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La copertina di questo mese
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Dibattiti - editoriali

L'EDITORIALE DI DICEMBRE 2000

Il grido di ogni uomo

Un sacerdote una volta così raccontava una esperienza: "Una volta, da giovanissimo, mi sono perso nel grande bosco di Tradate e, invaso dal panico, ho gridato per ben tre ore mentre il sole stava per cadere. Quella esperienza mi ha fatto capire -dopo- come l'uomo è ricerca: l'uomo è ricerca se grida, ma grida se c'è qualcosa d'altro. Il grido implica l'esistenza di qualcosa d'altro. Altrimenti perché l'uomo grida?"

C'è poco da fare: nel nostro cuore questa coscienza del "qualcosa d'altro" è presente. Magari facciamo di tutto per occultarla, per attutirla. Cerchiamo di mettere il silenziatore al nostro grido. Perché sappiamo bene che cercare è faticoso, che cambiare è accettare il rischio e mettersi in discussione. E forse anche davanti a quella grotta, davanti a quel Bambino che ogni Natale torna a bussare alla nostra porta tentiamo di mantenere le distanze, di non farci coinvolgere.

Scelta legittima, perché il nostro Dio è così rispettoso della libertà di ogni sua creatura da essere un "Dio nascosto", che non si esplicita a tal punto da violentare la nostra libertà di scelta. Però sta alla porta e bussa, però prende la nostra natura umana per esserci compagno e fratello, per camminare al nostro fianco.

Cosa allora ci è proposto? Come possiamo rispondere? E' possibile distogliere lo sguardo da quel Presepio, chiudere occhi e orecchi -"a tal punto -scrive Kierkegaard- si è dimenticato lo scandalo del cristianesimo; e a tal punto s'idolatrano il benessere e la 'mediocrità cordiale'". Possiamo accettare e indorare questa mediocrità. Ma il cuore resterà inquieto, il grido, pur soffocato, ogni tanto emergerà, e l'esistenza avvertirà una mancanza, come se fosse priva di un vero orizzonte.

Oppure possiamo aprirci allo stupore, scommettere sull'amore e mettersi, nella fatica e nelle contraddizioni del quotidiano, alla sequela di Cristo. "Fidatevi di Gesù Cristo", lasciò scritto nel suo testamento il card. Benelli. Chi si fida ne ha il cuore trasformato: non più il sospetto e la doppiezza, non più la malizia e l'affanno, non più egocentrismo ed egoismo. Dare fiducia vuol dire affidarsi, vuol dire accettare, vuol dire sentirsi strumento positivo nelle mani di Chi vuole il bene dei suoi figli. Guardare la realtà quotidiana con gli occhi di un bambino non è facile, e tante volte i casi della vita ci portano su altre strade: ma è l'invito che ogni anno viene da quel Presepe. Se Dio giunge persino a farsi uomo, vuol dire che la nostra non è una missione impossibile, una strada riservata a pochi. Ma una proposta in grado di rischiarare il cuore e il volto di ogni persona.

Perché non è un'idea ma una compagnia, non una teoria filosofica ma un incontro tra persone. Talvolta lo sguardo può velarsi, e affievolirsi il calore. Talvolta prevale l'incomprensione e affiora un sentimento di solitudine. Ma vale la pena resistere, per superare ostacoli e difficoltà, tendere mani e aprire i cuori. Perché la compagnia di Cristo, che si materializza nella compagnia della comunità cristiana, piccola o grande che sia -"dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"- è il dono più prezioso che possa essere dato alla nostra vita. E vale la pena di non sprecarlo.

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