Un inverno senza legna da ardere? L’allarme parte da Firenzuola
FIRENZUOLA – Da Firenzuola e dai suoi vasti boschi si lancia un allarme grave: nel prossimo inverno non solo potrebbe mancare il gas russo, ma potrebbe diventare introvabile – o a carissimo prezzo – perfino la legna da ardere.
In tanti contano e contavano su stufe e caminetti per sopperire al gaso, costosissimo e magari, chissà, razionato. Già il pellet è raddoppiato, ma anche per la legna da ardere si aprono scenari a dir poco preoccupanti.
Lo evidenziano gli operatori del settore forestale, alle prese con una situazione mai conosciuta prima. Una situazione di sostanziale paralisi delle operazioni di taglio. Anzitutto per il peso della burocrazia, e dei costi aggiuntivi che essa produce.
E se non si taglia la legna italiana e toscana, c’è un altro problema, adesso: i Paesi che fino ad oggi fornivano la maggior quantità di legna all’Italia, che importa quasi l’80 per cento dall’estero, Polonia, Ungheria, Croazia, Romania, hanno bloccato tutte le esportazioni di legna proprio per prepararsi a possibili carenze di gas e di energia causate dalla guerra in Ucraina.
Da Firenzuola, oggi su La Nazione, alcuni imprenditori di Firenzuola, denunciano la crescente difficoltà per gli operatori forestali ad effettuare i regolari e previsti tagli dei boschi.
“Ormai ci sono norme su norme che quando devi fare un normale taglio diventi scemo, per una massa di vincoli spesso insensati, che sembrano pensati per compiacere gli pseudoambientalisti, che non conoscono nulla. Così non si riesce più a lavorare il bosco come una volta”, ha sottolineato Piero Galeotti, imprenditore firenzuolino”.
“Invece il bosco va coltivato, ovvero tagliato quando c’è da tagliare. Perché non solo è un’importante risorsa economica, ma anche perché altrimenti si degrada, con rischi idrogeologici e ambientali. Coltivare un bosco significa regimare le acque e mantenere le piste forestali, preziose per l’antincendio”, ha aggiunto Silvia Panzacchi, giovane imprenditrice agricolo-forestale che con i familiari ha un’azienda al Covigliaio che tra le altre cose si dedica al taglio della legna.
Sotto accusa lacci e lacciuoli che scoraggiano l’attività e bloccano l’intero settore. E che, soprattutto, costituiscono un peso aggiuntivo anche da un punto di vista economico, in un settore che di per sé non ha grandi margini di guadagno. Fare le pratiche per richiedere il parere della Sovrintendenza, o quella del Genio civile, o fare perizie geologiche costa, perché c’è bisogno di un tecnico. E poi si pretendono, per i tagli, delle fidejussioni particolari, a tempo indeterminato, una tipologia di garanzia che né banche né compagnie assicurative sono disposte a rilasciare. E non è finita: “Vogliono che si tolgano le radici, e vanno mandate a smaltire, e sono altri costi – si lamentano gli operatori -. Da sempre le si lasciano nel terreno, marciscono, ed è finita lì. Addirittura l’Unione dei Comuni del Mugello ci impone di tagliare con motoseghe elettriche in certe zone per non disturbare la nidificazione, o quando si attraversano i fossetti col trattore non si deve intorbidire l’acqua. Con questi vincoli e questi costi tagliare non conviene più”.
Piero Galeotti, nelle sue dichiarazioni rilasciate alla Nazione muove un appunto anche circa i controlli della Forestale: “I Forestali, venti-trenta anni fa venivano all’inizio dell’attività di taglio, e ci davano indicazioni, prevenivano errori e cose fatte male. Adesso vengono alla fine del lavoro, se hai sbagliato fanno verbali e comunicati, ma l’ambiente naturale danneggiato rimane, e rimangono le multe a carico delle aziende”.
Foto: Fotocronache Germogli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 Agosto 2022