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I numeri della politica e quelli delle associazioni di categoria
Tutto nasce dalla presentazione del quinto Rapporto CNA, ripreso con poca originalità dalla titolazione esterofila del “Total Tax Rate”, circa la tassazione complessiva imposta alle imprese artigiane. E’ un’analisi di base condotta in ambito comunale, ovviamente estesa a quanto dovuto agli enti di livello superiore, regionali e statali. Così, ne è nata una contrapposizione dialettica fra gli estensori del documento, la CNA appunto, e l’amministrazione comunale di Scarperia e San Piero, tramite la presa di posizione del proprio sindaco. Schermaglie estive, tuttavia effimere, decisamente di poca sostanza. Però, ora, addentriamoci nei meandri della questione e sbirciamone i numeri.
CNA, fiera del proprio operato, definisce questo suo Rapporto, ormai periodico, un documento di “grande credibilità nel panorama politico, accademico e associativo”. E sia. Non ho nessun titolo per incrinare questa loro, autodichiarata, certezza. Tuttavia la faccenda, per come è posta e presentata, suscita non pochi dubbi. Si tratta di un cosiddetto osservatorio di dati, presi da un campione di 137 comuni, sui quasi ottomila (7954) del territorio nazionale. Oggettivamente un’inezia. Ma quello che non convince è la scelta del parametro fondamentale su cui poggia il progetto di analisi, quei parametri: “laboratorio artigiano di 350 mq., negozio annesso di 175 mq., 4 operai, 1 impiegato, reddito d’impresa 50.000,00 euro”. Già perché non è facile capire come questi parametri siano correlabili all’effettiva tipologia delle attività insediate sul territorio. Esistono casi del genere? Quanti nel panorama produttivo della zona? Alla combinazione schematica delle singole voci che determinano il risultato del Rapporto, è stato correlato un riscontro con la realtà, fra metri quadrati, personale impiegato (che tipo di contratto) e reddito? Soprattutto sull’accesso a sconti e facilitazioni offerti dalla stessa amministrazione comunale? Insomma, apparentemente, per quel che si possa dedurre dalla nota a corredo del Rapporto, sussistono delle evidenti incertezze che potrebbero derubricare il documento da rigoroso a suggestione, tutt’al più a tendenza.
Peraltro, segnaliamo come nel periodo di riferimento 2011-2018, per alcune tipologie di attività, TARI e IRAP siano diminuite (proprio attingendo il dato dal Rapporto CNA), mentre è aumentata la IVS (contributi INPS) non imputabile alle politiche locali. Insomma numeri in libera uscita.
Sicché il sindaco sentitosi tirato per la giacca non poteva non rispondere. Del resto a lui la verve dialettica non manca. Anzi, spesso fa di tutto per tenerla in esercizio. Giusto così, ci mancherebbe, fa il suo lavoro. Dunque anche lui ha snocciolati dei numeri. Certo i suoi, reali, aggiornati, facilmente consultabili, scritti negli atti del comune: “Il Comune di Scarperia e San Piero dal 2014 non ha mai istituito la TASI, l’IMU per alcune tipologie di immobili è diminuita, la TARI è diminuita nel 2015 e aumentata negli anni successivi in relazione all’aumento dei costi del servizio (la legge obbliga tutti i Comuni al recupero del 100% del costo sul servizio di raccolta dei rifiuti)”. Ineccepibile.
Ma oltre alla mera questione della tassazione, aldilà degli indici e delle percentuali, occorre sempre abbinare i servizi che un territorio offre ai propri residenti. E il nuovo comune di Scarperia e San Piero, fatto innegabile, ha investito molto in infrastrutture e viabilità, risolvendo criticità annose, con soluzioni impensabili fino a qualche anno fa. Indubbiamente, tutto è perfettibile, legittime le lamentele e i “cahier de doleances”, si potrebbe fare meglio. In questo caso, sì, molto rumore per nulla.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 agosto 2018
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