Un nuovo libro di Tebaldo Lorini, su viaggi e viaggiatori in Mugello tra 1600 e 1800
BORGO SAN LORENZO – Gira e rigira, Tebaldo Lorini finisce sempre …in cucina, tra le sue amate ricette mugellane. Ed è giusto così, perché questa è la sua caratteristica primaria.
Stavolta l’autore mugellano, che tanti libri di cucina ha pubblicato -ma anche di arte, cartoline, e perfino un paio di romanzi- affronta il tema del viaggio in Mugello. Quello dei viaggiatori di un tempo, che percorrevano a piedi, o sull’asino, o con un calesse, le polverose strade mugellane, fermandosi nelle osterie, alle stazioni di posta. Delle quali racconta -e ne sembra divertito- le scarse condizioni igieniche, pietanze da far rabbrividire, e perfino episodi da cronaca nera.
Edito da “Sarnus”, casa editrice fiorentina di Mauro Pagliai, la nuova pubblicazione di Lorini ha per titolo “Viaggi e viaggiatori. Il Mugello a tavola e in calesse”: un librettino agile, meno di cento pagine, del quale lo stesso Lorini racconta la genesi: “Casualmente, alla fine degli anni ’90, scoprii uno scritto di Stendhal, su Pietramala. “Mi venne l’idea di raccogliere materiali sui ricordi di intellettuali inglesi, francesi, tedeschi, americani durante i loro viaggi in Italia. Qualche anno dopo mi capitò in mano un libro, sui viaggiatori del Gran Tour in Mugello. Il libro, superdocumentato, mi rese felice per la quantità di informazioni, ma mi convinse che il mio lavoro sarebbe stato inutile, così abbandonai il progetto. Oggi, dopo venti anni, ho ripreso questa mia idea, pensando che anche poche notizie in più sarebbero state un regalo per i miei concittadini, per far loro apprezzare le bellezze e la lunga storia di civiltà del territorio in cui vivono”.
Tebaldo Lorini affronta l’argomento dalla sua ottica: racconta sì di strade e passi, di viaggiatori, religiosi e mercanti, dell’abitudine, negli ultimi secoli, tra Seicento e Ottocento, dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea di fare un viaggio in Italia, il “gran tour”. Ma si sofferma soprattutto sulle osterie, sui menù, e non omette una ricca appendice con ricette d’epoca.
Al centro del libro le “memorie” dei viaggiatori, di Montaigne e De Sade, di Goethe e di Melville, di Hesse,di Huxley ed Andersen. Che scrive, scendendo da Pietramala: “… La strada, bella e pittoresca, scendeva in audaci serpentine passando a volte sopra arcate in muratura e sempre a ridosso dei monti dove il sole splendeva caldo, dove la neve s’era già sciolta e gli alberi avevano tutte le loro foglie. “Bella Italia” gridammo e il vetturino schioccò la frusta e l’eco schioccò in risposta”.