Firenzuola saluta Suor Luigia e Suor Rosanna. Il video della festa e l’intervista
FIRENZUOLA – Suor Luigia e Suor Rosanna sono da giorni nella casa madre a Savona. La struttura, proprio quella dove è vissuta la fondatrice dell’ordine Santa Maria Giuseppa Rossello, è una comunità religiosa specifica per l’assistenza alle sorelle anziane.
Con loro se ne sono andate, per mancanza di vocazioni, le “Figlie di Nostra Signora della Misericordia” da Firenzuola che da oltre un secolo – presenti dal 1903, hanno festeggiato il centenario nel 2003 (articolo qui) – prestavano opera alla casa di riposo.
“Ho ricordi molto belli”, ha detto Suor Luigia, classe 1929, insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro che ha festeggiato a Firenzuola cinquant’anni di servizio (articolo qua). “Ho avuto tanto rispetto ed affetto dalla comunità firenzuolina – ha aggiunto – dai miei anziani che chiamavo ‘i miei ragazzi’, dal personale dell’Rsa. La felicità più grande è stata quella di poter vedere gli ospiti di questa struttura contenti di quello che si poteva dare. Che festa quando si portavano i gelati. Ci sono stati tanti momenti difficili, ma quando si fa qualcosa volentieri, con passione e con tanta gioia in ritorno, nulla è stato mai così pesante. Il Signore ci ha dato il compito di sollevare e questo l’abbiamo fatto ogni giorno con soddifazione. Perché si portava felicità a queste persone ormai sole e malate, provenienti da tutte le parti d’Italia. Devo raccontare il ‘cuore di mamma’ di Suor Rosanna che ha avuto per tutte loro ed anche per me, che sono oggi a 94 anni in queste condizioni”.
“Ci sono stati periodi in cui gli ospedali mandavano via certe situazioni – ricorda suor Luigia – a volte arrivavano persone in condizioni pessime. Noi le abbiamo accolte come fossero stati i nostri genitori. Abbiamo avuto anche 120 ‘ragazzi’ ospiti, mettendo anche sei letti per camera perché non c’era più posto”.
Firenzuola e la Fondazione SS.Annunziata hanno organizzato una festa per salutarvi, con tanti intervenuti che vi hanno abbracciato (articolo qui), quale è stata l’emozione più grande? “E’ difficile che pianga – ha risposto Suor Luigia – ma quel giorno ed il successivo non trattenevo le lacrime, nel pensare alle tante persone che erano lì per me. C’è stato anche un maresciallo dei Carabinieri di Firenze. Io non lo riconoscevo più, ma lui sì, ricordandomi di quando veniva a trovare la madre. Non piango per il dispiacere. Non mi rincresce andare via dalla Toscana, che considero come il Piemonte, dove sono nata. Vado volentieri, per le nostre condizioni di salute. Ho pensato tanto alle parole di Santa Maria Giuseppa Rossello che diceva ‘care sorelle, quando siete nelle comunità e non siete più in grado di esercitare il vostro lavoro e la vostra opera, fate richiesta di essere accolte nella casa madre’. Tengo queste parole nelle mente e nel cuore, vado via così volentieri. Ho fatto quello che qui ho potuto”.
Ci sono carenze di vocazioni oggi ed è il motivo per cui se ne vanno le Figlie della Misericordia. Lei perché è diventata suora? “Avevo un carattere molto vivace – racconta Suor Luigia – e quando dissi a mia madre che avevo sentito la chiamata lei piangeva perché ero la più ‘tremenda’ in casa, diceva ‘cosa faranno di te?’. C’era anche un ragazzo che mi diceva ‘Giovanna, sei pazza, ti pentirai 100 volte’. Ed io invece non mi sono mai pentita, oggi sono felice come il primo giorno in cui sono entrata in convento. Ringrazio il Signore per la gioia che ha colmato il mio cuore ogni giorno della mia vita”.
“Venni negli anni ’80 a Firenzuola per la prima volta – ricorda Suor Rosanna, classe 1941 – e sono andata via nel 1987. Allora c’era una povertà estrema nella casa di riposo, ma i firenzuolini hanno il grande merito di averla mantenuta e fatta crescere. Quando sono tornata nel 1994, le cose erano cambiate, c’erano forniture continue ed il personale era aumentato. Dovevo rimanere per un mese in sostituzione di una sorella che stava male. Poi mi hanno fatto responsabile ed abbiamo camminato insieme fino ad oggi. La gioia più grande è stata essere vicino al malato sia dal punto di vista spirituale sia da quello umano. Senza guardare la religione, siamo lì ed aiutiamo la persona a non sentirsi sola e quindi a soffrire meno. L’anziano già patisce tanto quando cambia casa ed ambiente, però ha trovato qui una famiglia che gli ha voluto bene. Tanti i ricordi belli, tra cui sicuramente tutte le volte che si poteva fare animazione per tenere allegri gli ospiti. Negli anni la collaborazione con l’Avo ci ha aiutato tanto. Organizzavamo feste in cui si dimenticava tutto e si creava un clima di gioia”.
Come mai, Suor Rosanna, ha deciso di diventare suora? “Io vengo dalla provincia di Brescia. Quando sono entrata in convento avevo già una certa età, 29 anni, però era tanto insistente la chiamata dentro di me che non poteva fare finta di nulla. Fin da bambina ho avuto occasione di conoscere le Figlie della Misericordia e poi, da grande, in occasione di un viaggio, ne ho incontrata una nuovamente. Mi piaceva l’istituto per lo spirito che ha, per le opere che fa. E la chiamata era forte, anche dopo una malattia il Signore continua con insistenza. Non si poteva dire di no. Ed è stato bello. I sacrifici ci sono stati, non si poteva scegliere dove andare. Ma la gioia che ho ricevuto è stata così grande”.
“La festa che ci ha fatto Firenzuola ci ha fatto vivere in pieno il clima di questa comunità – ha detto Suor Rosanna – quello che mi ha commosso di più è stato quando una ragazza del personale ha fatto un piccolo discorso e poi tutto il gruppo degli operatori è venuto per abbracciarmi. E poi quando Monsignor Corti ha ricordato le parole della nostra fondatrice, ‘cuore a Dio e mani al lavoro’. Che significato ha la mia vita di Figlia della Misericordia se nella mia opera non metto il pensiero a Dio? Sono state riflessioni che mi hanno mi hanno fatto pensare, facendo un bilancio a quanto ho fatto. E mi hanno fatto bene. Ho sentito proprio la realtà vissuta della nostra vita, di questi anni a Firenzuola, di come il nostro lavoro abbia inciso e ci abbia realizzato. Ora abbiamo bisogno di lasciare e di andare nella nostra casa madre”.
Fabrizio nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 ottobre 2023