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Il testo integrale dell’omelia di saluto del pievano di Borgo San Lorenzo, Don Maurizio Tagliaferri
BORGO SAN LORENZO – Volentieri pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata durante la Messa di saluto (articolo qui) dal pievano di Borgo San Lorenzo don Maurizio Tagliaferri (articolo qui).
Omelia nella messa di saluto alle comunità parrocchiali di
Borgo San Lorenzo, San Cresci e Sacra Famiglia a Sagginale,
Santa Maria a Olmi, San Miniato a Piazzano , San Donato a Polcanto
Borgo San Lorenzo, 14 settembre 2017
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. (Efesini 1,3)
Questo il passo della lettera agli Efesini con cui ho iniziato in mezzo a voi il mio mandato. Era la domenica 13 settembre 2009. Con la stessa Parola voglio ringraziare il Signore per quanto ho ricevuto in questi anni.
Vi confido – ma penso sia intuibile – che è davvero arduo condensare in poche righe quanto il Signore ha disposto lungo questi otto anni della mia permanenza nell’Unità pastorale di Borgo.
C’è il rischio di perdersi in tanti rivoli e di smarrire l’essenziale.
[Preti]
Anzitutto desidero ringraziare i preti per tutto quello che mi hanno dato e per tutte le scelte, le situazioni in cui mi hanno sostenuto per il bene dell’Unità Pastorale. Tutti:
Don Marcel Adiwalè Houndebasso che ho invitato a seguirmi in questo nuovo incarico a Borgo e adesso è impegnato nella costruzione della Chiesa di Tokan in Benin.
Don Leonardo de Angelis che era già a Borgo e attuale parroco di Settimello.
Collaboratore serio e generoso, Don Gabriel Fartadi giunto a Borgo ancora prima che arrivassi io e con il quale ho condiviso ben quattro anni di ministero; giocherellone, ma vicino alle persone;
Don Francesco Bolognesi che è rimasto solo due anni a Borgo e che purtroppo è stato subito dimenticato. Preciso, inquadrato; un prete che ha voluto bene a questo popolo anche se a volte un po’ spigoloso;
Don Antonio Lari che conoscete bene, unico della squadra a rimanere a Borgo. Sta lavorando bene con i giovani al Centro Giovanile e ne apprezzate le doti.
Don Ivan Capalija un po’ irrequieto che ha avuto sempre in testa la missione. Dobbiamo accompagnarlo perché abbia più serenità e stabilità nelle sue scelte.
Don Anthony Jabalabam appassionato di aglio e desideroso di tornare in India, suo paese di origine, in qualità di prete e non più come religioso.
Don Pierre Mvubu Babela, che deve rientrare tra qualche giorno dal Congo e che sarà destinato ad altro incarico. Anche lui generoso, ma un po’ casinista nell’organizzazione degli appuntamenti.
Don Clement Ndaye che deve mettere una cero alla Madonna per aver avuto quella ischemia in un paese come l’Italia e deve ringraziare a mani giunte i soccorritori del 118 e della Misericordia. Comunque ora sta bene e con i suoi ritmi, ha ripreso anche gli studi.
Don Roy Kanchirathummoottil John il più giovane arrivato solo un anno fa; attento, astuto, ma anche costante negli impegni che gli sono stati chiesti. Gli auguriamo un proficuo ministero pastorale nella sua terra, anche per lui l’India.
Stare fianco a fianco in una comunità presbiterale, per molti anni, non è facile. Per nessuno…
Il pievano ha il suo carattere, come tutti… per cui per una buona convivenza è necessario intelligenza, capacità di adattamento e prontezza nell’affrontare le curve. Forse non sempre ci sono riuscito con i miei cappellani ma sono sicuro di aver dato tanta fiducia a tutti loro. Condizione necessaria affinché potessero svolgere un buon servizio alle comunità.
La convivenza è una occasione per crescere. Quando saranno parroci vedranno le cose da una angolatura diversa dall’attuale. E faranno i raffronti.
Di sicuro c’è un dato: nessuno di questi preti si è perso!
Sapete… quando un parroco arriva in una situazione come quella dell’Unità pastorale di Borgo san Lorenzo le “attività” sono moltissime. Mi ricordo ancora i primi giorni del mio arrivo in cui la porta era praticamente sempre aperta perché dovevo incontrare in maniera continuativa persone, associazioni, comitati, fondazioni, etc. Quindi tante cose per la testa. Ovvero il rischio di perdersi nel “fare”, la pericolosità del tralasciare una crescita vera senza “ravvivare il dono di Dio che è in te” (2 Timoteo 1,6).
Ma non ho mai dimenticato – nemmeno per un momento – che dei preti, in qualche modo, mi erano stati “affidati”.
Ho ben chiara, nitida la distinzione tra parroco e direttore spirituale; la responsabilità nel mantenere la fedeltà e la rotta sul ministero di questi preti l’ho avvertita sempre con molta determinazione.
Ma di tutto questo non se ne può fare parola con alcuno. Fanno parte di quelle cose che si portano dentro con grande commozione e tremore delle quali si ha la certezza che mai nessuno ti chiederà niente.
Te lo chiederanno invece quando succedono abbandoni, casi clamorosi e indagini mediatiche: in quei casi la colpa è sempre di qualcuno. E il parroco certamente non ne è esente…
Affidiamo tutto a Dio e ringraziamo il Signore insieme se i preti si sono mantenuti fedeli alla loro vocazione anche se spesso, anziché accompagnarli con la preghiera, abbiamo preferito distruggerli con chiacchericci.
[Malati]
Desidero ringraziare tutti i malati: quelli che solitamente andiamo a trovare nelle case e che oggi non sono qui perché impediti. Anche quelli con cui abbiamo fatto un percorso insieme e oggi sono morti. Sono sempre un aiuto, una ricchezza: nascosta ma ben presente, per tutta la comunità cristiana. Massimamente per i preti.
A loro un grande ringraziamento perché con la loro presenza mi hanno aiutato a vivere meglio la mia esistenza di pastore.
Anche i peccatori.
Quanti non hanno avuto la superbia di sentirsi esenti dal peccato ma con tremore e fiducia si sono più e più volte affidati alla Misericordia del Signore. Si. Il prete è segno della Misericordia di Dio e lo sa molto bene. Peccato che a volte si sia fatto un po’ di confusione tra ruolo istituzionale (il pievano) e ruolo ministeriale (il prete che accoglie tutti ed è mezzo per arrivare al perdono di Dio).
Grazie a quanti si sono fidati anche della mia persona di prete nella confessione.
Desidero ringraziare i tanti e tanti collaboratori negli ambiti più svariati: penso a chi fa parte del Consiglio pastorale, anzi dei Consigli pastorali, a chi proclama la Parola di Dio, a chi coadiuva i sacerdoti nella distribuzione dell’Eucaristia, ai cantori, a quanti raccolgono le offerte, a chi aiuta i ragazzi e gli adolescenti nella crescita della fede, a chi svolge un servizio nelle esequie, a chi spazza la chiesa, a chi annaffia una pianta, a chi rimette a posto il libretto dei canti dopo averlo usato, a chi toglie una carta dalla chiesa perché è “la mia chiesa”, a chi ha a cuore la bellezza delle nostre chiese e fa di tutto per mantenerla, a chi è propositivo nell’affrontare le problematiche ed evita le sterili critiche, a chi prega nel silenzio del suo cuore per la propria comunità parrocchiale, a chi ha contribuito ad avere uno sguardo oltre la propria parrocchia cercando il bene e il progresso spirituale di tutte le parrocchie dell’Unità pastorale.
Desidero ringraziare anche chi è stato dietro le quinte ma ha seguito con molta attenzione le attività della parrocchia.
Ci sono anche queste fratelli e queste sorelle: guardano, osservano e sono contente in cuor loro che certe cose vengano fatte e/o certe altre siano dette. Forse ancora non se la sentono di mettersi in gioco in prima persona ma hanno condiviso silenziosamente uno stile e una impostazione. Tante di queste persone – e moltissime in maniera inaspettata – mi hanno manifestato la loro sincera gratitudine e il loro commosso ringraziamento in questi ultimi mesi e giorni: con uno scritto, con una stretta di mano, con un saluto affettuoso. Veramente una sorpresa grande di come Dio lavori silenziosamente oltre quello che appare, oltre quello che è soltanto pompa ed esteriorità.
[Unità Pastorale]
Mi sono dato tanto da fare perché la comunione ecclesiale nella nostra Unità pastorale fosse sempre al di sopra dell’interesse personale di quella o quell’altra comunità, senza annientare nessuna. Anzi cercando di inglobare in tutto anche Polcanto anche se ufficialmente non ne fa parte. E’ l’unica strada percorribile oggi. Spesso ho trovato comprensione; altre volte molta miopia.
Ancora tanto si può fare e si deve migliorare. Ne avrete più occasioni con il nuovo pievano. Vi auguro di coglierle tutte al volo…
[Collaboratori]
Grazie anche ai collaboratori del Centro Giovanile e delle case di Figliano e Cavallico.
Tante attività che è complesso organizzare, indirizzare e sostenere, cercando di vedere le cose da una visuale più ampia possibile e non limitata ad un determinato settore.
Tanta mano d’opera – grazie a Dio – è disponibile. Vorrei ricordare a tutti che un coinvolgimento di ognuno è possibile e necessario e credo che si debba fare di tutto affinché altri possano rafforzare la squadra. Non sarà mai una perdita inserire gente nuova nelle varie attività e servizi. Siamo fratelli e non rivali, siamo in cammino sulla stessa strada e non macchine sulla Milano-Roma: chi va in su e chi va in giù. Non guardare mai con sospetto la sorella o il fratello che lavorano per la stessa causa. Grande responsabilità dei coordinatori nel gestire queste risorse prima umane e poi immobiliari e tecniche. Grande necessità di impegnarsi in prima persona, non solo con la testa ma anche con la preghiera perché quello che si fa sia sempre fatto in nome e per conto del Signore. Questo andrebbe ricordato sempre con molta attenzione.
[Giovanna]
Una parola desidero dirla anche su Giovanna (articolo qui). Per ringraziarla.
Vedete quando venni in mezzo a voi dissi subito che ci sarebbe stata anche lei, Giovanna. Molti – sostenuti anche da qualcuno – pensarono a chissà quali cose, a chissà quali nefandezze. Da parte mia era un modo per scoprire subito le carte e giocare in chiaro. Non mi interessano tutte le cose che sono state dette, pensate, suggerite e affermate. Tra l’altro anche con lettere in Curia o direttamente all’Arcivescovo. Vi dico che di tutto questo ho sempre saputo ogni cosa (sottolineo ogni cosa) perché il pievano e il Vescovo si sono sempre parlati. Di tutto! ma questo lo mettiamo da parte; o almeno io lo metto da parte. Non mi interessa più.
Mi interessa invece sottolineare – e sono fatti, non chiacchiericci – quanto Giovanna ha fatto per le parrocchie. Tutte!
Da un buffet a una cena, ad un servizio continuativo a tutti i preti; da un lavoro a Cavallico a una iniziativa di beneficenza in Sant’Omobono; da un servizio alla Caritas che si è staccata, da altre commistioni improprie al seguire situazioni complesse in collaborazione con gli assistenti sociali; da alcuni servizi con la Misericordia alla preparazione dell’ulivo per la domenica delle Palme; da una conoscenza approfondita con molti poveri, o sedicenti tali, a iniziative di catechesi ai bambini ma ancor più forse ai genitori, fino al seguire e promuovere la spiritualità del Sacro Cuore. Non sto lodando: sto registrando fatti e azioni svolte a favore di tante persone e insieme a tante persone. Il tutto ovviamente in coordinamento con il parroco. Ognuno che ha visto e toccato con mano faccia le sue considerazioni.
Desidero ringraziare anche le Fondazioni, la Compagnia dei Neri e in particolare la Misericordia di Borgo. Con quest’ultima il pievano ha – per statuto – un rapporto privilegiato essendone il Correttore.
Ma non sono mai partito da quello. Ho cercato, per quanto possibile, di aiutare la Confraternita in quelle scelte spesso ardue di sintesi tra principi istituzionali e realtà concrete.
Grazie a tutti i volontari e sono tanti… grazie a te Umberto per la tua vicinanza e per la tua fiducia.
[Senso]
Ma la domanda che più spesso mi sono fatto in quest’ultimo periodo è stata questa: davvero ho suscitato in questo popolo il desiderio dell’incontro con il Signore? Ho offerto spunti e occasioni per guardare con sincerità all’amore di Dio che si manifesta nel volto di Cristo crocifisso e risorto? ho saputo educarlo ad una carità sincera e attenta verso i bisogni reali delle persone del nostro territorio?
La presenza delle parrocchie sul territorio è un chiaro richiamo alle realtà invisibili o si accontenta di rispondere a situazioni contingenti? Siamo realmente comunità in cammino che segue il suo Signore o ci accontentiamo di avere luoghi e spazi ben conservati dove vivere momenti esclusivi di socialità?
Queste domande hanno segnato il mio cuore in questo periodo. Una risposta sintetica non so darla. So che ho riflettuto e pregato molto su questo… perché il tempo passa, le persone cambiano, i volti si rinnovano… ma il Signore è sempre lo stesso ieri, oggi e sempre (Ebrei). Ed è su Lui che dobbiamo puntare tutto. Quanto non parte da Lui e a Lui ritorna è destinato ad appassire, a morire. Certo ci si può sempre migliorare e al nuovo parroco auguro davvero di poter raccogliere tanti e fecondi frutti.
[Sagginale: la chiesa].
Sono contento di aver portato a compimento la progettazione e la realizzazione della nuova Chiesa di Sagginale (articolo qui).
Ho investito tanto su questa scommessa. Ancor prima che denari in tempo, desiderio di comunicare qualcosa, attenzione al segno, ricerca puntigliosa di offrire un luogo vero di preghiera… Un’opera importante che mi ha visto coinvolto per molti anni con i progettisti e i delegati della diocesi e con la gente: i Sagginalesi. C’era molta diffidenza all’inizio perché dicevano: “Vediamo questo che cosa fa”. E molti credevano che non avremmo fatto niente. Poi un po’ alla volta anche quanti erano granitici si sono un po’ “sciolti” perché qualcosa si moveva. Ma la fatica è stata tanta. Adesso non ci ricordiamo più le messe nella stanza della canonica al freddo… non ci ricordiamo più la selva incolta davanti alla vecchia chiesa… non ci ricordiamo più la tristezza della chiesa invasa dai piccioni… Fortunatamente immagini già passate. Godiamoci insieme quanto abbiamo e quello che è stato realizzato. Un risultato interessante nel panorama dell’edilizia di culto in Italia. Io dico un segno molto bello!
[L’organo Stefanini]
L’organo Stefanini. Sono dispiaciuto di non poter portare a termine questo restauro. Una “sana incoscienza” è quella che ci ha spinto ad intraprendere questa opera. Aspettare di avere tutto, o quasi, il denaro per partire con i lavori ci avrebbe visti ancora fermi al palo.
Non posso fare tutta la storia di quanto accaduto in questi anni anche se il Comitato è stato informato. Do solo due dati.
Dopo l’incontro con i funzionari della Sovrintendenza nel settembre 2015, durante il quale ci furono contestate alcune cose, abbiamo presentato – secondo le indicazioni forniteci dagli stessi signori funzionari due progetti:
– un primo progetto rifiutato in tre giorni (forse una delle risposte della Sovrintendenza più veloci della storia);
– un secondo progetto presentato il 30 dicembre di quello stesso anno 2015 non è stato nemmeno visionato da quegli stessi funzionari che, dopo tre mesi, ci hanno chiesto di mandare qualcosa in quanto… “non abbiamo ricevuto niente”. Quanto affermo è documentato da carteggi, mail e testimonianze oculari.
Altre cose spiacevoli sono accadute… ma non sono preoccupato per la mia persona (anche se diverse notti senza dormire le ho passate!). Me la sono presa molto per la parrocchia in quanto dovevo “io” il rispetto a coloro che ci hanno creduto, a coloro che hanno fatto donazioni per l’organo, a coloro che hanno organizzato eventi su eventi per questo organo, a coloro che si sono dati da fare con tutte le forze per poter realizzare questo recupero in particolare voglio ringraziare il Comitato e prima fra tutti la Marilisa.
Spero – visto che adesso la questione è diventata “bollente” sia per la Sovrintendenza che per la Diocesi – che quanto prima si possano riprendere i lavori e si giunga al termine del restauro e dell’assemblaggio del tutto per poter ascoltare finalmente il suono e la musica. Tra qualche anno questi discorsi non se li ricorderà più nessuno perché saremo a contemplare l’opera finita.
Lo auguro a tutti voi, lo auguro al Comitato, lo auguro al mio successore.
[Musica]
Anche per la musica mi sono dato da fare. Non solo perché mi piace ma in quanto sono convinto che con essa si possa arrivare in tanti ambiti non altrimenti toccati dalla presenza della parrocchia e della chiesa. Cioè ho inteso il servizio alla musica non come un mero divertimento personale ma come un vero e proprio mezzo pastorale per arrivare a tanti uomini e donne che sono – apparentemente – “lontani” dal Signore. E poiché ci credo fermamente, continuerò a farlo.
E quante esperienze in questo ambito, quante fragilità, quante scoperte, quante novità, quante occasioni…
Spero con quello che ho fatto che il messaggio sia passato. Fosse solo a una persona. Anche di questo rendo grazie al Signore.
[Volti]
E per finire i volti e le storie.
Non Facebook ma i volti veri, quelli senza il fard, senza nessun trucco.
Quelli che ridono, quelli che piangono, quelli che non ce la fanno, quelli che vengono per sfidare la pazienza, quelli che si arrabattano per affermarsi, quelli che ti vorrebbero dire un sacco di cose e non sanno come fare, quelli che ti dicono tanto e in fondo non ti hanno detto niente, quelli che ti guardano perché tu possa guardarli a tua volta, quelli che aspettano un’occhiata perché sanno che su te possono contare, quelli che ti sfottono perché sei comunque un cretino, quelli che ti cercano dopo anni perché una volta hai detto così e così, quelli che ti abbracciano e piangono perché non sanno esprimersi.
Grazie a tutti questi volti, a tutte queste persone. Al Signore che ci sorprende sempre con la sua gratitudine e la sua novità.
Se avete modo pregate un po’ ancora per questo prete perché ne ha bisogno. Iddio vi benedica.
Don Maurizio Tagliaferri
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 settembre 2017
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