Se la morte è l’abbraccio del Signore…. L’omelia del pievano di Borgo per la Commemorazione dei Defunti
BORGO SAN LORENZO – Stamani, 2 novembre, c’era comprensibilmente un minor numero di persone al cimitero della Misericordia. E in modo ordinato e “distanziato” si è tenuta regolarmente la celebrazione della Messa e la benedizione. Anche quest’anno don Luciano Marchetti, pievano di Borgo San Lorenzo, ha offerto ai presenti una forte e suggestiva riflessione sul tema della morte. Ecco cosa ha detto:
Ogni anno, all’inizio di Novembre c’è questo giorno scolpito nel cuore di tutti: la Commemorazione dei Defunti. Anche per il credente la morte ha un volto mostruoso, brutale: la morte spezza tutto, spezza amori, sogni, desideri. Anche il credente continua a martellare il Cielo con tante domande che restano senza risposta. Anche il credente sente un’indicibile malinconia, una terribile nostalgia per l’assenza di chi si è amato.
Ma l’angoscia, per il credente, è attraversata da una speranza, da una Presenza: quella di Gesù di Nazareth. E il duello tra la vita e la morte si può trasformare in un abbraccio.
In un villaggio della Spagna, la figlia di un uomo chiese al sacerdote di recarsi a casa sua per un momento di preghiera con suo padre che era molto malato. Quando il sacerdote arrivò nella povera casa, trovò l’uomo nel suo letto con il capo sollevato da due cuscini. C’era una sedia a lato del letto, e il sacerdote pensò che fosse stata messa lì per la sua visita. “Suppongo che mi stesse aspettando”, gli disse.
“No, chi è lei?”, disse l’uomo malato. “Sono il sacerdote che sua figlia ha chiamato perché pregasse con lei; quando sono entrato ho notato la sedia vuota a lato del suo letto, e ho pensato che fosse stata messa qui per me. “Ah, la sedia” , disse l’altro. E poi: “Le dispiace chiudere la porta?”.
Il sacerdote, sorpreso, chiuse la porta. L’uomo malato gli disse: “Non l’ho mai detto a nessuno, però ho trascorso tutta la mia vita senza sapere come pregare. Quando andavo in chiesa ascoltavo sempre quanto mi veniva detto circa la necessità della preghiera, come si deve pregare ed i benefici che porta… però tutte queste cose, non so perché, mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall’altro. Insomma, non avevo idea di come fare. Infine, molto tempo fa smisi completamente di pregare. Ho continuato così fino a circa quattro anni fa, poi un giorno ne parlai con il mio migliore amico e lui mi disse: “Pregare è semplicemente avere una conversazione con Gesù. Ti suggerisco di fare così: siedi su una sedia e colloca un’altra sedia vuota davanti a te, quindi con fede guarda Gesù seduto davanti a te. Non è una stupidata farlo, perché Lui stesso ci ha detto: “Io sarò sempre con voi”. Quindi parlagli ed ascoltalo allo stesso modo in cui lo stai facendo con me ora”.
“Ho provato una volta, poi altre volte, e mi è piaciuto talmente che da allora lo faccio almeno un paio d’ore al giorno. Presto sempre molta attenzione a non farmi vedere da mia figlia… altrimenti mi internerebbe subito in un manicomio”. Il sacerdote a questo racconto provò una grande emozione e gli disse che ciò che faceva era molto buono, e lo consigliò di non smettere mai. Quindi pregò con lui, gli impartì la benedizione e tornò alla chiesa.
Due giorni dopo, la figlia lo chiamò per dirgli che suo padre era morto. Il sacerdote le chiese: “È morto in pace?”. “Sì. Quando lei uscì di casa, alle due del pomeriggio, mi chiamò. Andai da lui e lo vidi nel suo letto. Mi disse che mi amava molto e mi dette un bacio. Uscii per delle commissioni e quando ritornai un’ora dopo lo trovai morto. C’è però qualcosa di strano: poco prima di morire deve essersi alzato e avvicinato alla sedia che era accanto al letto, infatti l’ho ritrovato con la testa appoggiata su di essa. Lei cosa ne pensa?”.
Il sacerdote, profondamente commosso, si asciugò le lacrime dell’emozione e rispose: “Magari tutti noi potessimo andarcene in questo modo!”.
Per il credente cristiano, la morte è pasqua, la morte è incontro, la morte è abbraccio o, per dirla con un detto rabbinico, “la morte è scivolare in Dio”. Questa è la lettura cristiana della morte. Il giorno prima di morire, papa Giovanni XXIII, ora santo, al nipote Saverio che stava in piedi, a capo del suo letto, disse: “Scostati, mi nascondi il Crocifisso“. Come a dire: “Se tu mi copri il Crocifisso, mi nascondi l’immagine di Colui che non perde nessuno, io ho bisogno di sapere che non mi sta perdendo, nessuno mi può strappare dalle sue mani”.
Passando tra le tombe ci tornano alla mente i volti di tante persone che hanno saputo mettere i loro occhi pieni di lacrime negli occhi del Crocifisso, che hanno saputo appendere al suo Cuore tutti i perché e hanno saputo appoggiare al suo petto la loro testa. E così hanno avuto in dono la segreta e inaudita speranza che sa regalare il Crocifisso: un abbraccio che ci attende da sempre.
Don Luciano Marchetti
pievano di Borgo San Lorenzo
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 novembre 2020
Salve, la volevo ringraziare per le parole di Speranza e di Carità, di Misericordia, come pure di Amore e di Preghiera che lei ha pronunciato nel giorno di tutti i defunti.
Daniele Orlandi.