24 giorni col Covid. “Viva la vita, gli amici veri, il rispetto e la salute”
MUGELLO – Oggi devo correggermi: un anno fa scrivevo che questa non era una guerra. Dopo aver vissuto questi 24 terribili giorni, devo cambiare idea. Lo è. E’ una guerra diversa da come siamo stati abituati ad aver visto e studiato, è una guerra che ognuno a suo modo si trova a combattere da solo. Chiudere la porta la sera e sapere che il nemico ce l’hai in casa è brutto. Averlo dentro il corpo è ancor più indescrivibile, non si spiega a parole, va provato.
Questo vuol dire smettere di essere la persona che di solito sei e diventarne all’improvviso un’altra, che neanche tu conosci. Vuol dire cucinare con guanti, visiera e mascherina, mangiare pane e lacrime in stanze diverse, disinfettare continuamente maniglie, telecomandi, rubinetti, lenzuola, telefoni, pavimenti. Continuamente. Vuol dire subire lutti senza potersi muovere, vivere funerali da fotografie. Vuol dire andare a letto e pensare che potresti anche non risvegliarti. Vuol dire avere tutti i tuoi amori lontani, sapendo che la tua famiglia adorata è in pericolo e non poter far niente per aiutarla. Vuol dire aver paura anche di te stesso, di avvicinarti troppo allo specchio, di infettare posti che poi potresti dimenticarti di disinfettare, di abbassare la guardia. Vuol dire tornare negativa, e aver paura a riaffacciarti fuori perché il mondo ti fa schifo. Psicosi? No, reazioni normali e comprensibili a situazioni così, dicono.
E’ una guerra anche perché mi sono accorta che non c’è più libertà di parola. Ho esagerato ieri sera forse? Forse. Ma vogliamo continuare a dare la colpa ai pipistrelli? Ho una famiglia di pipistrelli in cantina, quando 15 giorni fa, all’apice della mia mutazione genetica in Frankenstein sono scesa a prendere un sacco di pellet con un fiatone che pensavo di restarci, i pipistrelli mi hanno visto, hanno preso paura e hanno iniziato a svolazzare qua e la picchiando la testa fra di loro impauriti come se avessero visto un orco. Poverini. Dovevo essere proprio messa male. Voi continuate a dare la colpa ai pipistrelli, ai mercati di Whan, a una provetta caduta. Continuate a dire che non esiste. Io ho la mio teoria che non starò qui a spiegarvi, che mi fa pensare quello che da sempre so: quando ci sono tanti soldi di mezzo l’umanità è rovinata. La cattiveria, l’avidità, l’accidia, la corruzione, la superbia sono ormai caratteristiche di ogni comandante mondiale di ogni stato, partito, nazionalità.
Lo so che non è bello far di tutta l’erba un fascio, conosco cinesi bravissimi.
No.
Non è vero, non li conosco.
Ma magari ci saranno.
Si dai, ci saranno senz’altro.
Non offenderò più pubblicamente tutti i cinesi.
Però allora bannate e segnalate a raffica anche quelli che bestemmiano a tutte le ore e senza ragione per favore, bannate quelli che scrivono sono minchiate, quelle che si fanno selfie vista tette e citano Dante. Grazie. Perché almeno socialmente sarete equi. Io non lo farò, perché credo ancora e nonostante tutto che la libertà sia un bene primario.
Credo che il diritto di esprimersi sia fondamentale. Credo che continueranno a vincere i buoni, anche se sempre con maggior fatica. Credo nella natura che è capace di creare cose meravigliose. E finche al mondo ci saranno anche cose meravigliose, vincerà sempre il bene.
Abbiamo il Covid, ma abbiamo anche le uova di quaglia.
Guardate come sono perfette, eppure ognuna completamente diversa dall’altra e incantevoli proprio per le loro diversità… e son talmente umili che tra loro non si fanno guerre, non si mettono dazi per esportare, non lancian bombe battereologiche, non si odiano solo perché una è solo più bianca, più tonda, più ricca di un’altra.
Sono guarita da dieci ore e penso già da 15 a come fare a donare il plasma. E lo scrivo non per sentirmi dire brava, (e vi prego non lo fate che vi banno, vi segnalo e poi vi elimino) ma per farvi capire che nonostante tutto sul male vince sempre il bene. Deve vincere. Perché io non voglio, non voglio con tutto il cuore che mai, neanche al mio peggior nemico risucceda una cosa così. E se ognuno di noi ce la mettesse davvero tutta, mettendo il rispetto per gli altri al primo posto, forse ne usciremo.
Lo voglio donare in nome di tutte le mie amiche infermiere che non mi hanno mollato un secondo in questi giorni, mi hanno bombardato di messaggi e chiamate. E in nome di chi anche con un messaggino o una chiamata mi ha aiutato un po. Lo hanno fatto tantissime persone che ora so di poter chiamare Amici. Ringrazio anche chi non l’ha fatto e che avrebbe dovuto farlo, se non per amicizia, per il lavoro che ha deciso di fare.
Abbiamo chiuso la nostra attività per la prima volta, un attività onesta e credo fondamentale per il paese.. Ecco. E mi fermo qui.
Ho capito veramente tante tante cose in questi giorni, molte meravigliose, molte decisamente spiacevoli.
Ma state sicuri che non me le scorderò mai.
La vita è meravigliosa e tutto passa, ma da alcune situazioni spesso se ne esce cambiati per sempre.
Viva la vita, gli amici veri, il rispetto e la salute. Che con queste cose, si può arrivare ovunque.
Foto e testo: Letizia Capretti
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 marzo 2021
Buongiorno signora o signore, quello che ha scritto sarebbe utile che lo leggessero quei 4 “i…..” che me ne hanno dette di tutti colori per una mia foto (poi corretta in modo che non si riconoscessero i visi) che in settimana ( non è che stia a controllare sempre chi fa stupitaggini e se ne frega di questo “strano” virus, non è il mio lavoro, ci dovrebbero pensare chi di dovere, ma fanno festa troppo presto per coglierli sul fatto, ma wuesto è un’ altro discorso)si ritrovano presso un bar del centro a prendere l’aperitivo e stanno vicini (non a distanza di sicurezza e senza mascherina anche dopo aver trangugiato l’aperitivo) non curandosi di rispettare le minime norme del buon vivere durante questo perioduccio. Se i tecnici danno delle disposizione sarebbe utile mettere in moto il cervello e cercare di applicarle prima di ritrovarsi se va bene intubati o con una campana per respirare in testa, non sapendo se la “buccia” la si salva.
Forse sono stato lungo e polemico, ma la sua lettera andrebbe affissa a caratteri cubitali innogni luogo di ritrovo in Borgo, perché oggi siamo sani e domani si è sotto la campana e poi se va bene ne usciamo e se va male c’è sempre una “buca” che ci farà compagnia finché non saremmo vermi e poi solo ossa.
Le auguro di cuore che si riptenda alla svelta e che diffonda fra i giovani e anche i meno giovani la sua esperienza in modo che capiscano che fare gli “sbruffoni” qualche volta può andare male se non malissimo.
Buona primavera.
ps: anche con la somministrazione del vaccino le precauzioni per un po’ di tempo andranno sempre applicate; mascherine e distanziamento.