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La copertina di questo mese
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Società - Opere pubbliche

UN LIBRO DI LUIGI TAGLIAFERRI, SUI TABERNACOLI DEL MUGELLO

Tabernacoli,
scrigni d'arte e di fede

Foto di Carlo AdiniDomenica 28 alle ore 21 all’interno della pieve di S. Lorenzo a Borgo si svolgerà la presentazione del volume dedicato ai tabernacoli del Mugello, alla quale interverranno, oltre agli autori, l’arcivescovo di Firenze, card. Silvano Piovanelli e la dott.ssa Matilde Simari, della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Firenze, edito per i tipi della fiorentina Polistampa. Nel corso della serata la corale Santa Cecilia si esibirà in alcuni brani del suo repertorio vocale.

Il volume offre al pubblico degli appassionati di storia e cultura locali il risultato della ricerca che per alcuni anni ha occupato Luigi Tagliaferri, il quale ha percorso in lungo e in largo il Mugello, da Barberino a Vicchio, alla ricerca di tutti i tabernacoli, Maestà, cappelle, edicole, nicchie murali, che ha scrupolosamente schedato e fotografato, rilevando anche la presenza di eventuali culti e itinerari rogazionali.

Il volume, che si avvale di una bella e accurata campagna fotografica in bianco e nero e a colori, curata da Carlo Adini, presenta oltre cinquecento tabernacoli, ordinati per piviere e lungo precisi itinerari studiati dallo stesso Luigi Tagliaferri, tutti documentati fotograficamente e illustrati da una scheda storico critica redatta da Marco Pinelli, sulla base delle rilevazioni effettuate sul campo dal Tagliaferri.

La scelta di organizzare i tabernacoli sulla base dell’ordinamento in pivieri, secondo l’articolazione territoriale descritta dal Brocchi alla metà del Settecento, pur avendo determinato non poche difficoltà e dubbi, a causa dell’assenza di una precisa cartografia di riferimento, è stata determinata dal desiderio di tentare di riallacciare l’antico legame storico e territoriale tra i tabernacoli e la struttura pastorale di riferimento principale che era il piviere.

All’interno di ogni piviere, introdotto da una dettagliata carta geografica, la successione topografica in cui sono presentati i tabernacoli suggerisce di volta in volta itinerari di visita che ripercorrano, in qualche misura, antichi percorsi rogazionali o religiosi in genere.

La scelta, inoltre, di documentare tutti i tabernacoli, indipendentemente dal loro valore estetico, storico o artistico, viene a fare del volume un vero e proprio repertorio che ricostruisce e documenta il tessuto e la rete territoriale e i caratteri della presenza di un tipo di manufatto che di solito risulta strettamente e indissolubilmente legato alla tradizione popolare e alla vita quotidiana delle popolazioni del Mugello del passato, e, anche se in misura minore, dei tempi attuali. Basti, in proposito, ricordare come la stessa scelta dei soggetti delle immagini risulti legata alla vita contadina: infatti, oltre alla diffusissima iconografia della Madonna col Bambino, non di rado si incontrano le figure di S. Antonio abate, protettore degli animali e invocato contro malattie come il cosidetto "fuoco di S. Antonio", o di S. Vincenzo Ferrer, frate domenicano di origine spagnola, protettore dei raccolti.

La volontà, quindi, di documentare anche fotograficamente tutti i tabernacoli, ottimamente ripresi dalle foto di Carlo Adini, conferisce una funzione repertoriale che viene ad assumere uno degli aspetti più significativi del volume.

La pubblicazione quindi presenta, o ripresenta, manufatti che vanno dalle numerose nicchie aperte sulle pareti dei muri di cinta o delle abitazioni, alle edicole sorte presso gli incroci stradali, dalle piccole cappelle, alle immagini intorno alle quali sono poi sorti veri e propri oratori. Inoltre non pochi di questi manufatti conservano ancora immagini interessanti come le targhe in maiolica policroma della Manifattura Ginori di Doccia, risalenti al secolo scorso e raffiguranti soggetti molto popolari come la Madonna del Rosario, la Madonna delle Grazie, Sant'Antonio abate, o le immagini, sempre in maiolica policroma della Madonna del Piratello, quella di S. Luca o quella, diffusissima, della Madonna di Boccadirio, testimonianza di un continuo rapporto con le zone d’oltrappennino, dalle quali giungevano in Mugello anche i culti nei confronti delle sacre immagini. Molto interessanti e qualitativamente spesso di notevole rilevanza risultano anche le maioliche di gusto neorobbiano opera delle Manifatture Cantagalli di Firenze o quelle della Manifattura di Signa, per non parlare delle realizzazioni delle Fornaci S. Lorenzo della Famiglia Chini, la cui concentrazione non trova riscontro altrove.

I tabernacoli mugellani tuttavia conservano, o conservavano, anche vere opere d’arte come il ciclo di affreschi provenienti dal tabernacolo Biliotti a S. Agata, attribuiti al pittore fiorentino Ambrogio di Baldese, uno dei più significativi e prolifici protagonisti della pittura tardogotica fiorentina, dei quali sono state riportate alla luce le splendide sinopie. Oppure il nucleo di affreschi attribuiti al pittore Paolo Schiavo, sempre attivo attorno alla metà del Quattrocento, al quale si possono riferire le decorazioni affrescate di ben tre tabernacoli (tabernacolo di Croce di Via, quello di Figliano e quello detto "della Bruna". Nei primi due casi sono state recuperate anche le belle sinopie).

Particolare attenzione è inoltre riservata al problematico, e purtroppo assai malridotto, tabernacolo "del Cantone" a Panicaglia, che conserva splendidi affreschi dei primi decenni del Cinquecento, avvicinabili all’ambito di Andrea del Sarto che, come noto, nel 1523, aveva soggiornato per qualche tempo presso le monache camaldolesi di Luco per ripararasi dall’epidemia di peste che infuriava a Firenze.

Foto di Carlo Adini. Madonna di un tabernacolo tra Scarperia e Sant'AgataTra le opere diverse dagli affreschi saranno da sottolineare, tra gli altri, il rilievo con la Madonna col Bambino conservato al museo Bardini a Firenze, ma proveniente da un tabernacolo domestico di Scarperia, la cui qualità altissima spinge i critici a disputarne la paternità tra Donatello e Luca della Robbia e la targa in maiolica policroma proveniente da Pulicciano, raffigurante l’Annunciazione e che costituisce l’unico esempio conosciuto di questo genere di manufatti realizzato dalla Manifattura ceramica di Cafaggiolo, intorno alla metà del XVI secolo.

Di notevole interesse è anche il tabernacolo di via del Canto a Borgo S. Lorenzo che conserva una tela, l’unica appartenente ad un tabernacolo, raffigurante l’Annunciazione, dipinto ispirato a una stampa di Carlo Maratta e databile alla fine del Seicento. Tra i tabernacoli moderni particolare risalto merita il gruppo scultoreo con l’Annunciazione opera di Antonio Berti, in origine collocato presso il ponte di Sieve a S. Piero.

L’opera, presentata dal card. Silvano Piovanelli e dalla dott.ssa Matilde Simari, è completata da introduzioni di Marco Pinelli, dedicate ai caratteri storici e artistici dei tabernacoli mugellani e da contributi di sicuro interesse di Giovanna del Gobbo e di don Remo Collini, dedicati alle Rogazioni, le funzioni religiose a carattere popolare e di origine molto antica, che vedevano i tabernacoli come mete e luoghi di sosta e adorazione.

Marco Pinelli

© il filo, Idee e notizie dal Mugello, novembre 1999 
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