LA SCOMPARSA DI DON GIULIANO CATANI, BARBERINESE
Ricordo di un buon parroco
Vorrei
ricordare ai lettori del Filo la figura di Don Giuliano Catani, nato
a Barberino di Mugello il 20-01-1923, prima parroco nel suo paese
d'origine e successivamente dal 1985 al 2002 a Firenze nella
parrocchia del Sacro Cuore. E' difficile sintetizzare in poche righe
le grandi doti di questo sacerdote dall'animo umile e generoso: la
sua accoglienza, il suo sorriso per tutti, l'interesse sincero per
ogni singola persona; la sua disponibilità verso i bisogni di
ognuno; la sua presenza costante che costituiva un grande punto di
riferimento; la sua capacità di ascolto: "Vieni, parliamone
insieme!" diceva, magari interrompendo la lettura del suo breviario,
e ti faceva sedere nel suo piccolo studio pieno di libri, di foto,
ma soprattutto di umanità; la sua dedizione nel portare a piedi ogni
giorno e con ogni tempo i sacramenti agli ammalati, che egli
prediligeva perché segnati dalla sofferenza; la sua misericordia
verso tutte le nostre piccole e grandi miserie nella consapevolezza
che Dio non giudica secondo una legge rigida e inflessibile, ma sa
scrutare nel profondo del cuore di ogni uomo. "Animarum cura" soleva
ripetere sottolineando che il compito precipuo del sacerdote
consiste proprio nel prendersi cura della salute spirituale dei suoi
fedeli.
Per questo egli trascorreva molto
tempo nel confessionale, alla ricerca di qualche "pecorella
smarrita": una volta mi raccontò di un uomo che si era accostato a
quel sacramento dopo ben ventitrè anni di lontananza, e se non
avesse trovato un sacerdote subito disponibile se ne sarebbe andato,
confuso per le vie del mondo. Aveva grande attenzione ai ragazzi
che, secondo lui, dovevano percepire di essere accolti e amati dai
loro catechisti. Perché l'amore è sempre un punto di partenza
positivo da cui può iniziare un dialogo fecondo anche con i giovani
più difficili. I ragazzi - era solito dire - devono per prima cosa
sentirsi a proprio agio in parrocchia, e forse proprio per questo
motivo la parrocchia stessa era divenuta davvero la nostra casa:
andavamo là anche solo per fare quattro chiacchiere o prendere un tè
dalla signorina Teresa, sua sorella, collaboratrice preziosa e
discreta che gli è rimasta accanto in tutti questi anni con
dedizione e spirito di servizio. Una porta, quella della parrocchia,
che egli teneva sempre aperta, anche per offrire un piccolo aiuto
economico (personale, s'intende), a chi si trovava in difficoltà, a
prezzo talora di riceverne ingratitudine o persino un insulto.
Oggi, purtroppo, Don Giuliano non è più tra noi, ad invitarci col
suo esempio a quella santità a cui tutti siamo chiamati, ma quando
penso alla presenza di Cristo nel mondo mi piace immaginarla con la
dolcezza e le braccia aperte di questo sacerdote mite e umile di
cuore.
Elisabetta Moschi Maestrini
© il filo, Idee e notizie dal Mugello, giugno-luglio 2007