che all’epoca frequentemente ricorrevano.

E’ per tutto questo, che dopo la sua morte, quando in Consiglio Comunale proposi di intitolare una via del paese con il suo nome fu trovata immediatamente l’unanimità e ricordo, nella discussione che seguì, non ci fu da parte di nessuno il minimo dubbio ed oggi, una piazza di Vicchio porta il suo nome.

Se un paese attribuisce un simile riconoscimento ad un prete contemporaneo, che apparentemente non ha fatto niente di trascendentale, non è cosa di poco conto perché dedicare una piazza  è un’operazione  non facile dal punto di vista amministrativo e delicata dal punto di vista politico e sociale.

La gente, anche se qualche volta appare distratta, presa dai propri problemi, in realtà sa valutare e al momento opportuno esprime sentimenti di profonda riconoscenza, verso chi è stato dalla loro parte, li ha guidati, li ha sostenuti ed aiutati nella loro vita quotidiana.

E tutto questo, perdonatemi, non può essere perché metteva tutto sullo scherzo o perché con lui non era possibile affrontare seriamente argomenti impegnativi.

Nel concludere, se ho interpretato non correttamente la frase di Michele Gesualdi e vi ho preso un po’ di tempo chiedo scusa, comunque, penso sia stato ugualmente importante ricordarsi che tra noi hanno lavorato e testimoniato dei sacerdoti che nella normalità sono stati veramente bravi.

Roberto Izzo


Difendo i parroci di Vicchio

Gentile direttore,

leggendo su “il Filo” l’intervista a Michele Gesualdi, diversi parrocchiani di Vicchio sono rimasti spiacevolmente sorpresi del riduttivo giudizio sciorinato dall’intervistato sulla figura dei sacerdoti di Vicchio del periodo barbianese di don Milani (si trattava di don Vacchiano e don Corsinovi). Cito testualmente: “non vi è mai stata da parte dei preti del Mugello solidarietà nei suoi confronti” e ancora... “vi era amicizia con don Corsinovi, col quale però difficilmente poteva andare a fondo con argomenti impegnativi perché don Corsinovi metteva tutto sullo scherzo ed era un grande appassionato di sport...”.

Questi giudizi, un po’ tagliati con l’accetta, che sono comprensibili in un ragazzo, quale era Gesualdi ai tempi della morte di don Lorenzo, diventano inaccettabili in un uomo di grande esperienza sociale e politica quale ora egli è.

Forse a qualcuno potrebbe osservare che se altri a quei tempi erano dei giovanetti, io che scrivo allora ero un bambino... niente di più vero; ma io, che intervengo in quanto prete di quei vicchiesi spiacevolmente sorpresi da quelle frasi, da quindici anni ascolto e assorbo testimonianze (tante, centinaia di testimonianze personali)  e attingo ai ricordi di chi quei tempi li ha vissuti e ben li rammenta. In particolare attingo al bagaglio di memorie di don Remo Collini (oggi stimato da tutti e a quei tempi già adulto e prete da anni) che mi conferma come don Vittorio Vacchiano, che allora era Vicario foraneo del territorio, abbia costantemente (sottolineo costantemente) difeso don Lorenzo. Lui, don Vittorio, che era stato cappellano militare ha saputo costantemente (lo ribadisco) accogliere, solidarizzare e difendere il propugnatore dell’obiezione di coscienza. Altro che lasciarlo solo! Per non parlare di quei preti che erano disponibili, anche a costo di essere sospesi “a divinis” (il massimo dolore per un prete), a essere accanto a don Milani in un incontro sulla obiezione di coscienza, e questo nonostante che le autorità ecclesiastiche li avessero minacciati di sospensione. Fu poi don Lorenzo che decise di non partecipare (lui e i preti a lui solidali) a quell’incontro per amore della Chiesa. Guarda caso uno di quei preti era proprio quel don Corsinovi che qualcuno stima poco profondo e dedito solo allo sport, un altro di questi preti solidali con don Lorenzo era don Collini che mi racconta il fatto citando anche altri tre preti che tuttavia non mi autorizza a nominare. A proposito del gratuito giudizio sulla poca profondità di don Ermindo Corsinovi, vorrei anche ricordare che questo prete (compagno di seminario di Milani e Piovanelli) era uno dei confessori di don Lorenzo. Evidentemente era abbastanza profondo per questo ruolo... o no?

La mia gente esige rispetto per questi sacerdoti morti da anni, grandi figure per chi ancora li ama e li ricorda e non può accettare giudizi tesi a sminuirli.

E io, da parte mia, che da quindici anni vivo la realtà di Vicchio, concludo questa mia dicendo che don Corsinovi e don Vacchiano nella loro normalità sono stati dei grandi preti, tanto quanto lo è stato don Milani nella straordinarietà della sua profezia e nel suo essere un nuovo dottore della Chiesa per i tempi odierni.

Grazie dell’attenzione.

Don Antonio Cigna

 

 

© il filo, Idee e notizie dal Mugello, giugno 2006

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