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INTERVISTA A MARCELLO PALADINI

CRISI DEI MERCATI FINANZIARI, CHE FARE?

La crisi dei mercati finanziari sta preoccupando tutti, risparmiatori mugellani compresi, anche perché i media spesso ne parlano con un linguaggio difficilmente comprensibile dall’uomo della strada.

A capire meglio la situazione, i rischi e gli scenari futuri ci aiuta Marcello Paladini, responsabile dello sportello di Borgo San Lorenzo dell’Associazione Consumatori Adiconsum, ex bancario con una lunga esperienza nel settore della finanza, e che per l'Adiconsum riceve ogni mercoledì pomeriggio presso la sede Cisl di Borgo San Lorenzo in via Caduti di Montelungo.

I risparmiatori sono preoccupati, puoi spiegarci l’origine dell’ attuale crisi finanziaria, delle possibili ricadute sull’Italia e i rischi che ne potrebbero conseguire ?
Iniziamo dalle origini della crisi. Cercherò di semplificare al massimo i processi, di per se complessi, che hanno portato alla situazione attuale. Il tutto ha avuto inizio indicativamente una ventina di anni fa. Fino allora il sistema finanziario svolgeva principalmente un ruolo di sostegno all’economia reale, raccoglieva denaro dai risparmiatori e lo prestava per finanziare attività produttive, progetti industriali, stimolare iniziative commerciali, sostenere investimenti che comunque avevano riflessi diretti o indiretti sulla crescita economica. Alla fine degli anni ‘80 si è cominciato a pensare che la finanza potesse avere una capacità propria di produrre reddito, scollegata dall’economia reale, ma soltanto facendo girare “carte” e distribuendo rischi su una platea di soggetti sempre più allargata.

Può farci degli esempi?
In quegli anni si è cominciato, per esempio, a finanziare anche i consumi, prestare cioè soldi per acquistare beni non di prima necessità e addirittura bene voluttuari. Questi prestiti hanno un grado di rischio elevato per le banche in quanto non coperti da garanzie reali, come i mutui sulla casa, ma coperti dalla capacità del debitore di produrre un reddito (stipendio) tale da consentire il rimborso delle rate in base al piano di ammortamento previsto. Si è cominciato anche a prestare denaro, per esigenze più varie, facendo riferimento all’apprezzamento dei beni dati in garanzia. Soprattutto negli Stati Uniti si prendeva un mutuo di 80 per acquistare una casa che costava 100. Se per effetto del boom del mercato immobiliare il valore della casa passava a 200 le banche erano disponibili a concedere ulteriori prestiti per esigenze diverse, non collegate alla casa. Negli anni ‘90, sempre negli Stati Uniti, si è iniziato a concedere prestiti anche a soggetti con problemi pregressi nella loro storia di debitori (prestiti subprime) disposti comunque a pagare tassi molto più alti dei tassi di mercato. Si è arrivati ad un’esplosione di prestiti che hanno raggiunto cifre da capogiro; tutto questo era stato possibile perché nel frattempo le banche avevano travato, attraverso sofisticati strumenti di ingegneria finanziaria (cartolarizzazioni), il sistema di trasferire i rischi assunti a soggetti diversi (altre banche, assicurazioni, investitori istituzionali,risparmiatori) sparsi in ogni parte del mondo; mondo che, grazie ai moderni sistemi di comunicazione, era diventato senza frontiere (globalizzazione). Tali meccanismi avevano portato ad una situazione che sfuggiva anche al controllo delle Autorità Monetarie e degli Organismi Internazionali preposti.

Quand’è che il meccanismo è entrato in crisi?
Il sistema è entrato in crisi quando negli Stati Uniti la “bolla” sul mercato immobiliare si è sgonfiata e quando la crescita economica dei paesi industrializzati ha iniziato a rallentare soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime in particolare del petrolio. Si è cominciato a chiedersi quali erano i rischi effettivi e dove gli stessi si erano nel frattempo posizionati in maniera più o meno consapevole. Il castello ha iniziato a “scricchiolare”, le banche americane sono entrate in crisi, si è diffuso una generalizzata sfiducia sul sistema finanziario con conseguente crisi di liquidità; il resto è storia di questi giorni.

Il sistema bancario italiano è stato coinvolto in questi processi?
Noi importiamo dagli Stati Uniti il bene e il male. Fortunatamente il tutto avviene con un po’ di ritardo e in questo caso il sistema è entrato in crisi prima che le banche italiane si adeguassero alla spregiudicatezza del sistema finanziario americano. Questo non toglie che la distribuzione dei rischi a cui facevo riferimento non abbia coinvolto banche, compagnie di assicurazione, fondi di investimento e risparmiatori italiani. Per il momento sembra che le conseguenze siano di portata marginale e sostenibile dal sistema Italia. Ma solo a primavera prossima, stagione dei bilanci, potremo avere la piena consapevolezza della conseguenze.

Quali i rischi per i risparmiatori?
Di fronte al terremoto finanziario che ci sta coinvolgendo bisogna anzitutto mantenere la calma e non farsi prendere dal panico. Occorre sottolineare anzitutto che in Italia il risparmio è tutelato da un Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che garantisce i depositi (conti correnti,libretti di risparmio e certificati di deposito ) fino all’importo di Euro 103.000 . Sono escluse dalla copertura del Fondo di garanzia le obbligazioni bancarie che racchiudono il rischio che l’emittente possa fallire. Al momento non ci sono Banche Italiane a rischio fallimento e dalle Autorità monetarie vengono segnali rassicuranti sulla tenuta del sistema bancario italiano. Qualche problema potrebbe presentarsi a chi, per esigenze di liquidità, dovesse avere la necessità di vendere delle obbligazioni bancarie. I prezzi delle stesse risentono in questo momento della crisi di fiducia nonchè della scarsa liquidità e quindi l’Investitore potrebbe trovarsi penalizzato dal prezzo di vendita. Chi non ha bisogno è opportuno che aspetti che le tensioni rientrino o che il titolo giunga alla naturale scadenza.

E per altre tipologie di investimento?
Nessun problema al momento per che ha titoli di stato, soprattutto a breve termine, anche se l’elevato debito pubblico italiano pesa sull’affidabilità di tali strumenti rispetto a titoli di debito di altri Stati europei. Per chi detiene titoli azionari l’auspicio è che si tratti di investimenti fatti nella piena consapevolezza dei rischi insiti. In questo momento non conviene vendere ma attendere una ripresa dei mercati; purtroppo non è possibile prevedere in che tempi possa avvenire, sicuramente non nel breve termine. Per altre tipologie di investimento il discorso si fa più complesso. Per quanto riguardo i Fondi (di investimento e di previdenza) i prezzi degli stessi dovrebbero già scontare la criticità del momento. Occorre verificare o richiedere agli intermediari le quotazioni aggiornate. Solo in presenza di consistenti deprezzamenti è opportuno chiedere le motivazioni e accertare che non siano stati effettuati investimenti non rispondenti al profilo di rischio concordato. Lo stesso discorso vale per le gestioni patrimoniali individuali. Per le polizze assicurative con profilo finanziario (index linked, unit etc) occorre verificare, dalla documentazione sottoscritta in fase di accensione, gli strumenti sottostanti le polizze stesse. Qui potrebbero verificarsi delle sorprese anche se molte Compagnie e Banche si sono affrettate ad assicurare che comunque garantiranno il rimborso del capitale investito. Le Compagnie di assicurazione e le Banche devono fornire tutti i chiarimenti necessari. Le Associazioni dei Consumatori mettono a disposizione i loro specialisti di settore per aiutare i risparmiatori. Lo sportello Adiconsum di Borgo San Lorenzo è aperto tutti i Mercoledì pomeriggio in Via Caduti di Montelungo 22. Per un appuntamento si può chiamare i numeri telefonici 0558457343 0558494271 o inviare un messaggio di posta all’indirizzo [email protected] .

Quali le ricadute per chi ha un mutuo?
Chi ha stipulato un mutuo a tasso fisso non ha ricadute da questa crisi. I problemi nascono per coloro che, e sono la maggior parte, hanno stipulato un mutuo a tasso variabile. La crisi di liquidità di questo momento, ma soprattutto la crisi di fiducia hanno portato ad un aumento dei tassi Euribor (tassi a cui le banche si prestano denaro fra loro); la maggior parte dei mutui a tasso variabile ha come indicizzazione il parametro “Euribor”; tutto questo ha provocato un aumento delle rate di rimborso dei mutui e non è da escludere che ci possano essere ulteriori aumenti. Al riguardo ci sono comunque delle opportunità da valutare per alleviare il peso del “caro mutuo” come la portabilità (surroga) introdotta dal Decreto Bersani e la rinegoziazione introdotta dal Decreto Tremonti. Sono opportunità da valutare attentamente rivolgendosi alla propria banca ed, eventualmente, facendosi accompagnare nella scelta dalle Associazioni Consumatori.

Qualche consiglio per chi deve investire oggi?
Mai come in questo momento farsi guidare dalla prudenza . Scegliere prodotti che garantiscono la massima liquidabilità, con scadenze brevi e semplici nella loro struttura finanziaria anche a costo di dover fare qualche sacrificio in termini di rendimento. Diversificare al massimo gli investimenti e evitare di correre rischi con la speranza di recuperare le perdite subite. Ricordare sempre che rendimenti alti corrispondono inevitabilmente a rischi elevati.

Ci potranno essere conseguenze per la crescita economica?
Questo è il rischio più grosso. La maggior parte degli economisti ritengono che tali conseguenze sono inevitabili. Per salvare il sistema finanziario si stanno profilando ingenti interventi pubblici che finiranno per pesare sui contribuenti, limitare il potere di acquisto dei salari e pensioni , comprimere ulteriormente consumi e investimenti produttivi che sono il motore della crescita.

Quali insegnamenti da questa crisi?
Credo che si possa uscire da questa crisi con la consapevolezza che il sistema finanziario internazionale debba essere ridisegnato completamente. Penso che debba essere recuperato il rispetto dei principi base dell’economia, completamente stravolti negli ultimi decenni, che la finanza torni ad essere strumento di servizio e stimolo all’economia reale e che abbandoni la logica del solo profitto. Mi auguro inoltre che si possa anche recuperare, in tutti i settori dell’economia e della finanza, quel minimo di etica che è indispensabile per il rispetto dei diritti fondamentali della persona.
 

© il filo, Idee e notizie dal Mugello, ottobre 2008

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