Marcello Meali alla partenza della Coppa della Liberazione
BORGO SAN LORENZO – Non ci sono dubbi che la Coppa della Liberazione sia tra le cinque gare più importanti e di prestigio della categoria allievi in ambito nazionale. La storia di questa gara sulle strade del Mugello, i suoi vincitori dal 1946 ad oggi, la bellezza del suo percorso reso più duro dall’inserimento tre anni fa della micidiale salita delle Salaiole che porta nella zona di Polcanto, ed infine l’eccellente campo dei partenti, sono elementi indiscutibili del suo grande successo.
Ma la 75^ edizione passerà agli annali non solo per la situazione di emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ma anche per una presenza d’eccezione alla partenza: si tratta di Marcello Meali, il primo vincitore della Coppa nel lontano 1946, che è stato premiato con una targa prima del via dell’edizione 2020 della Coppa della Liberazione.
Andrea Pelosi
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 settembre 2020
La prima edizione Coppa della Liberazione (1946) e la seconda edizione (1947), nonostante le bugie e le falsità scritte nel catalogo di questa gara, non è stata organizzata dal Club Ciclo Appenninico 1907, ne tantomeno dall’Anpi, che all’epoca non esisteva nemmeno, ma dal Gruppo Sportivo Giovanile “Gino Bartali” composto da 12 borghigiani di cui ne fu presidente Amilcare Giovannini. Solamente nel 1948 fu proseguita dalla società ciclistica biancorossa. Negli ultimi 60 anni, mai una volta nel catalogo di presentazione, è stato ricordato chi realmente ideò questa manifestazione sportiva, addossandosi meriti che non ha mai avuto. Fu vinta da Moreno Mealli dell’Unione Ciclista Aretina, che giunse a Borgo su un Gippone americano guidato da Tiberio Aiazzi “ bordino” e da Amilcare Giovannini “avvocatino”, i quali con strade sconnesse andarono nel Valdarno per portare a Borgo questa bravo ciclista, che poi vinse la gara. Così tanto per la storia, dato che la stessa non va mai nascosta, perché fa come l’olio nell’acqua; prima o poi torna sempre a galla a raccontarci la verità. Grazie dell’attenzione, Aldo Giovannini