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Politica
Faentina: l'allarmante assenteismo
delle forze politiche

Nel bene e nel male, la Faentina è stata oggetto di interesse comune in questo primo scorcio del '99. Gli unici a non intervenire sul tema e su questo servizio così importante per il nostro territorio sono stati i partiti, di ogni colore e tendenza. E' vero che oggi è arduo definire il colore e la tendenza, ma sul cielo dell'Alto Mugello non è apparsa nessuna iride.

La cosa è allarmante e sicuramente sintomatica.

Allarmante, perché è l'indice che le forze politiche organizzate nei partiti non avvertono più i problemi sociali; sintomatica, perché si conferma che la politica non è più la gestione della cosa pubblica, ma solo uno strano mostro oligarchico, dai molti volti, che si sforza di sopravvivere, senza una vera ragione di essere.

Chi scrive, ricorda, per averlo vissuto in prima persona, che all'epoca della messa in discussione della sopravvivenza e della poi sopravvenuta chiusura dell'ospedale di Marradi, i partiti locali presero posizione sul problema e furono a fianco del Comitato di Salvaguardia a difesa della struttura e del servizio, con accanimento e continuità, seppure con i molti distinguo.

Questa volta silenzio di tomba, almeno come presa di posizione ufficiale e dichiarata.

Ho detto questa volta, perché il fatto non è piccola cosa, ma è già da tempo che i partiti tacciono, che non escono allo scoperto sui problemi, che pure non mancano, che non si mostrano interlocutori nella vita pubblica, almeno per quanto riguarda la nostra area e mi riferisco all'Alto Mugello e a Marradi in particolare.

Nelle ultime consultazioni amministrative è stato preferito a grande maggioranza (il 65%!) lo schieramento dell'Ulivo, nella speranza di un radicale cambiamento nella politica locale, che si trascinava da 20 anni in una anemica routine, costellata solo da imperdonabili decisioni, ma nulla o quasi nulla è cambiato: anzi se non si è peggiorati, migliorati non di certo: mancanza totale di una linea politica chiara, qualificante, innovativa, ma solo una sempre maggiore emarginazione con la sola preoccupazione di rimanere fedeli ai conti della massaia, per cui, come già ricordato in altre occasioni da queste pagine, si corre verso un futuro di sopravvivenza precario e mortificante.

La responsabilità primaria è sicuramente di chi siede a palazzo, maggioranza e opposizione, ma a ruota, di tutte le forze politiche presenti nel territorio.

Se questa è la sensibilità dei nostri politici nei confronti dei problemi della gente, allora non rimane altra strada che ricorrere alle forme di autodifesa popolare: comitati civici, movimenti, per far fronte ai soprusi, alle discriminazioni, per fare valere quella parità di diritti che non sembra ugualmente riconosciuta a tutti i cittadini.

DON BRUNO MALEVOLTI

© il filo, febbraio 1999

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