“Energia eolica in Mugello? No grazie”. Il parere di chi è contrario all’impianto tra Villore e Corella
VICCHIO – Il dibattito sull’eolico, così come su ogni nuova opera che ha un impatto ambientale rilevante, in Mugello si accende facilmente. Ed è giusto così. Perché sarebbe sbagliato sia accettare in modo critico, sia dire di no in modo pregiudiziale. Giusto entrare nel merito. Il progetto del nuovo impianto eolico tra Vicchio e Dicomano sta ora suscitando pareri discordi. E queste pagine sono a disposizione, per un confronto costruttivo e un approfondimento che sia utile per le scelte da compiere. Così volentieri pubblichiamo l’intervento di un cittadino di Villore, Roberto Pratesi, componente del comitato contro l’impianto eolico. Con l’invito, rivolto a tutti, favorevoli o contrari, di inviarci il proprio contributo.
In qualsiasi documento, immagine, filmato in cui si parla di energia rinnovabile, quindi pulita, compare quasi sempre un logo che riproduce una pala eolica. Con molta abilità, una costante propaganda pseudo ambientalista ha instillato nell’immaginario collettivo dell’opinione pubblica la convinzione che l’energia pulita in assoluto sia quella eolica: il vento non inquina e soffia sempre gratuitamente, quindi è la soluzione ottimale.
Non è così: catturare il vento implica la costruzione di giganteschi impianti industriali , non compatibili con i territori di alta montagna. Infatti la parziale innocuità dell’eolico può avere una certa validità quando ci si riferisca a zone marine, a zone già desertificate, oppure alle estesissime pianure ventose, esistenti in molti paesi del nord Europa. In Italia tali condizioni geografiche sono molto scarse e quindi le industrie eoliche vengono proposte là dove soffia un po’ più di vento: principalmente sui rilievi montuosi. Ma costruire centrali elettriche in cima a montagne, come il nostro Appennino mugellano, implica enormi distruzioni. Le vallate di accesso verranno sventrate da faraoniche strade camionabili e le sommità montane dovranno essere, giocoforza, spianate e cementate.
Descriviamo, il più possibile sinteticamente, quanto accadrà alle montagne mugellane se il progetto, presentato congiuntamente dai sindaci di Vicchio e Dicomano alla popolazione dei due comuni, ed illustrato dalla ditta di Verona (che ne trarrà esclusivo profitto) , andrà in porto.
UBICAZIONE
L’industria Eolica sarà costruita sul crinale principale dell’Appennino, accanto al Monte Peschiena interessando il Giogo di Corella, Porcellecchi, Campiglioni, il Giogo di Villore. La quota sul livello del mare è di circa 1050 m.
ACCESSO DAL FONDOVALLE
I convogli eccezionali per il traporto delle torri, viaggeranno su camion pluri-ruotati lunghi oltre 30 metri (pensate al trasporto di un palazzo di 10 piani) lungo la direttrice Barberino, Vicchio, Dicomano statale 67 fino a San Bavello. Quindi si devierà per la frazione di Corella. Da qui sarà sbancata una nuova strada camionabile larga oltre 4 metri (soprattutto nelle curve) che seguirà la dorsale di M. Gattaia-M.Acchieri ed arriverà a Giogo di Corella. Sarà lunga circa 10 km, con pendenze che arriveranno fino al 28%. I trasporti eccezionali saranno circa 60. Il normale traffico di servizio per le maestranze ed i materiali sarà quotidiano e immancabilmente intenso. Saranno sollevate grandi quantità di polveri.
IMPIANTO INDUSTRIALE SUL CRINALE
Saranno posizionate 8 torri alte 140 metri: il doppio del campanile di Giotto. Sarà una industria lunga circa 4 km poggiata su 8 estesi sbancamenti di terreno, ognuno dei quali avrà una superficie paragonabile, come grandezza, tra uno e due campi di calcio. Tutti i piazzali saranno scavati opportunamente per realizzare la fondazioni in cemento armato delle torri e saranno collegati da una strada.
SI FERMERANNO QUI?
E’ facile prevedere che, se approvato dalle giunte comunali di Vicchio e Dicomano e dalla Regione Toscana, questo impianto sarà il primo di una serie per successive ulteriori industrie sull’Appennino. La camionabile di Corella rimarrà in esercizio permanente, non solo per la manutenzione, la gestione e la sorveglianza, ma rappresenterà la via di accesso già pronta per i futuri sfruttamenti finanziari della montagna mugellana. Va tenuto presente che il Piano Energetico elaborato dalla ex Amministrazione Provinciale, ora divenuta città metropolitana, prevede un carico potenziale di centinaia di torri da Barberino a Pelago. L’Amministratore Delegato della ditta di Verona che ha illustrato il progetto, ha chiaramente illustrato i proponimenti della sua società, che prevedono raddoppi impiantistici progressivi negli anni futuri. La camionabile di Corella striscerà come un grosso serpente, che, via via, si mangerà il crinale.
RIASSUMENDO
Le opere di sventramento per la realizzazione di strade, lo sbancamento e spianamento, la cementazione pesante per le fondazioni saranno irreversibili. La montagna cambierà la propria fisionomia e al posto del paesaggio che caratterizza la bellezza del Mugello avremo delle girandole di acciaio. Verrà alterato l’ equilibrio biologico esistente da millenni. Molto si può dire sulla falcidia di popolazioni animali e di ricchezza floreale e forestale, per non parlare delle alterazioni geologiche. Con queste caratteristiche il progetto di industria eolica proposto non può essere annoverato tra le energie rinnovabili. Dopo che l’hai tagliata e cementata quale montagna si potrà mai rinnovare? Siamo in presenza di una ulteriore rapina nei confronti del pianeta, analogo alle tante rapine che in pochi decenni hanno condotto al mutamento climatico. E adesso ci vogliono far credere che si può combattere il “mutamento“ climatico mediante un altro “mutamento” : quello della nostra vallata e delle sue montagne.
ESISTE L’ALTERNATIVA
Esiste certamente ed è a impatto zero nei confronti del territorio e degli equilibri naturali. La vera energia rinnovabile è il fotovoltaico solare. I tetti degli edifici sono superfici già pronte per ospitare pannelli e produrre milioni di KW/h. L’Italia è il paese del sole, ed anche in Mugello abbonda. Basta adeguare i regolamenti edilizi. Ogni amministrazione comunale ha il potere di farlo. Sono in commercio pannelli ad altissima efficienza, che possono anche riprodurre l’andamento dei tetti in tegole
tradizionali. Viene osservato che quando il sole non è sufficiente, nel periodo invernale, bisogna sfruttare altre fonti pulite, come il vento (che in inverno aumenta). Altrimenti dovremmo ricorrere nuovamente a centrali termiche a combustibile fossile.
La risposta c’è anche in questo caso. Viviamo in una Comunità Europea provvista già di una rete di distribuzione elettrica interconnessa. L’Italia ed i paesi del sud Europa hanno un potenziale di solare fotovoltaico enorme. Le nazioni del Nord Europa quando hanno poco sole hanno in compenso molto vento. Basta scambiarsi le energie al momento opportuno. La seconda strada da percorrere in Mugello è l’idroelettrico. Nel territorio di Vicchio hanno funzionato negli anni 50 e 60 alcune centraline idroelettriche (Villore,Gattaia….) . Le piccole dighe che alimentavano l’idroelettrico sono ancora esistenti. Perché non si riattivano e se ne progettano delle nuove? Vale la pena distruggere le nostre montagne quando esistono alternative veramente pulite e veramente rinnovabili?
Roberto Pratesi – Villore
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 novembre 2019
L’articolo di Roberto Pratesi è documtatissimo,illuminante e dice la pura verità.
Gli faccio i miei complimenti.
Mi informerò su come iscrivermi al comiitato anti eolico.
Condivido in pieno quello che dice Pratesi. E aggiungo che tutto ciò andrebbe a solo vantaggio delle Società Private proprietarie dell’impianto.
A loro i profitti, ai cittadini tanto bellissimo territorio non più fruibile.
A parte i danni ambientali a flora e fauna.
La cementificazione di un tratto del nostro crinale appenninico e la erezione di otto colossali torri farebbe scempio del nostro paesaggio.
E se qualcuno ancora si illude che l’energia elettrica prodotta sia riservata ai territorio su cui insiste l’impianto sappia che verrà venduta sul mercato e se vorremo accendere una lampadina pagheremo la bolletta come gli altri italiani che non hanno visto il loro territorio massacrato.
Ho una domanda da porre alla ditta AGSM di Verona: in territorio Veneto mi pare ci siano aree con ventosità rilevanti. Per quale motivo è per loro necessario uscire dai loro confini regionali e impiantare in territorio toscano?
Quale potrebbe essere l’oggettiva convenienza della cittadinanza mugellana?
Le turbine della foto NON sono quelle dell’impianto del Carpinaccio.
Si tratta di due pale di minieolico installate presso il passo della Raticosa’.
Le turbine del Carpinaccio sono 17 e sono alte almeno il triplo delle turbinette di minieolico alla Raticosa…
Non abbiamo l’anello al naso…
Dal sito internet di AGSM sembra esista la possibilità, almeno per i residenti nei comuni dove insistono alcuni parchi eolici, di sottoscrivere contratti di fornitura elettrica a prezzi agevolati. Sarebbe buono anche da noi! Ai nostri sindaci l’onere di negoziare accordi simili anche per Vicchio e Dicomano!
Visto che il sig. Ferruzzi insiste ovunque con il presumibile sconto sulle bollette, ovunque gli va risposto quanto segue.
Le compensazioni, se non sono di rilevanza ambientale, NON sono consentite. Punto.
Stendiamo un velo pietoso su altre tipologie di compensazioni “possibili”.
Alcune sono poco lecite. Altre… lo sono ancora meno.
E dubitiamo che i mugellani siano contenti di svendere il valore del loro territorio per un piatto di lenticchie
La bellezza dei luoghi che ispirarono Beato Angelico e Giotto non sono in vendita, così come non si vende la propria madre per denaro, così non ci sono promesse o elemosine che possano comprare ciò che non può essere venduto valendo più del danaro. Questa Ecomostruosità da “Ecologisti del FARE” non risolve un bel nulla, se non rimpinguare i conti della Spa che si prende gli incentivi pagati con le nostre bollette, l’offerta di energia elettrica da fonti rinnovabili discontinue è già oltre il livello che il sistema riesce a gestire, la soluzione è ridurree diversificare i consumi.Puntando tutto sull’elettricità come civiltà ci stiamo infilando in un “Imbuto Evolutivo” , siamo diventati “energivori” solo perchè sulla produzione e la distribuzione di elettricità abbiamo fondato imperi finanziari, ma è una trappola come lo è stato il petrolio il secolo scorso, cambiamo rotta, qui e ora.
Articolo interessante, però ho due domande:
1) Che cosa intende Roberto quando afferma che il Nord e il Sud Europa potrebbero scambiarsi l’energia?Come dovrebbe succedere questo concretamente?
2) Lui propone come alternativa le centrali idroelettriche. Ma queste non comporterebbero comunque uno scempio del paesaggio?
Grazie per le eventuali risposte