Cosa significa lavorare la Pietra serena a Firenzuola oggi? Lo spiega Copser
FIRENZUOLA – “Sottolineo la grande difficoltà che abbiamo avuto nel trovare persone per il corso ‘Work With Stone’ (articolo qui) – dice Marco Sozzi presidente di Copser Consorzio Cooperativo Cavatori di Pietra Serena – iniziativa promossa con Proforma di Borgo San Lorenzo”.
“E’ stato evidente il limite comunicativo nel far capire la figura che si colloca oggi a Firenzuola nel nostro ambito lavorativo – aggiunge Sozzi – prova ne è un articolo di giornale nel cui corpo sono scritte cose assolutamente corrette, ma l’impatto della foto di testata scelta è stata totalmente sbagliata da essere fuorviante rispetto alla realtà attuale. Nell’immagine c’è un anziano signore, nemmeno firenzuolino, che incide una pietra, in mezzo alla polvere. Copser non sta proponendo lavori arcaici, quanto semmai fortemente innovativi, legati a tecnologie di industria 4.0, informatiche. Occuparsi di Pietra serena da noi oggi significa conoscere non solo la materia prima, come la si gestisce e la si manipola, ma anche come deve essere installato il manufatto, come lo si impiega, come lo si manutiene. E come ci si deve relazionare con i grandi studi di architettura internazionali che lo commissionano. Un tempo era un oggetto locale, della Firenze dei Medici. Oggi fa parte di un Rinascimento che è quello planetario, appunto, dell’architettura. Non è un caso che, nel fatturato delle aziende di Copser, l’esportazione rappresenti quasi l’80%”.
“Qualche anno fa a Firenzuola – racconta Sozzi – si decise di puntare sull’intera filiera, gestendo totalmente il prodotto. Non si sarebbe più venduta materia prima, ma solo manufatti finiti. Questo ci ha obbligato a diventare bravi anche nel lavorare tutte le pietre utilizzate in architettura insieme alla Serena. Abbiamo dovuto essere in grado di fornire l’oggetto completo di tutte le sue parti, anche se costituite da materiali diversi fra loro. Questo ha portato ricchezza e valore aggiunto, sia in termini economici sia professionali”.
“Oggi, per esempio, a Firenzuola ci sono tre macchine separate dall’operatore tramite una parete trasparente – spiega Sozzi – il tecnico dà delle regole di comportamento tramite un tablet; il macchinario, similmente come avviene nell’industria meccanica di precisione, realizza il manufatto”.
Quindi il vecchio scarpellino artigiano non ha più ragione di esistere? “Esiste uno scalpellino che fa prodotti artistici o finiture particolarmente rare da utilizzare – risponde Sozzi – che non possono essere serializzate o fatte fare ad una macchina. Ad esempio è ancora in corso il restauro delle Cappelle Medicee a Firenze. Sono stati realizzati rosoni, finestre e pezzi di campanile, tutti oggetti singoli creabili solo da una mano umana. Se si va ad intervenire su di un qualcosa di antico, è necessaria una figura, la cui attività è quasi artistica, che riesca a realizzare magari quella finestra un po’ torta così come è stata fatta al suo tempo. Va realizzata uguale, sennò non si parla di restauro conservativo. In genere tuttavia la figura dello scalpellino che lavorava la pietra come nei secoli scorsi, similmente alla foto nell’articolo citato, non esiste più. Non è sparito, ma si è evoluta la modalità del suo lavoro. Cambiata al passo con la tecnologia dei mezzi che utilizza”.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 Maggio 2022