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Marradi. “Il presepio nella chiesa del Suffragio”, un articolo della prof.ssa Livietta Pedulli
La piccola chiesa del Suffragio espone alla vista la sua facciata semplice ed essenziale nella variegata scenografia della piazza Scalelle di Marradi, chiamata a sostenere il confronto con le forme magniloquenti del Palazzo Fabroni, dove l’imponente stemma sopra il finestrone centrale del piano nobile innalza il suo messaggio di antica potenza signorile. Al suo fianco, la rustica gravità delle bugne di pietra che si imprimono sulla facciata del Palazzo Cannone; poco distante, il palazzo comunale segnala con gli spazi netti e solenni delle grandi arcate la volontà del Principe Pietro Leopoldo, che volle riqualificare partendo dalla piazza l’intero paese di Marradi attraverso le strutture architettoniche indispensabili alle “moderne” comunità settecentesche: il Municipio, la Chiesa parrocchiale, l’Ospedale pubblico, il Teatro.
Nel dialogo tra le facciate, la chiesa del Suffragio vince in sobrietà: una superficie liscia e pulita, dove solo lo sguscio leggero del timpano allude al gusto settecentesco per la linea curva; ma la linearità del finestrone e del portale d’ingresso in pietra serena testimoniano un perdurante amore per le forme del passato, di quella “toscanità” limpida ed elegante che nessuna novità di linguaggio è mai riuscita a sopraffare nel nostro territorio. Sulla facciata sinistra della chiesa, che costeggia un antico scalone, nella cornice di una finestra protetta da una grata di ferro appaiono il nome e lo stemma del casato dell’uomo che volle erigerla a sue spese: Alessandro Bandini.
Nell’estate del 1732 la chiesa venne inaugurata dal venerato abate del vicino monastero di Santa Reparata in Salto, il quale, “vestito con gli abiti pontificali”, guidò una solenne processione dalla chiesa della Santissima Annunziata fino al nuovo oratori “con sparo di quantità di mortaretti e suono di tutte le campane di Marradi”, dando inizio a una sacra funzione che si protrasse per molte ore e che si concluse con la benedizione dell’abate “al numeroso popolo che eravi concorso chi per devozione e chi per curiosità, mostrando tutti universalmente segni di grande allegrezza”, secondo quanto riferisce un documento del tempo.
Dunque, una chiesa inaugurata festosamente e pensata per la gente fin dalle sue origini, che circa un secolo dopo la fondazione passò dalla famiglia Bandini al Comune di Marradi, con l’obbligo di mantenerla sempre aperta al pubblico, e fu infine acquistata nel 1877 dalla Confraternita della Misericordia, che tuttora la gestisce.
Chi accede al suo interno, rivive l’emozione che molte chiese del passato destano in noi: dal silenzioso e spoglio involucro esterno, si passa repentinamente a un interno colorato, esuberante, festoso: come a dire che ciò che conta sta dentro, è l’anima delle cose, mentre ciò che è fuori, il corpo, la scorza, ha poco merito e giova di meno. L’interno della chiesa del Suffragio è una scenografia ricca e policroma, un trionfo di quella linea curva tanto vagheggiata dagli artisti settecenteschi, capace di creare spazi illusori: qui, infatti, un ambiente ridotto riesce a contenere ben tre altari di notevoli dimensioni, ognuno sovrastato dalla sua grande pala dipinta, e arricchito da arredi liturgici, candelieri, reliquiari, il tutto armonizzato dalle dorature profuse accanto a colori delicati come l’azzurro, il bianco, il verde spento e l’ocra.
La teatralità raffinata e accogliente di questo interno può ben fare da sfondo, e dare risalto e pregio, a qualunque allestimento o manifestazione artistica vi si voglia alloggiare. È tradizione esporvi, nel periodo estivo, lavori di ricamo e uncinetto prodotti dalle mani femminili nel presente e nel passato, che nella chiesa del Suffragio acquistano preziosità ed eleganza.
Nel periodo natalizio, quest’anno per la seconda volta, la chiesa ospiterà un grande presepio, sviluppato dall’altare centrale secondo le forme che la fantasia dei giovani allestitori marradesi vorranno imprimergli. Già l’anno scorso, nelle domeniche prenatalizie, molti visitatori hanno avuto l’occasione di rimanere incantati da questo presepio, affacciandosi quasi increduli alla soglia della chiesa. Un presepio tradizionale, di quelli che riportano all’incanto dell’infanzia, quando le immagini inducevano alla devozione ingenua e sincera, a una commozione generatrice di affetti, al desiderio d’amore.
All’ispiratrice del presepio, Elide Laghi, che nel presente governa la Confraternita della Misericordia con attenzione e sensibilità tutta femminile, e ai giovani impegnati nell’opera, a Fabrizio e Martina, Gianluca, Riccardo, Iccio e Marina diciamo grazie.
“Che gran dono de Dio ch’è la bellezza!”
Prof.ssa Livietta Galeotti Pedulli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 novembre 2015
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