Ancora sull’eutanasia. Il catechismo non c’entra
MUGELLO – E’ un appunto frequente, quello che ci viene posto quando di prova a intavolare un ragionamento sull’eutanasia. Anche ultimamente lo ha fatto un lettore di Scarperia, l’ing. Corrado Perrone. Scrive, in risposta a una riflessione qui pubblicata: “Questa polemica si rinnova tutte le volte che parliamo di temi etici, come divorzio e aborto negli anni scorsi. Possibile che chi è cattolico non capisca che non ha diritto di imporre la sua morale a chi non lo è ?”
In spirito di dialogo vorrei replicare, perché il suo è un ragionamento diffuso ma a mio giudizio molto fuorviante.
Qui non si tratta di imporre la propria morale a nessuno.
Chi usa questo ragionamento che fa qui con l’eutanasia lo applicherebbe ad altri temi etici? Discutesse ad esempio con chi è contrario alla pena di morte, direbbe la stessa cosa? O se, in altri tempi, avesse discusso con uno schiavista convinto che la schiavitù è lecita, avrebbe accettato l’obiezione “Io non ti obbligo a utilizzare gli schiavi, ma tu non hai diritto a impormi di non comportarmi come meglio credo”?
La contrarietà a consentire la possibilità di darsi la morte, di chiedere la morte, di farsi uccidere, di uccidere un consenziente non è legata di per sé alla religione.
Nella precedente riflessione (articolo qui), ho cercato di motivare perché a mio giudizio – e grazie a Dio non solo a mio giudizio – accettare l’idea della liceità della soppressione di una vita umana può rendere ancor più fragile il tessuto solidale della nostra società e minare una concezione dell’esistenza che si fonda sul rispetto assoluto della persona umana.
Io – e vi prego di rileggere quelle parole – non ho invocato sostegni religiosi al no all’eutanasia. Personalmente sono convinto che la questione riguardi l’umanità non la religione. Del resto ci sono tanti laici, non credenti, atei che sentono qualcosa di stonato e di disumano in questa campagna a favore della “morte dolce”. E vorrei sommessamente ricordare che ci sono stati grandi laici – penso ad esempio Norberto Bobbio – che hanno avversato l’aborto riconoscendovi in esso la soppressione di un essere umano.
La difesa della vita non è appannaggio solo dei cristiani. Sicuramente le radici cristiane e il messaggio evangelico hanno inciso profondamente nei valori più alti della civiltà occidentale e ne sono diventati patrimonio largamente condiviso. Ma non occorre essere cristiani per contrastare una scelta che riguarda tutti e che rischia di lacerare le coscienze, introducendo un modo di pensare che si ammanta di libertà e di modernità, ma che di fatto giustifica e facilita la soppressione degli incurabili, e dei deboli, e apre nuovi spazi a quella cultura dello “scarto” che fa parte di una mentalità individualistica e antisolidale, una mentalità economicistica e che guarda di fondo al proprio profitto e al proprio interesse.
Del resto il giuramento di Ippocrate, che tutti i medici recitano all’inizio della loro professione, quello che impegna il medico a “non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente”, è un giuramento laico, e non certo il catechismo.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 Settembre 2021
Guidotti ci “facci il piacere” fonte Filini.I medici molti in primis spesso fanno il giuramento al dio denaro poi a Ippocrate.
Quindi se un malato terminale “ma anche no” ,decide di cessare la propria esistenza perchè già da prima ,quando stava bene lo ha deciso e ribadito poi quando era magari all’inizio di una malattia che lo avrebbe portato a morte certa tra immani sofferenze,pensa che Ippocrate sarebbe contrariato?
Nessuno a lei sigor Guidotti imporrà l’eutanasia se non la vuole,ma molti altri magari la pensano diversamete da lei.Cominci a rispettare chi decide in modo diverso dal suo.
Che le devo dire, signor Gianni? Abbiamo modi diversi di leggere, evidentemente. Mi invita a rispettare chi decide in modo diverso dal suo. A me non pare di aver mancato di rispetto a nessuno, ma di avere espresso un’opinione, senza insulti o sarcasmi, a differenza sua. E se pensa che la chiave di tutto stia nel “Nessuno a lei imporrà l’eutanasia se non la vuole”, temo non abbia neppur letto (o capito) cosa ho scritto. La saluto (p.g.)
Quind visto che secondo lei non ho capito, domanda secca: lei Signor Guidotti l’eutanasia la vuole impedire anche a chi è favorevole o no? Non faccia tanti giri di parole ,non servono.
PS: signor Guidotti io uso si il sarcasmo,MAI insulti si corregga .
La discussione è assolutamente aperta …
E’ vero che ci sono laici che sentono qualcosa di stonato in questa campagna, ma ci sono altrettanti credenti che invece ritengono poco “umano” insistere con sofferenze, dolori e inutili cure.
Ognuno la pensi come vuole; se e quando saremo chiamati ad esprimerci formalmente, come sempre funziona in Democrazia, deciderà la maggioranza
Ho riletto il primo articolo, e meditato il secondo. Togliamo pure di mezzo la religione, e mettiamo in campo le cure palliative. Supponiamo che ci siano e siano facilmente accessibili; questo va bene per i malati terminali, che avranno la possibilità di accorciare le loro sofferenze. Ma per i malati di invalidità croniche, come la mettiamo ? Non aveva forse ragione Welby a considerare un peso inutile ed insopportabile la vita attaccato a una macchina e impossibilitato a fare qualsiasi cosa se non con l’aiuto di un altro ? secondo me chi l’ha accompagnato in Svizzera ha fatto un’opera buona, non un reato (e difatti è stato assolto).
Naturalmente il quesito referendario colpisce come un’ascia, e dopo la sua (spero vivamente) vittoria bisognerà fare una legge applicativa, che eviti possibili abusi. Ad esempio, non mi parrebbe giusto accompagnare a morire una persona affetta da depressione ma sana nel corpo; nè una persona affetta da un tumore che per essere guarito richieda una chemioterapia devastante, ma che poi effettivamente guarisce.
Sig. Guidotti, lei ha scritto un bellissimo articolo,con alcuni passaggi illuminanti.
Grazie..
Franco DORI. (scarperia).