FIRENZUOLA – Nei giorni scorsi, organizzato dalla Parrocchia di Firenzuola con presente la dott.ssa Ornella Galeotti Sostituto Procuratore della Repubblica nella Procura di Firenze, si è tenuto un incontro (articolo qui) suscitato dal recente triste episodio che ha visto coinvolto un minorenne di Firenzuola, autore dell’omicidio di un giovane a Castel Del Rio. Dopo l’incontro una mamma firenzuolina ha voluto mettere nero su bianco le sue riflessioni.
Salve a tutti, sono Eva, una mamma residente nel Comune di Firenzuola. Come molte altre persone ho partecipato all’incontro indetto da don Aldo per parlare e confrontarsi su diversi temi riguardanti i giovani soprattutto al seguito dell’omicidio avvenuto nel territorio di Castel del Rio da parte di un minore residente a Piancaldoli. A mio giudizio sono emersi argomenti interessanti e ho voluto scrivere questa lettera proprio perché non vada tutto perso.
La prima persona che è intervenuta nel dibattito è stato Gianpaolo Buti in qualità di sindaco del nostro Comune rimarcando la responsabilità della famiglia nell’accaduto, dopo di lui il mediatore del dibattito ha dato la parola alla dott.ssa Galeotti, pubblico ministero operante nella città di Firenze che ha fatto un intervento articolato e molto accurato sull’identità delle vittime in fatti del genere. Ha portato all’attenzione di tutti come più di una famiglia vada distrutta in certi avvenimenti e come le vittime in causa siano più numerose di una. La dott.ssa ha tenuto a specificare come certi fatti avvengano, a volte, per concatenazioni di avvenimenti e come sia tragico per l’intera comunità il suo carattere irrimediabile. Bisognerebbe cercare di riflettere su come questi avvenimenti possano toccare chiunque.
La dott.ssa Galeotti ha continuato esortando la comunità a comprendere i ragazzi e il loro linguaggio, ad accogliere le loro sofferenze e le loro fragilità rimandando messaggi di sostegno e di fiducia. Ha esortato l’adulto ad essere riferimento ed esempio. E’ per lei necessario un tempo in cui tutta la comunità possa elaborare il lutto e storicizzare il dolore, questo è valido per entrambe le comunità toccate.
L’avv Randazzo, in qualità di mediatore, ha portato alla riflessione alcuni ragionamenti sull’influenza dei media che tendono a far venire meno il confine tra lecito ed illecito oltre all’influenza della pandemia che ha tolto ai ragazzi possibilità di coltivare e consolidare relazioni in presenza. Ha anche accennato alla fondamentale importanza che avrebbe il creare realtà lavorative per i giovani.
Dopo questi interventi ha parlato il dirigente scolastico Menicatti che si è riferito alla necessità di un patto nella comunità fra scuola e genitori esprimendo alcune perplessità sul fatto che il bullismo possa essere affrontato da specialisti esterni alla scuola. A questo proposito la dott.ssa Galeotti ha fatto presente, in un intervento successivo, la presenza di un’esperienza in una scuola di Livorno, che sarebbe interessante approfondire.
Il dott Calamini, in qualità di insegnante ma anche di educatore attivo all’interno di associazioni del territorio ed in parrocchia, ha fatto un intervento molto incisivo sull’importanza dell’ascolto del giovane e dell’incontro dei giovani nei “loro” luoghi. Ha posto l’accento sull’importanza di responsabilizzarli, di creare situazioni di incontro in cui siano stimolati a relazioni costruttive di cooperazione e di reciproco sostegno raccontando esperienze avute con i ragazzi del territorio.
Al termine don Aldo è intervenuto sottolineando la sua percezione di necessità della serata offrendo gli spazi della parrocchia a qualsiasi attività giovanile si voglia intraprendere.
Da genitore, quello che ho avuto chiaro dopo la serata trascorsa è la necessità di individuare il disagio nei primi momenti in cui emerge e su questo ho capito non esserci né nella scuola né nei progetti del Comune, un protocollo adeguato.
Visto e assodato che concorrono all’educazione dei ragazzi tre soggetti, FAMIGLIA, SCUOLA, SOCIETA’, mi aspetto che:
-A scuola si mettano in atto PROTOCOLLI specifici di formazione/prevenzione sul bullismo e che si abbiano PROTOCOLLI di intervento sul gruppo classe per le emergenze.
-Dalle famiglie uno sforzo per aumentare la capacità di ascolto del ragazzo e del contesto in cui vive. Per questo si dovrebbe predisporre uno sportello di aiuto psicologico da pedagogisti o educatori (che dovrebbe essere già presente ed attivo all’interno della scuola ma andrebbe aperto alla comunità intera e non solo a quella scolastica).
-Dal Comune di Firenzuola mi aspetto l’attivazione di una riflessione sui bisogni dei ragazzi attraverso l’ascolto delle necessità che loro sottolineeranno e la predisposizione/individuazione di adeguati spazi finalizzati a momenti strutturati e non occasionali di socializzazione che siano palestra per i ragazzi per individuare e sviluppare delle aree di interesse extrascolastico (musica/sport/film/ecc…). Le opportunità andranno tassativamente offerte a TUTTI i ragazzi del Comune, anche quelli delle frazioni, prevedendo un adeguata mobilità.
Sono stati investiti molti soldi dal Comune per lo sport, mancano però completamente i mezzi perché questa opportunità sia fruibile da tutti (FRAZIONI!! Consideriamo che l’omicida in questione risiede a Piancaldoli, frazione isolata.). Mancano inoltre interventi formativi specifici a volontari/tecnici del settore.
Come cittadini, contribuenti, genitori, nonni, famiglie, del comune di Firenzuola, dobbiamo ricordare che l’isolamento geografico del comune non deve precluderci le stesse opportunità/servizi di cittadini di aree urbane, soprattutto per quanto riguarda i nostri ragazzi.
(Rubrica: Dai Lettori – Eva Pasquarella)
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