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Il disegno urbanistico del Mugello. Non mancano i difetti nel Piano Strutturale Intercomunale
Oramai sono passati 40 anni, da quando ebbi l’occasione di lavorare al Piano Intercomunale del Mugello e Val di Sieve, elaborato dall’allora Comunità Montana del Mugello e della Val di Sieve, presieduta da Rolando Mensi.
“… uno strumento urbanistico che inquadra le autonome pianificazioni comunali fornendo direttive che garantiscono un uso organico delle risorse disponibili ed un rapporto attivo e non subordinato con le aree forti vicine di Firenze e Prato.”
È stato lo strumento voluto dai Comuni, senza alcun obbligo di legge, per pianificare il loro futuro, consapevoli che l’area Fiorentina considerava “… questi territori … come del tutto estranei ed al massimo come un’area di riserva.”
Oggi siamo in attesa dell’approvazione del Piano Strutturale Intercomunale del Mugello (PSIM), dopo che saranno state esaminate ed accolte o respinte le osservazioni presentate.
Si tratta di uno strumento che inciderà sulla nostra vita per i prossimi 15 anni, da qui la condivisione di alcune considerazioni al riguardo.
Il quadro di riferimento normativo
La Toscana, al tempo dell’assessore Anna Marson (docente all’IUAV in aspettativa), è stata oggetto di una sperimentazione molto ardita, con l’abrogazione della legge urbanistica regionale LR 1/2005, sostituita con la LR 65/2014 e portando ad una contestata approvazione, il P.I.T. con valenza di piano paesaggistico, che, tra i primi in Italia, ha introdotto il principio del “consumo di suolo zero” e facendo, almeno nelle intenzioni, della tutela del paesaggio lo strumento della pianificazione.
La Marson non ha nascosto il riferirsi, nella sua azione, all’elaborazione teorica del prof. Alberto Magnaghi e della sua scuola “territorialista”, in particolare per la parte degli invarianti strutturali, ma tralasciamo questi aspetti specialistici, se non per evidenziare che sono stati oggetto di forti critiche in ambito scientifico, come quella del prof. Francesco Ventura che arriva a dire: “Su questa minoritaria intersoggettività si è preteso costruire una legge e un piano per l’intero territorio regionale da imporre ai suoi abitanti (per lo più ignari ed estranei al territorialismo), il cui linguaggio gergale, peraltro, è alquanto oscuro per chiunque, eppure è stato riversato in abbondanza dai saggi tal quale nei voluminosissimi testi normativi di legge e piano, che – è altamente probabile – pochissimi leggeranno mai per intero. ”
A conferma dell’esistenza di molti problemi, il fatto che l’assessore Marson non è stata riconfermata nella seconda legislatura, prossima alla scadenza, di Enrico Rossi, ed il lavoro frenetico del suo successore Vincenzo Ceccarelli, un politico puro, che si è trovato a gestire una situazione probabilmente pensata per contrastare la speculazione edilizia, in tempi in cui non costruisce più nessuno.
Il Piano strutturale Intercomunale del Mugello nasce sotto questa legge e ad essa si confà. Chi lo ha esaminato non può che riconoscere il grande lavoro fatto, con un quadro conoscitivo di alto livello tra cui mi preme evidenziare lo studio sismico con le carte di microzonazione sismica di tutto il territorio; un aspetto che finalmente entra nell’ambito urbanistico.
Non si può però non esprimere qualche dubbio relativamente ad alcuni aspetti della pianificazione.
Il primo è che si è obbligati a muoversi nell’ambito dello scenario disegnato dalla Marson, uno scenario a tinte e contrasti forti, che potrebbe non essere confermato dalla prossima Amministrazione Regionale nelle elezioni previste tra maggio e giugno del 2020.
Il secondo è che pur nel rispetto della LR 65/2014 le scelte del piano sono, per qualche aspetto, oggetto di una critica che non può essere ignorata.
Il Piano non tiene nella sostanza conto della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) che costituisce la novità più importante, purtroppo poco conosciuta, della politica nazionale. In estrema sintesi la SNAI individua nella necessità del riequilibrio tra aree forti ed aree fragili (o aree interne) l’azione per consentire all’Italia di avere un futuro. Se si continua ad assistere, e di fatto a promuovere, l’abbandono dei territori marginali a favore delle aree forti, che attraggono ma sono oramai al collasso, non c’è futuro.
La strategia nazionale per le aree interne nasce con l’obiettivo di invertire e migliorare le tendenze demografiche in atto, quali riduzione dell’emigrazione da queste aree, attrazione di nuovi residenti e ripresa delle nascite, in alcuni territori fragili dal punto di vista dell’accessibilità ad alcuni servizi essenziali considerati alla base del diritto di cittadinanza (che sono le precondizioni per lo sviluppo territoriale ovvero sanità, istruzione e mobilità)
Il Mugello è stato individuato dalla SNAI come area interna e la Regione Toscana ha individuato come aree sperimentali per la realizzazione di progetti di territorio, tre zone: Casentino – Valtiberina, Garfagnana ed il Mugello. All’interno del Mugello, i tre comuni di Firenzuola, Palazzuolo e Marradi sono individuati come aree pilota, su cui attuare gli interventi, finanziati con Fondi Europei, per poi estendere la strategia ad altre aree.
Il Mugello rispetto a Firenze-Prato (e l’Alto Mugello rispetto al Mugello) non hanno alcuna “agevolazione”, né il piano la rivendica, riducendosi all’applicazione di una legge che non fa alcuna differenza tra le varie zone del territorio regionale, se non solo sotto l’aspetto dei vincoli.
Il dimensionamento abitativo
All’interno del PSIM nessuna differenziazione è fatta tra le 3 UTOE (Firenzuola, Marradi e Palazzuolo, Mugello) tutte sono ipotizzate svilupparsi nello stesso modo (+0,5% aumento popolazione annuo), inoltre il dimensionamento della Superficie Residenziale assegnata ad ogni UTOE, è stato valutato sulla base dell’aumento degli abitanti previsto nei prossimi 15 anni (+4808 = 4808/2,2= 2185 famiglie, assegnando ad ognuna 70 mq, valore questo insufficiente per le zone montane dove il parametro della residenza è una abitazione unifamiliare di 100 mq di SUL e 500 mc di volume, per tener conto delle pertinenze necessarie al vivere in ambienti “aperti”. Occorre pertanto una correzione in questo senso.
Il consumo di suolo zero : l’individuazione del perimetro del territorio urbanizzato.
Se siamo tutti d’accordo sul “consumo di suolo zero” non possiamo però accettarlo, come apparentemente sembra fare la LR 65/2014, senza alcuna differenziazione territoriale.
La legge prevede che al di fuori delle aree urbanizzate non si possa costruire. Si tratta in effetti di una “linea rossa” tracciata tra città e campagna, che definisce con perentorietà il territorio urbanizzato, costituito “dai centri storici, le aree edificate con continuità dei lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, le attrezzature e i servizi, i parchi urbani, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria” (art. 4 LR 65/2014). A partire dall’entrata in vigore della legge, ogni nuova edificazione residenziale al di là della linea rossa – cioè sui terreni agricoli – è stata interdetta, salvo passare attraverso una “conferenza di copianificazione” nella quale il parere sfavorevole della Regione è vincolante (art. 25, c. 6), perché la legge ha tolto ogni autonomia ai comuni per gli interventi non agricoli nel territorio fuori dal perimetro urbanizzato.
Si tratta quindi di un perimetro sostanziale perché è all’interno di esso che troveranno risposta, nel periodo di validità del PSIM (15 anni), le nuove edificazioni previste dal dimensionamento del piano, sull’aumento della popolazione stimato in 4808 unità.
La linea tenuta dagli estensori del PSIM è stata, in questo, molto restrittiva, riducendo drasticamente i centri urbanizzati con una dettagliatissima e certosina operazione di taglio a filo degli edifici e sollevando non poche critiche per aver eliminato dallo status di “territorio urbanizzato” centinaia di frazioni in cui il popolo del Mugello e della sua montagna, ha vissuto da centinaia di anni, di fatto “centri storici”, che fanno la storia di questi territori.
Un raffronto con il Piano strutturale intercomunale di Sesto Fiorentino e Calenzano.
I comuni di Sesto Fiorentino e Calenzano hanno approvato il 29 giugno 2019 il loro Piano Intercomunale, con il nostro Piano Intercomunale è possibile un raffronto.
Il territorio del Mugello e della sua montagna, si presenta scarsamente urbanizzato con valori minimi rispetto ai comuni dell’interland fiorentino ed in generale della Città Metropolitana di Firenze ed anche della Regione toscana.
La popolazione complessiva del Mugello e della sua montagna ha subito, nel periodo 1951-2018, una riduzione complessiva del 14,5% dovuta allo spopolamento dei tre Comuni dell’ Alto Mugello (Area progetto SNAI), più periferici, che hanno avuto una contrazione quasi del 60%, a fronte di un piccolo aumento del Mugello (6%) ed uno più consistente della provincia (126%).
L’analisi dell’evoluzione temporale certifica oggettivamente l’abbandono delle montagne e l’urbanizzazione attorno alle città.
Sesto e Calenzano nel dopoguerra aumentano la popolazione del 250% con un consumo di suolo di quasi il 10% ed una densità abitativa di oltre 500 ab/kmq, mentre l’Alto Mugello si spopola del 60%, con una densità di 16 abitanti ogni chilometro quadrato
Le tabelle che seguono sono significative al riguardo.
Dal confronto del Piano Strutturale Intercomunale del Mugello con quello di Sesto/Calenzano da cui si vede in termini residenziali la stessa previsione di alloggi, pur con differenti dichiarazioni di crescita di popolazione, ed addirittura il triplo di previsione per attività produttive e di servizi, tornano, prepotentemente alla mente le parole di Don Lorenzo Milani : “Non c’è peggiore ingiustizia del dare cose uguali a persone che uguali non sono.”
Il consumo zero si ottiene riequilibrando i territori, riducendo chi ha urbanizzato troppo a scapito dei territori fragili (aree interne vicine).
Se si vuole veramente che l’inversione di tendenza ricercata dalla SNAI, abbia possibilità di attuazione occorre che anche gli strumenti urbanistici, per quanto di loro competenza, ne tengano conto, e se lo sviluppo sostenibile prevede un consumo di suolo zero, questo va ricercato a livello regionale/nazionale riducendo le possibilità di espansione delle aree forti, prossime al collasso, a favore dell’espansione nella aree interne, come appunto il Mugello, ed al suo interno l’Alto Mugello-Romagna Toscana.
La conservazione del paesaggio è legata indissolubilmente al suo utilizzo da parte dell’uomo con attività sostenibili. Il sotto utilizzo e l’abbandono, che purtroppo sono caratteristici dei territori montani, hanno effetti molto negativi che occorre in ogni modo contrastare. Lo spopolamento porta al degrado del patrimonio costruito. Il contesto naturale non presidiato comporta aumento dei rischi. Per difendere e mantenere l’enorme patrimonio ambientale occorre che il suo territorio sia ripopolato da gente giovane.
Fausto Giovannardi
Direttore Responsabile
Ingegneria sismica International Journal of Earthquake Engineering
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 novembre 2019
A proposito dell'autore
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