Che la politica, qui dalle nostre parti, avesse dei risvolti comici l’ho scritto in più occasioni. E, purtroppo, non ho esauriti gli argomenti. Sicché eccoci di nuovo. Impossibile tacere. Un’opera buffa in tre atti. Parlo di San Piero a Sieve.
Comincio con Via Provinciale, l’arteria che taglia in due il centro urbano. Il toponimo “provinciale” non è casuale, attesta che, di fatto, trattasi di una strada di competenza e con gestione della ex Provincia, oggi passate in eredità alla Città Metropolitana di Firenze.
L’aspetto comico, cioè fra lo scherzo e la commedia, consiste nel fatto che ogni spesa afferente questa via di comunicazione sia, però, appannaggio dell’Amministrazione Comunale. Quella passata e quella nuova, da poco nata per l’unione dei due Comuni, Scarperia e San Piero a Sieve. Così ecco che, su un bene pubblico in gestione ad un ente diverso, gli operai comunali tracciano la segnaletica stradale orizzontale e svolgono operazioni di ordinaria e straordinaria manutenzione sul tracciato urbano. E’ successo, negli anni, che anche l’illuminazione pubblica sia stata installata e pagata a cura del Comune. La potatura degli alberi, lungo la strada, è anch’essa appannaggio delle casse comunali. L’ultima spesa, nel 2015, ha registrato un importo di 7800,00 euro. Chissà perché. Fine del primo atto.
Proseguo adesso con la strada extra-urbana che dalla rotonda in località Novoli si allaccia con lo svincolo in prossimità del cimitero di San Piero a Sieve. Indubbio che sia un collegamento viario di notevole rilevanza. Invece questa tratta di viabilità risulta di competenza e gestione comunale. Un pasticcio. Di conseguenza l’illuminazione della galleria che attraversa Montecacioli è a carico del Comune. Un salasso finanziario che dura almeno da quindici anni. Il conto : spesa annuale circa 40000,00 euro. Una cifra enorme. Ingiustificabile. Cala il sipario sul secondo atto.
Ora inizia il terzo. Ancora gli effetti della burocrazia amministrativa, sempre sostenuta dalla politica locale. Fra i capitoli del bilancio comunale, almeno fino a poco tempo fa, c’era la voce “richiesta di pagamento indennità di occupazione”. Sbirciandone il contenuto emergeva la sostanza di un procedimento per la regolarizzazione di tutte le opere che attraversano il demanio fluviale provinciale. E così il Carza, torrente di nome, seppur morto da tempo, essendo scavalcato nel tratto urbano da tre opere, due ponti ed un guado, sulla sezione del proprio alveo, è trattato alla stregua degli altri corsi idrici, riconducibili, giustappunto, alla competenza della ex Provincia. Il guado in calcestruzzo è quello alla confluenza con il fiume Sieve. I ponti sono quello pedonale, in Via San Francesco, e l’altro quello della citata variante stradale con la galleria, in località Novoli. Questo era il prezzo : 4045,70 euro (fonte anno 2012), per canoni annui di occupazione, soggetti, orbene, anche agli interessi dovuti per eventuali ritardi nei pagamenti.
Eccoci giunti al termine della comica. La situazione è grottesca. E, come è successo per altre questioni, anche questo è un argomento sotto traccia, poco noto, e mai trattato dai media locali. Non ci resta che ridere.
Gianni Frilli
(foto e cartoline d’epoca a cura di Fabio Niccolai)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 settembre 2015





