

DICOMANO – Ha una lunga tradizione il carnevale dicomanese, nasce sessant’anni fa con don Lino Checchi (articolo qui) che arrivò a Dicomano il 23 settembre 1963 e fu subito amato da tutta la comunità anche grazie alle sue idee volte all’aggregazione della comunità. E del carnevale ci racconta il presidente del comitato Lorenzo Capretti.
Com’è nato il Carnevale a Dicomano, raccontacene la storia.
Nasce nel 1964 da un’idea di don Lino Checchi, parroco della pieve di Santa Maria. Don Lino, infatti, veniva dall’Impruneta dove si celebra la “Festa dell’uva”, una ricorrenza molto sentita che vede la presenza di carri allegorici e, forse, fu proprio questa festa che lo ispirò a fondare il carnevale e la Rificolona nel nostro Comune.
Don Checchi è stata una figura molto amata ed è ancora ricordato con tanto affetto e anche noi lo ricordiamo con una frase che campeggia sopra al nostro capannone: “Insegnò impegno serio, solidarietà piena, senso di responsabilità nelle opere e nei fatti. Fu severo e ed esigente ma volle gioia ed allegria. Questo è Don Lino per noi”. Questo perché è riuscito a creare un gruppo di persone ed amici veramente unito che piano piano si sono legati alle attività da lui promosse. Fin da subito, infatti, il carnevale è stato un punto d’incontro e di aggregazione per tutti: apolitico e libero, in una bellissima atmosfera di allegria e sintonia. Lavoravamo in un capannone letteralmente appoggiato alla Pieve di Santa Maria, una struttura semplicissima dove in pratica sembrava di lavorare all’aperto, a volte anche in condizioni estreme. Poi, nel 2007 ci siamo trasferiti nel capannone nuovo a 100 metri in linea d’aria dal vecchio capannone, costruito dal Comitato che tuttora lo sta pagando: gli spazi sono belli e grandi, attrezzati in modo da poter ampliare le nostre attività. Ed è qui che abbiamo organizzato le cene di raccolta fondi e di beneficienza e le tante altre iniziative legate alla vita del paese.

Farete qualcosa di speciale per celebrare questo compleanno?
Sessant’anni è un bel traguardo, andrebbe festeggiato. Purtroppo però quest’anno il Carnevale cade troppo presto e non riusciremo ad organizzare molte celebrazioni. Ad agosto siamo impegnati con la Rificolona e non è possibile pensare anche al Carnevale, ma sicuramente faremo in modo di rendere anche quest’edizione indimenticabile. Abbiamo pensato, poi, ad un contest fotografico che, attraverso scatti del passato, ne ripercorra la storia.
Qual è lo spirito di questo evento?
Lavorare insieme, creare i carri, aggregarsi e integrarsi dal vivo e non on line. Questo lo spirito del Carnevale che porta, oltre a moltissima gioia, anche movimento in un paese che, ricordiamo, è conosciuto da sempre come “Il paese dei balocchi”.
Quanti siete ad occuparvene? Siete tutti volontari?
Siamo tanti e tutti volontari. L’organizzazione di questo evento è molto lunga e complessa e c’è chi può dedicarsi per mesi interi e chi solo per poche ore. Per noi è importante ogni singolo minuto. Comunque, in media i volontari impegnati tutto l’anno sono tra i 40 ed i 50.
C’è un rinnovo generazionale, ai giovani interessa partecipare attivamente?
Il rinnovo generazionale è purtroppo un problema. I componenti del Comitato, a parte qualche eccezione, sono tutti un po’ “agee”. Diciamo che la collaborazione “giovanile” avviene attraverso la scuola perché, ormai da anni, il comitato del Carnevale collabora con l’istituto comprensivo di Dicomano, Londa e San Godenzo. Le classi dei più giovani vengono a darci mano, soprattutto nella fase di incoraggio della carta, mentre alla scuola media si occupano di realizzare pannelli artistici che poi vanno a completare i carri. Poi capita che qualche ragazzo rimanga dopo la scuola e continui a lavorare con noi, ma sinceramente non sono molti.
L’entusiasmo è sempre vivo?
Deve essere sempre vivo! Siamo stanchi ma contenti. Stiamo insieme in allegria, nel dopo cena si ride si scherza, si mangia e ci prendiamo in giro. È il nostro motore!

Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato?
La principale difficoltà è stata la perdita di don Lino, continuare senza di lui non è stato semplice. Qualcuno davanti alla sua bara mi disse “E ora cosa si fa?”. A me venne da rispondere: “Sicuramente Don Lino qualcosa ci ha insegnato”. E così siamo andati avanti. Poi ci sono le difficoltà più banali, come uscire la prima domenica, ma sicuramente Don Lino da lassù ci aiuta, in qualche modo.

Ed i successi “indimenticabili”?
Avere le piazze piene di gente per le sfilate è soddisfazione ed è sicuramente un successo. Ma la soddisfazione più grande è sentire la porta del capannone aprirsi, vedere il viso di due giovanissimi e sentirsi chiedere: “Avete bisogno?”
L’unico altro carnevale degno di nota in Mugello è quello di Borgo, siete un po’ in “concorrenza”?
Non esiste la concorrenza con Borgo San Lorenzo. Ognuno fa il suo Carnevale con le modalità e le possibilità che gli sono proprie e che fanno parte della propria tradizione. La concorrenza, davvero, non esiste.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 Gennaio 2024