BORGO SAN LORENZO – I sacerdoti del Vicariato del Mugello, a turno, propongono una riflessione tratta dalle letture della Messa domenicale. Oggi è la volta di don Francesco Alpi, dell’Unità pastorale di Borgo San Lorenzo che riflette sul Vangelo di Marco e la nostra capacità di immedesimarsi nel dolore dell’altro:
Da alcune domeniche abbiamo ripreso, praticamente dall’inizio, la lettura del Vangelo secondo Marco. Stiamo così seguendo i primi passi di Gesù nella sua missione di annuncio del Regno di Dio lungo le strade della Palestina e notiamo da subito che il ministero di Gesù non è fatto solo di parole ma soprattutto di gesti: di vicinanza, di guarigione e di liberazione. Dopo la liberazione di un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao (Mc 1,21-28) e la guarigione della suocera di Pietro insieme a molte altre guarigioni (Mc 1,29-39), oggi è la volta della guarigione di un lebbroso (Mc 1,40-45). E’ chiaro perciò che Gesù si confronta da subito con il mistero del male e non resta inerme davanti alla sofferenza della gente, ma si fa carico del dolore delle persone che incontra. Una parola del Vangelo di oggi che non può non emozionarci è “compassione”, “patire-con”, non essere indifferenti ma cercare di immedesimarsi nel dolore dell’altro. Gesù ascolta il grido del lebbroso che in ginocchio davanti a lui chiede di guarire e compie un’azione di una semplicità estrema e di un significato immenso: lo tocca. Ora, toccare un lebbroso non è un gesto qualsiasi se pensiamo che questa malattia era considerata altamente contagiosa e che il malato era emarginato dalla società, bollato come “impuro” e costretto a vivere lontano dai centri abitati. Gesù con questo gesto semplice di toccare restituisce al malato – ancora prima della guarigione fisica – la sua dignità di persona.
“Venire toccati” e “toccare” sono le parole del Vangelo di questo domenica che possiamo portare con noi durante la settimana. Ognuno di noi ha bisogno di qualcuno accanto, specialmente nei momenti della sofferenza e della malattia, qualcuno che con la sua presenza ci faccia sentire che non siamo soli a portare avanti la nostra battaglia. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio così, vicino, che non ci guarda a distanza, ma vuole toccare la nostra vita, trasformarla nel profondo, donandole nuove prospettive.
Per il cristiano poi c’è la missione di riprodurre nei gesti quotidiani, per quanto è possibile, le azioni di Gesù, facendo un po’ come San Paolo che nella seconda lettura di oggi si definisce “imitatore di Cristo”. E allora ci domandiamo se riusciamo a “toccare” la sofferenza di chi è vicino a noi, facendo lo sforzo di farci prossimi alle persone che hanno bisogno, sull’esempio di Gesù. Auguro, a voi e a me, di vincere ogni giorno la tentazione di restare ripiegati comodamente su noi stessi e di guardare verso chi è in difficoltà mettendoci al servizio. Non sarà una perdita di tempo. Buona domenica!
don Francesco Alpi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 Febbraio 2024





