Da Borgo San Lorenzo al Brasile: Massimo Barletti, grande chef internazionale
BORGO SAN LORENZO – Una vita dedicata completamente alla cucina, quella dello chef borghigiano Massimo Barletti, che dal Mugello si è trasferito in Brasile e, come un moderno Re Mida, ha trasformato in oro ogni sua esperienza, arrivando adesso ad essere citato in uno dei più prestigiosi siti di cucina del mondo, GreatChefs.com (qui).
Abbiamo chiesto a sua mamma, Marta Porry Pastorel Barletti, di raccontarci Massimo da giovane, e da grande chef.
Quando è nata la passione per la cucina? Semplicemente c’è sempre stata. Mi ricordo che alle medie, prima di andare a scuola, Massimo andava a lavorare per la pasticceria Valecchi, come garzone, e portava i cornetti a tutti i bar del paese per poi entrare a scuola alle 8.00. Una volta mi tornò a casa tutto sporco di melassa. Si era arrampicato per prendere un vasetto di marmellata, su richiesta del proprietario, e si era rovesciato in testa tutto questo secchio. Mi vedo tornare questo bambino tutto appiccicoso e gocciolante….siamo morti dal ridere!
È un talento naturale o trasmesso? Entrambi. Massimo ha senza dubbio un talento naturale, ma è anche vero che casa siamo stati sempre appassionati. A Natale tutti avevamo il nostro compito: chi tirava la sfoglia, chi preparava il ripieno per i tortellini…e via via che i bambini crescevano cambiavano le mansioni ma la Vigilia era tradizione riunirsi tutti e cucinare. Insieme.
E poi…? Eh….e poi….durante le medie ha continuato a lavorare. Nel fine settimana, sempre alle medie, lavorava a ‘La griglia del Bassi’, che lo aveva assunto, a suo dire, perché era portato. E lì ha imparato l’arte della sfoglia dalle vecchie signore e ad usare la griglia ed il girarrosto, che sembra facile ma non lo è.
Immaginiamo che il naturale proseguimento degli studi lo abbia portato all’istituto alberghiero… Sì e no. Beh, allora, si è iscritto al Saffi, solo che, il giorno del suo 15° compleanno, mi chiama e mi dice ‘domani non chiamarmi, a scuola non ci torno più’. Io lì per lì ero basita, gli ho chiesto spiegazioni e lui mi ha candidamente confessato che a scuola si annoiava; era marzo e da settembre, che era cominciata la scuola, il professore non aveva fatto altro che mettere gli alunni in fila e mostrare, senza toccare!, come si puliva un pollo. ‘Bene – ho detto io – se questa è la tua decisione hai 15 giorni per trovarti un lavoro’. E così ha fatto. Dopo pochi giorni lavorava all’Anglo America a Firenze.
Viene spontaneo chiedersi se ne è stata contenta… A scuola Massimo non è mai stato una cima, tranne che in cucina. Però è vero che ero preoccupata, non sapevo nemmeno se mi avesse detto la verità. Allora siamo andati a spiarlo dalle finestrine e poi, preso coraggio, a parlare con lo Chef. Quello che mi disse non me lo dimenticherò mai: ‘Signora, suo figlio è nato per fare lo Chef. Gli ho fatto fare le Omelette e dal modo in cui muoveva le mani ho capito subito che la cucina Massimo ce l’ha nel sangue’.
Poi di ristoranti ne ha cambiati molti, ed in tutti è stato sempre apprezzato e stimato.
Com’è finito in Brasile? Nel 1992 lavorava da Sabatini e si presentò l’occasione di partecipare ad una fiera gastronomica a São Paulo do Brasil. In quel periodo Massimo aveva appena ricevuto una delusione amorosa e quindi decise di andare con il suo collega ed amico Gerardo. Inutile dirlo che fu un successo enorme. Dopo quella settimana rimasero altri 7 giorni in vacanza e lì….
E lì? Ha conosciuto la sua futura moglie. Quel giorno aveva un bel mal di testa, di quelli tremendi. E mentre era al bar dell’hotel un cameriere gli porge un biglietto scritto, però, in portoghese. Fortunatamente un cameriere glielo tradusse, ed era l’invito di Maria Claudia. ‘Lei credeva che gli avessi ammiccato, mi ha raccontato poi, ed io invece strizzavo gli occhi per il gran mal di testa’. Però è stato un vero e proprio colpo di fulmine, tanto che due anni dopo si sono sposati.
Nell’inverno tra il ’93 ed il ’94 Massimo riceve la classica “proposta che non si può rifiutare”. Gli telefona infatti un grande magnate arabo e gli chiede di gestire la cucina di un nuovo ristorante a São Paulo, a qualsiasi prezzo. Massimo non può far altro che accettare e trasferirsi in Brasile. Decide anche di sposarsi velocemente con Maria Claudia, facendo coincidere la cerimonia con quella della sorella Serena. Passano 10 anni durante i quali lo chef lavora, con successo, nel ristorante “L’Hotel”, per poi essere trasferito nell’isola del magnate dove avrebbe dovuto stare per 2 anni.
“Non sono riusciti a completare il periodo di contratto all’isola – continua la mamma Marta – e decidono di tornare in Italia. Durante i preparativi per il ritorno gli abbiamo, sotto le sue direttive, comprato il ristorante ‘La Griglia’. Siamo nel 2001. Dopo il successo iniziale però Massimo a Borgo San Lorenzo si sente un po’ insoddisfatto: era abituato ad un livello da 5 stelle o anche di più. Quindi hanno deciso, dopo qualche anno, di tornare in Brasile, nel paese natale della moglie, San Josè de Repreto, aprendo un ristorante chiamato con lo stesso nome di quello borghigiano”.
Ma il suo successo non lo ha abbandonato e, dopo poco tempo, viene chiamato per diventare socio di due ristoranti “Italy” e “Il Girarrosto”.
Ed ora? Adesso dirige il Kaa, a São Paulo, un ristorante meraviglioso e di successo. Sono molto fiera di lui. È stato citato da molti giornali famosi, ha partecipato a programmi televisivi….insomma, una soddisfazione dietro l’altra..
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 ottobre 2017
Carissimo Massimo, ho letto con molto interesse l’intervista fatta a Mamma sul tuo divenire Shef e il raggiungere la fama che oggi hai. Mi congratulo con te, e con tutti coloro che hanno creduto in te, supportandoti nella tua difficile professione. Noto nelle parole di Mamma l’orgoglio italiano, ampiamente giustificato, che porta a pensare ancora una volta che i migliori se ne sono andati all’estero. Anche io, che ho frequentato da sempre la tua famiglia, a cominciare dai nonni Vittoria e Gustavo, provo gratitudine verso di te e tutti quelli che operano in posti lontani e procurano orgoglio, forse immeritato, al paese d’origine. Grazie Massimo!