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DIECI ANNI A BORGO SAN LORENZO

Il compleanno degli scout

sull'attività degli scout borghigiani vedi anche:
Gli scout a Sollicciano  /  Lupetti in Ungheria

Foto di gruppo, al Centro GiovanileSe è già complesso approntare un bilancio annuale fatto di entrate, uscite, prestiti, investimenti e alienazioni, che in fondo sono soltanto numeri e percentuali da armonizzare tra loro, è sicuramente più difficile stendere un bilancio di dieci -tra poco undici- anni di attività scout, dove i parametri da sistemare sono pur sempre le uscite, ma di ragazzi e ragazze che hanno fatto delle scelte; sono ancora gli investimenti, ma stavolta di tempo, di energie, di affetti; sono anche prestiti, ma di fiducia e di generosità, e scommesse, ma d'azzardo e pertanto non denunciabili. Rovistando tra gli archivi della memoria e realizzando qualche rapida operazione, ecco apparire un sintetico bilancio tecnico che sembra lasciar intravedere un saldo attivo (nonostante la freddezza dei numeri, certamente più adatti a fotografare lo stato di salute di un'azienda):

- 15 educatori volontari

- 1 assistente spirituale

- 85 ragazzi e ragazze compresi tra gli 8 e i 20 anni

- una lista d' attesa gonfia di bambini

- 4 belle sedi con il grande vantaggio di trovarsi all'interno del Centro Giovanile

- 1 mezzo fuoristrada

- una splendida casa per accogliere gruppi, con più di 30 posti letto

...ma come valutare la sfida intrapresa dieci anni fa per rendere più forti nello spirito e più solidi nelle scelte quei ragazzi che hanno camminato e stanno camminando con noi? In effetti a un educatore sembra sempre di non aver fatto mai abbastanza, di aver perso sempre la miglior occasione, di aver osato troppo o troppo poco, di non aver resistito a lungo; e quello che brucia ancora di più è che non ti è quasi mai data la possibilità di riprovare, di cancellare e ricominciare da capo. Ecco perché la Comunità Capi, consapevole che affrontare da sola tale missione era quasi impossibile, ha profuso grande sforzo per creare un radicamento, una rete nel territorio, con le altre associazioni, con la comunità parrocchiale, con la scuola, le istituzioni e le categorie imprenditoriali, che permettesse ai capi ed ai ragazzi di sentirsi vivi, coinvolti, interessanti. Un lavoro difficile, faticoso e pericoloso, per le facili strumentalizzazioni a cui poteva offrirsi, ma che abbiamo creduto indispensabile per non fare del cammino scout un' isola felice, una bella parentesi, una "doppia vita". Un lavoro che fosse capace di essere per i ragazzi uno stimolo continuo, costante e gioioso a saper progettare ad occhi aperti; per dare, come in un trampolino, energia e slancio all' "esibizione"; per osservare, come da una vetta, la strada fatta e scorgere quella che resta da fare. Certo, di errori ne abbiamo fatti, di momenti di sconforto ne abbiamo passati, ma fortunatamente non abbiamo mai dimenticato gli insegnamenti di tre grandi maestri di vita, che hanno illuminato il nostro cammino.

Il primo, il più grande, ci ha insegnato l'umiltà, la consapevolezza della parzialità del nostro lavoro e del fatto che siamo semplici strumenti nelle sue mani: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra: dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga. Quando il frutto è pronto, subito mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura" (Mc. 4, 26-29).

Il secondo, diciannove secoli dopo, ci ha trasmesso, oltre al metodo educativo che utilizziamo, la costanza e la perseveranza: "Nell'occuparvi dei vostri Scout aspettatevi delusioni e insuccessi. Abbiate pazienza: sono molto più numerosi coloro che devono la rovina della loro opera o della loro carriera alla mancanza di pazienza che al bere o ad altri vizi" (Lord Baden Powell of Gilwell).

Il terzo, circa trenta anni fa, parlando con una "circolare" dalla montagna mugellana ai suoi ragazzi momentaneamente all'estero, ci ha donato la tenacia: "Un educatore ha sempre delle soddisfazioni piccole o grandi, e sa vedere segni di speranza e di onestà dove gli altri non vedono. Prenderlo in tasca è il suo destino e il suo dovere, ma non sempre; qualche volta lo prendono in tasca gli altri, e il ragazzo malvisto da tutti si rivela un gran galantuomo, un uomo adulto generoso e leale" (don Lorenzo Milani).

Con la gioia e l'entusiasmo di sempre, con le inevitabili cadute, ma sicuri che alla fine ci sarà un unico Vincitore, proseguiamo la sfida.

la Comunità Capi

il filo, Idee e notizie dal Mugello, ottobre 1999 
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