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Qui sont-ils?
Il 22 marzo a Bruxelles gli attentati all’aeroporto e alla stazione della metropolitana di Maalbeek, rivendicati dall’Isis, sono costati la vita a decine di persone. A due settimane da quell’evento, a ventiquattr’ore da quando è stata riconosciuta l’ultima vittima, il Belgio e tutta l’Europa devono fare ancora i conti con l’allerta terrorismo. Proprio ieri è stato preso a Bruxelles un complice di Reda Kriket, l’uomo arrestato ad Argenteuil, nella Banlieue nord di Parigi, mentre era arrivato allo “stadio avanzato” della preparazione di un attentato in Francia. Di seguito la riflessione di una nostra collaboratrice.
Avevo 11 anni quando ho “vissuto” il mio primo attentato: 11 settembre 2001, chi può dimenticare quella data? Volente o nolente è impossibile. Ero sul divano, facevo zapping in tv saltando da un canale all’altro cercando qualcosa da guardare ma c’erano solo telegiornali, incredibile! Io volevo un cartone, dopotutto avevo finito i compiti, me lo meritavo. Poi mia madre esce di cucina e mi dice di lasciare sul telegiornale mentre una giornalista dall’aria sconvolta parla sotto alla scritta “edizione straordinaria”. Ricordo che fu quello ad attirare l’attenzione della mamma, a cambiarle l’espressione del volto e fu quella a convincermi a concentrarmi su “quel noioso tg”. In tv era tutto un succedersi di fumo, lacrime, persone sporche e piccoli puntini che cadevano giù dai grattacieli. Sembrava un film. Non so esattamente quando mi resi conto che non lo era, ma ricordo perfettamente la sensazione che provai quando ho realizzato che quei “pallini” erano persone che quella mattina erano andate a lavorare, in ufficio, come la mia mamma.
Sono passati 14 anni e ancora attentati, sangue e morte. Da Charlie Hebdo è stato tutto un susseguirsi di tragedie, sparatorie, armi e sangue al grido di un dio che non può essere al loro fianco, che non può fare i loro interessi. Ma oltre il clamore mediatico, gli hashtag virali sui social, oggi, ancora una volta, torno a chiedermi chi sono, “qui sont-ils ?” Perché non sento di essere né Charlie, né Paris. Fino a poco tempo fa mi sentivo una cittadina del mondo, qualunque posto era casa mia, ma adesso la mia casa sta bruciando ed io mi sono persa. Tra Lampedusa ed Ankara, passando da Parigi e dal Belgio, tra un bambino siriano vestito a festa su un gommone della speranza ed un padre tunisino che piange sul corpo del figlio chiedendo al cielo “perché?” senza ottenere risposta. Oggi, dopo l’ennesima tragedia, l’ennesimo scempio di una società che amiamo definire evoluta, io mi chiedo chi sono? E voi, chi siete oggi? Perché io davanti a tutto questo non lo so più.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 aprile 2016
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