MUGELLO – In poco più di due settimane le nostre vite sono cambiate. Abbiamo constatato la fragilità di un sistema e la vivibilità di un mondo, il nostro. Un numero impressionante di vittime, con sgomento di gran lunga superiore ad altre tragedie. Sì, tutto si risolverà, la scienza troverà la soluzione per limitare e debellare il virus. Resteranno però le ferite sociali e economiche. “Andrà tutto bene!” per molti, non per tutti.
Lo scriveva Lorenzo il Magnifico nella sua “Canzona di Bacco”, proprio qui dalle nostre parti, a Cafaggiolo, seppure in un diverso contesto ma che bene si modella a quanto sta accadendo nei giorni d’oggi: “di doman non c’è certezza”. In effetti è bastato un filamento organico del diametro di qualche nanometro, appartenente alla famiglia dei coronavirus, a sconvolgere appunto le nostre certezze, lo stile di vita. Dovendo usare il lessico quotidiano, comprensibile a tutti, no, non è crollato il mondo ma di sicuro il nostro vecchio pianeta ha dimostrata tutta la sua fragile vulnerabilità. Per ora, sì, si contano i decessi ma al momento è impossibile valutarne a fondo gli strascichi e le ferite che rimarranno: macerie sociali, economiche e finanziarie. Uno scenario apocalittico contrassegnato dalla grande paura, con le vite sospese, in attesa che la scienza trovi soluzioni per limitarne e debellarne gli effetti. Argomenti di cronaca e attualità del ventunesimo secolo.
“Andrà tutto bene!”, per la maggioranza sì, per i sopravvissuti. Tre parole che nelle buone intenzioni di chi le ha usate la prima volta e per chi le ha riprese e diffuse, certo, volevano infondere speranza e fiducia. Sicché nessuna polemica strumentale. Ma alla luce dei numeri di quanto è già stato archiviato, di ciò che stiamo vivendo e di quello che si prospetta, purtroppo, appare come una frase inopportuna. Un refrain bislacco, un motto che trasuda di superficialità, per certi versi irrispettoso. E non credo che ci sia bisogno di ricorrere ai sottotitoli per farne comprendere l’inadeguatezza. Maledetti numeri. Già perché il numero di quelli ai quali non è andata, e non andrà, bene è impressionante.
Il primo pensiero è per le vittime, senza distinzione di età e patologie pregresse. Poi a tutti i medici, infermieri, paramedici, tecnici, volontari, religiosi, militari e forze dell’ordine che, ineluttabilmente, resteranno segnati da questa incredibile tragedia. E, purtroppo, resterà aperta la questione, altrettanto vitale quanto la sopravvivenza al virus, per coloro che avranno il bisogno di essere aiutati nelle proprie attività lavorative e professionali. Una platea indefinita che, in parte potrebbe essere sopraffatta dalla rassegnazione personale, in altra dal non essere raggiunti dai provvedimenti di sostegno economico annunciati dalla politica. Di nuovo, intendiamoci, non voglio aprire alcuna polemica ma il sospetto che agli annunci non faccia poi seguito una concretezza diffusa è un dato ascritto nella storia di precedenti tragedie per calamità naturali o crisi settoriali del mondo lavorativo. Speriamo, del resto non si possono processare in modo pregiudizievole le buone intenzioni. Lo ripeto, l’ho scritto, speriamo.
Non ho frasi ad effetto da suggerire per innescare una sincera solidarietà, tantomeno per esorcizzare la paura. In questo caso si deve solo rispettare quanto indicato dai provvedimenti delle autorità competenti. Aspettare, confidare nella scienza e, per chi vorrà, trovare conforto nella preghiera. Domani è un altro giorno.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 marzo 2020
5 commenti
“Domani è un altro giorno”. Bravo cambiamo motto, per rispetto a chi ha pagato con la vita. E speriamo che domani non si scopra… per colpa di qualcuno.
È sempre un piacere leggerTi.
Paolo
Grande Gianni.
È esattamente così.
Questa vicenda è stata all’inizio troppo “social” con tutto il contorno di ashtag,condivisioni, visualizzazioni e a seguire tutto il dizionario correlato.
Poi la realtà purtroppo ci ha fatto tornare sulla terra.
Passerà,ma lascerà tante macerie, dobbiamo però essere positivi da grandi drammi siamo sempre usciti più forti e più consapevoli, dopo la guerra in Europa abbiamo trovato un tempo di pace. Speriamo che dopo questo virus saremo memo egoisti e più attenti al prossimo.
Dico una stupidaggine e poi mi cheto.
Un’altra perla del fatuo stupidario mediatico è quella di video o altre esternazioni online che hanno raggiunto un tale successo e talmente tante visualizzazioni da diventare VIRALI.
Io candido questa orrida espressione da INFLUENZER(altra perla) a configurare reato penale.
Voglio dire un’altra cosa.
In Italia siamo malati di stupido furbettismo.
Non ci rendiamo conto che con le nostre furbetterie danneggiamo noi stessi e gli altri.
Mi riferisco alla fuga dal Nord Italia di gente che è andata a riempire le loro seconde case(o prime case per non pagare la IMU) trasformando le province di Massa, Lucca e Pistoia in un focolaio di infezione da Covid.
Ebbene non tutta questa gente, fuggita dalla Lombardia, è lombarda.
Ci sono anche lombardi per vocazione, lavoro, studio o altro, che siccome mala tempora currunt, si sono affrettati a tornare al paesello in precedenza disprezzato.
Ma non si sono fermati qui.
Quatti quatti per non essere visti sono corsi a nascondersi in Versilia nella casa di vacanza.
Bravi.
Così la prossima estate non solo non ci andrete voi.
Ma impedirete a una montagna di gente di poterci andare.