DAI LETTORI – L’Oratorio era la casa di tutti
BORGO SAN LORENZO – La recente pubblicazione del video sull’Oratorio dei Salesiani ha suscitato un grandissimo interesse. E Renzo Bartoloni, ex-allievo e oratoriano salesiano di Borgo San Lorenzo ci scrive, per condividere la sua emozione e i suoi ricordi.
Da ex allievo e oratoriano salesiano sento il bisogno di unirmi alle voci che la pubblicazione del film sulla vita dell’oratorio hanno sollevato.
Erano già note alcune delle riprese effettuate all’oratorio con la cinepresa 8 mm di don Raddi, ma i filmati pubblicati recentemente da Il Filo mostrano un gran numero di volti familiari che si erano affievoliti nella memoria, è come se un intero territorio risorgesse da uno scavo per mostrarsi a chi ha meno di sessant’anni.
Viene subito da pensare che i Salesiani, con l’oratorio e la scuola, hanno avuto il grande merito di formare generazioni di gente per bene. Seguivamo molte regole, alcune che allora ci sembravano indiscutibili oggi non sono più adottate dagli stessi salesiani e le massime trasgressioni che quei ragazzi potevano praticare erano le prime sigarette e i cosiddetti atti impuri sollecitati dal mistero di una separazione assoluta fra i sessi. Allora la considerazione della donna nella Chiesa risentiva ancora di Tertulliano e di Sant’Agostino.
L’oratorio era casa di tutti, l’unico luogo d’incontro, di gioco e dove vedere la televisione e Rusty con il suo cane Rin Tin Tin. Molti ascoltarono i Beatles per la prima volta dal Juke Box nella sala dove don Raddi educava all’ascolto della musica classica. «I tre più grandi compositori» disse una sera «hanno per iniziale la lettera B: Bach, Behetoven e Brahams.»
Il cinema don Bosco costava cinquanta lire con la tesserina del catechismo e nelle cento lire della domenica c’entrava anche una gazzosa con un lungo tubicino di liquorizia (la Frusta) da utilizzare come cannuccia.
Alcuni lasciarono Borgo ancora adolescenti, altri lo fecero più tardi per lavoro e tutti tornano a trovarci in quella pellicola a volte professionale e a volte con il tremore e la sfocatura di oltre mezzo secolo. Alcuni hanno ancora oggi facce da bambino, altri portano le medaglie dei sopravvissuti alla battaglia, ma in tutti traspare
tranquillità (oggi si vedrebbe esaltazione o rinuncia) e fiducia nel futuro. Ognuno sembra consapevole di parlare con la gente del futuro per dire «Domani sarà un giorno migliore» e così nessuno si distrae per distinguere coloro che ce l’hanno fatta e coloro che sono rimasti più indietro. Tutti hanno affrontato coraggiosamente il loro viaggio e tutti meritano la compassione nel vero significato di condividere spiritualmente (se questo avverbio è ancora consentito) la condizione comune di esseri umani.
Mi sono molto emozionato quando è apparsa una bella immagine di Ivan Capecchi Fossi, un giovane di grande valore, un pittore profondamente espressivo nel suo dolore. Scomparve molti anni fa e sarebbe una operazione culturale di grande interesse la raccolta delle sue opere in una mostra, una bella scoperta per tutti e un tributo dovuto dal Comune di Borgo a un cittadino ingiustamente dimenticato.
I tempi sono cambiati, la morale è cambiata, la religione non è più al centro della vita civile per tante persone. Ognuno è per fortuna libero di valutare i cambiamenti come preferisce, ma la partenza dei salesiani da Borgo resta una ferita rimarginata solo in parte.
(Rubrica: Dai Lettori – Renzo Bartoloni, Borgo San Lorenzo)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 gennaio 2024