Treno della memoria 2017. I ragazzi del Chino Chini si raccontano
MUGELLO – “Un’esperienza che ci ha fatto crescere sotto molti aspetti. Ci ha aperto la mente ad una nuova visione del mondo in cui viviamo. Il dialogo con i sopravvissuti è stato molto toccante, sono riusciti a portarci indietro nel tempo, facendoci conoscere la verità direttamente dalla voce delle vittime. I campi di concentramento hanno creato intorno a noi la visione del mondo in cui è stata tolta la vita ad una quantità inimmaginabile di persone”. Questo il racconto dei ragazzi mugellani scesi dal Treno della Memoria che li ha portati ad Auschwitz.
“È stata un’esperienza ardua da affrontare, mi sono sentita riportare indietro negli anni, attraversando lo stesso percorso. Mi sono sentita una deportata che camminava sul sangue del compagno morto che veniva trasportato davanti a me. Ho avuto l’impressione di poter percepire la sofferenza, ed è una sensazione che tutti dovrebbero provare”. I ragazzi del Chino Chini sono partiti il 23 gennaio verso la Polonia per cinque giorni di viaggio studio, per ricordare, capire e non dimenticare ed ascoltare le testimonianze di chi è sopravvissuto.
“Per me è stata un’esperienza molto forte. Visitare quei luoghi mi ha fatto provare delle emozioni molto intense, non dimenticherò mai quello che ho visto e penso che ognuno di noi debba vedere almeno una volta nella vita.”
“Questa esperienza ci ha trasmesso emozioni indimenticabili, cominciando dalla partenza che anche per noi, è avvenuta in treno. Condividere con dei nostri compagni, un piccolo spazio per un lungo viaggio, un viaggio ed un’attesa estenuante, oltre a tante altre difficoltà incontrate, ha permesso la creazione di una sorta di comunità; obiettivo già previsto dagli organizzatori. Il viaggio è stato parte integrante della lunga esperienza affrontata, ma solo davanti al cancello di Birkenau, ai lunghi binari che lo attraversano, alla sua vastità e drammaticità, ci siamo resi conto di dove fossimo, dove i deportati hanno vissuto. Percepire la loro sofferenza, che non comprendeva solo la fame , il freddo e la stanchezza, ma anche il terrore di non superare le prove quotidiane, di commettere il più piccolo sbaglio che avrebbe determinato la loro morte.”
L”iniziativa è organizzata dalla Regione, insieme al Museo della Deportazione e Resistenza di Prato.
” vedere quei luoghi ho provato i brividi, non riesco a credere che persone abbiano potuto compiere tante atrocità. Sicuramente al ritorno riflettero’ di più prima di esprimere giudizi sulle persone, ho vissuto forti emozioni “.
“Mi sono fatta tante domande. Mi sono chiesta come sia possibile che l’uomo abbia potuto fare tanto male. Come è stato possibile che nessuno li abbia fermati. Spero che questa esperienza riesca a far superare a noi giovani, tutti i pregiudizi che abbiamo anche nei confronti degli immigrati. Spero che possa farci cambiare, migliorare anche rispetto a ciò che sta accadendo oggi”
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 gennaio 2017