L’uomo, il digitale e le cure: il convegno di Core Onlus Mugello a Vespignano
VICCHIO – Son rari, in Mugello e non solo il Mugello, convegni come quello che si è tenuto nei giorni scorsi alla Casa di Giotto a Vespignano, organizzato dall’associazione Core onlus. Interventi e personaggi di alto livello, con argomentazioni complesse, certamente impegnative, ma utili per aprire prospettive innovative, a cominciare dalle relazioni di Alberto Felice De Toni e del presidente della Nuovo Pignone Firenze Michele Stangarone, due ingegneri che hanno dato un contesto di alto spessore alla riflessione svolta poi dal dottor Fabrizio Bandini, presidente dell’associazione Core onlus Mugello e direttore del Reparto Cardiologia dell’Ospedale del Mugello con “La rete: una necessità per le cure”.
“Scopo del convegno -sintetizza il dottor Bandini, era dare voce e una una cornice culturale a ciò che negli ultimi dieci anni ha avuto esperienze concrete di rete. Dal 2009 in poi ci sono state infatti esperienze concrete di lavoro in rete, nel senso non più di un servizio che attende il bisogno ma di un sistema che i bisogni li governa. In Cardiologia a Borgo San Lorenzo è da dieci anni che lavoriamo in rete, e tra medici di famiglia e servizio ospedaliero c’è continua interazione.”
“Se hai un bisogno -spiega ancora il primario- se hai un problema urgente, il medico di famiglia telefona al cardiologo dell’ospedale, disponibile 12 ore al giorno, e si discute il caso e si vede la persona subito o entro le 24 ore. Questo si chiama “fast track”. Lo abbiamo avviato qui in Mugello, ed ora si è ampliato a tutta l’Azienda USL, che si è dotata di un numero verde per le chiamate. All’ospedale del Mugello invece il valore aggiunto è che il contatto è ancora diretto. Così i medici di famiglia non sono più isolati ma hanno un sostegno da parte dello specialista”.
“C’è poi un altro aspetto importante e innovativo – aggiunge Bandini-: se si crea una rete di risposta i malati si muovono nella rete attraverso una presa in carico del paziente. Organizziamo l’iter, non c’è più bisogno di tornare al Cup, ovvero è la rete che garantisce un percorso, e si passa da un servizio passivo, che attende cioè l’arrivo del paziente, a una dimensione di proattività”.
E in tutto questo si inserisce il contributo del digitale: “Quanto piu la rete è solida -nota il medico- quanto più la risorsa digitale sarà strumento a disposizione e non rischierà di invadere o distruggere il sistema”.
Questa non è solo teoria: “Abbiamo presentato un progetto di studio, su due piccoli comuni, due comunità da coinvolgere complessivamente, per svolgere interventi di vario livello, il comune, le botteghe che fanno da radar, farmacie, forze dell’ordine, badanti, volontari, tutti insieme per mappare il bisogno dei fragili e dei cronici a domicilio, caratterizzare i loro bisogni, costruire e consolidare una rete di supporto e successivamente inserire esperienze di alta tecnologia domotica. La tecnologia ci consentirà di sapere quant’è la pressione dell’anziano, se ha preso le pasticche, se è caduto. Ci saranno sensori, telecamere volumetriche e a raggi infrarossi. Si potrà chiedere all’anziano come sta e verificare se i suoi parametri sono alterati, e in tal caso l’impianto domotico dà l’allerta”.
Il progetto in questione riguarderà Palazzuolo sul Senio e San Godenzo. E il dottor Bandini ha introdotto nel convegno un altro elemento molto importante. “Nell’interazione con la tecnologia l’elemento umano è indispensabile, occorre un nuovo umanesimo digitale. Perché la tecnologia è piu avanti e noi siamo impreparati ad accoglierla e usarla. Per questo dobbiamo colmare questo gap”.
E il convegno mugellano -che è stato introdotto da rappresentanti istituzionali -il sindaco di Vicchio Carlà Campa, il presidente dell’Unione Moschetti, il rappresentante dell’AUSL Mari, il deputato ed ex-Ministro Luca Lotti- in questo senso ha dato un proprio, rilevante contributo.