M5S e Roma. Il sindaco Borchi: “Auguri Virginia. ‘Uno vale uno’ è buono per stare all’opposizione”
VAGLIA – Il sindaco Leonardo Borchi prende spunto dalle difficoltà romane del Movimento 5 Stelle di gestire la capitale d’Italia per commentare i punti deboli dei grillini, riconoscendo però che chiunque al loro posto avrebbe avuto delle belle gatte da pelare.
Si sa: grossa bega, grande capo. E capo sta per vertice, non necessariamente impersonato in un solo individuo. Può essere anche, come una volta, l’espressione di un partito, che si identifica in un dirigente.
Comunque per aggredire un problema complicato si ha bisogno sempre di avere a disposizione una squadra, un complesso di persone che lavorino in sinergia.
Affaire Roma? Altro che grossa bega. Ho detto che, in una strategia a medio termine, qualunque partito avrebbe dovuto sperare che fosse un concorrente a vincere le elezioni (che fortuna Giachetti!). Tanto le probabilità di riuscire nell’intento di raddrizzare la barca erano talmente remote che era scontato l’insuccesso. Se poi si fosse riusciti, con coraggio e tenacia, a cambiare le cose, questo sarebbe potuto avvenire solo con una cura così dura, non solo per i centri di potere organizzati che hanno speculato in questi decenni, ma anche per dipendenti e cittadini, tanto che lo scontento sarebbe esploso ed il consenso finito sotto le scarpe.
La Raggi è un “capo” forte? Non la conosco e non posso dire. Ha intorno a sé una squadra di bravi collaboratori? E non mi riferisco agli assessori, ai consiglieri comunali, ai dirigenti. Penso al livello ancora superiore: a quelle persone di fiducia che hanno i contatti con le persone affidabili, capaci, competenti ,che possano consigliarti ed indirizzarti prima di tutto verso la formazione di una squadra valida: un assessore al posto giusto.
Su questa ultima domanda mi pare di poter dire: “ No, la Raggi non è contornata da persone di cui fidarsi”.
E qui paga sicuramente l’inesperienza sua personale e del Movimento 5 Stelle, che non avendo mai governato, non ha conoscenza dei meccanismi, ma anche delle dinamiche che si celano sotto ogni questione ( ne so qualcosa personalmente!). Manca anche di malizia.
Ma c’è un’altra condizione che è propria dell’indole e della storia del Movimento di Grillo. Un peccato originale. Questo è nato come reazione alla “casta”, contro le disuguaglianze, contro il protagonismo. (Salvo poi fare di Grillo, un totem e di Casaleggio un guru. E questa è una sua intrinseca contraddizione).
Il motto, o forse il comandamento, “Uno vale Uno”, è buono per stare all’opposizione. Per dire: No!”. Come piace tanto a Grillo. E’ molto facile e comoda questa posizione.
In psicoterapia esiste un passaggio topico, quando il paziente passa dalla fase del “No” a quella del “Sì”. “Non mi piace questo, non voglio questo altro. Sto male così….”. A: “Vorrei avere questo, Ecco così va bene!”.
Passare dalla negazione indefinita del tutto, che è un qualcosa di nebuloso (si sa solo cosa non deve essere) alla forma di qualcosa che ha un contorno, un colore, un sapore è un cambiamento di prospettiva fondamentale.
Con il “No”, non mi espongo (infatti i bambini ,o gli adulti che fanno i bambini, di fronte alla richiesta di spiegazioni al proprio no, rispondono con un altro no: non accettano il confronto. Si celano).
Con il “Sì”, ti mostri per quello che sei, ti esponi, e sei responsabile per quello che progetti. Sei criticabile.
Sta tutta qui la differenza abissale tra la difficoltà di governare e la leggerezza di stare all’opposizione.
La Raggi, ed il Movimento 5 Stelle, quando da opposizione sono andati sullo scranno del Campidoglio, hanno passato questo Rubicone.
E da forza di governo, le leggi del Movimento che non vogliono che un individuo predomini, abbia più potere su un altro, non valgono più. Come la responsabilità non può essere collettiva, ma è in capo al sindaco, per legge, per competenza, anche la gestione di un organismo, sia la città di Roma od il comunicolo di Vaglia, non può essere plebiscitaria.
Sia perché le scelte operative non possono essere fatte a suon referendum (ancorché sul web) ma anche perché nel magma della indifferenziazione della responsabilità, e quindi del potere, si formano sempre e comunque gruppi di forze e pressioni. Aggregate per sentimenti politici o solo per simpatie personali. Queste lobby inevitabilmente cercheranno di modificare la situazione secondo i loro interessi.
E’ ciò che sta accadendo a Roma. Non essendoci, all’interno del Movimento, un riconoscimento di legittima supremazia nella figura del sindaco (Raggi o chiunque sia), mettendogli alle costole un direttorio, e via via un altro direttorio che controlla il direttorio, si commissariano le scelte del sindaco e della sua amministrazione fino all’esasperazione. Quando invece sarebbe il momento e la necessità di fare quadrato intorno alle persone e lasciarle “sbagliare” onestamente.
Qualsiasi scelta può essere criticata. Qualsiasi decisione lascia qualcuno insoddisfatto. Ma se poi si vive il confronto politico con spirito giacobino, con il sospetto ossessivo di Robespierre, che nei pensieri dell’altro si annidi il tradimento….ci si fa a pezzi vicendevolmente. E’ l’era del “Terrore”.
Immaginiamo poi, quando le posizioni politiche non sono definite, come nel Movimento 5 Stelle, dove c’è di tutto, chi triturerebbe i migranti e chi si imbarca sulle navi private per andarli a salvare, come si può avere la presunzione di essere tenutari dell’ortodossia della dottrina!
Auguri Virginia! (senza sarcasmo)
Augh.
Leonardo, sindaco
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 settembre 2016