GIOVANI, SCUOLA, SPORT, PARLA FRANCO FRANDI
Il disagio giovanile
cresce
Franco
Frandi dei giovani è sicuramente un “esperto”: 36 anni ad insegnare educazione
fisica nella scuola media borghigiana gli hanno fatto passare davanti tantissimi
ragazzi: “Posso dire –nota- di essere venuto in contatto con tutte le famiglie
con figli di questo territorio”. E a questo si aggiungono la sua opera e i suoi
contatti nelle società sportive borghigiane, sia come assessore allo sport fino
al 2009, sia anche come assessore alla pubblica istruzione nell’ultimo mandato
amministrativo. Per questo gli chiediamo una riflessione sulla non facile
situazione del mondo giovanile mugellano oggi.
Frandi si ferma: “Questo ragionamento mi porta a dire, in pratica, che si dovrebbe stare un po’ più dietro a tutti. Occuparsi degli stranieri è giusto, capiamone le difficoltà di inserimento, ma non dimentichiamoci che c’è una realtà ancor più bisognosa, e che probabilmente è abbandonata a se stessa”.
Che non manchino problemi di integrazione Frandi lo riconosce: “Ne parlavo un anno fa con il pievano don Giancarlo, alla fine dell’Olimpiade Mugellana: 650 ragazzi, una bella attività, tante gare, tanti genitori coinvolti, ma neppure un ragazzo straniero a parteciparvi. Don Leonardo anche quest’anno mi ha detto che al Settembre Giovanile ragazzi stranieri non se ne sono visti. Dall’altra parte c’è il Chicchessia, il progetto comunale di aggregazione giovanile, nato per tenere insieme i giovani, che però, al momento è quasi esclusivamente rivolto a un gruppo, e nemmeno particolarmente ampio, di ragazzi stranieri. Sono cose che devono far riflettere, e farci domandare in che modo andare verso una maggiore integrazione”.
Frandi, per la sua ultradecennale esperienza, pensa subito all’associazionismo sportivo. “E’ una grande ricchezza del territorio. Ogni associazione o è a livello esclusivamente giovanile, o ha comunque, nella gran parte dei casi un settore giovanile”. Ma anche lì non è un’isola felice. “Una ricerca che fu effettuata qualche tempo fa ha evidenziato che il disagio giovanile, le difficoltà dei giovani si manifestano anche nelle società sportive. Non è solo un disagio dovuto al far panchina, rimaner fuori. E talvolta manca qualcosa negli adulti che fanno i dirigenti o gli allenatori: in loro è ancora un po’ troppo spiccato l’aspetto più propriamente agonistico. L’adulto ha la tendenza a prevaricare il giovane, a mettere se stesso al primo posto, mentre l’adolescente chiede all’adulto aiuto, ma soprattutto quando ne ha bisogno, senza inutili invadenze. L’adulto cioè deve fare in modo di non invadere troppo la sfera del ragazzo, ed essere invece pronto e disponibile quando c’è la necessità. Ma capita che si preferisca sentenziare, più che stare vicini”.
L’ex-assessore continua: “Tra le tante risposte del questionario utilizzato per quella ricerca a cui prima facevo riferimento, c’è una risposta che mi ha colpito molto: “Come posso far capire a mio padre –scriveva un ragazzo- che per me è più importante la scuola che la partita della domenica?” Parecchi ragazzi a un certo punto abbandonano la pratica sportiva perché sentono il peso di genitori che trasferiscono sui loro figli le aspettative sportive, gli obiettivi e le aspirazioni che magari loro non sono stati in grado di realizzare. Troppe pressioni, troppe attese non realizzate, alla fine creano disagio e difficoltà. Molto spesso tra le cause dell’abbandono ci sono queste problematiche legate alla pressione. ‘Genitori –è il grido nascosto di molti adolescenti spinti in modo eccessivo-, lasciatemi in pace!’. E spesso anche nelle società sportiva la smania per il risultato finisce per penalizzare i ragazzi. Le buone intenzioni non mancano, ma alla fine il settore giovanile viene poco considerato. E l’aspetto educativo è messo ai margini: purtroppo talvolta noto poca sensibilità, ci vorrebbe più attenzione”.
Qualche segno positivo comunque c’è. Frandi ne indica anche uno, appena nato: “Mi riferisco al progetto “Giovani in Kontatto” e che vede insieme all’Assessorato alle Politiche Giovanili ed alle Politiche Educative, quanti hanno strutture e si occupano dei giovani:dal Centro Giovanile Parrocchiale alla Fondazione Il Forteto, dagli animatori del Chicchessia all’associazionismo Sportivo, dalle Scuole all’associazionismo socio-culturale. Cosa importante è che questo sia l’inizio di un percorso proficuo e duraturo, perché c’è tanto bisogno di aiuto ed i giovani non si chiudono in loro stessi, lo chiedono”.
C’è dunque bisogno di un salto di qualità. Lo richiede la situazione. Anche Frandi nota elementi negativi sul fronte dell’integrazione: “Quando a Borgo, a scuola, arrivarono i primi stranieri in numero significativo, c’era da parte di molti adulti quasi un distacco, una lontananza, mentre tra i ragazzi l’integrazione era molto più agevole, non si facevano differenze tra ‘noi e loro’. Recenti episodi, risse, atteggiamenti aggressivi, mostrano che c’è stato un chiaro regresso. I fenomeni di distanza, di frizione sono cresciuti, e c’è il rischio che si inneschino dei brutti meccanismi. Invece ci sono molti ragazzi in gamba, anche tra gli stranieri, con un grande senso di responsabilità, un buon impegno scolastico. Ma questo clima li danneggia, danneggia tutti, e avverto maggiore diffidenza, un clima che non mi piace…”
© il filo, Idee e notizie dal Mugello, dicembre 2009