PALAZZUOLO SUL SENIO – Deluso ed esasperato. Ma l’analisi politica che Marco Bottino, sindaco di Palazzuolo sul Senio, espone per motivare il suo addio al PD è lucida e circostanziata.
“Credo proprio che il mio tempo nel PD sia finito. E con esso la ricerca del consenso per quel partito”. A far arrabbiare Bottino è stata la condotta, ormai da mesi, del gruppo dirigente regionale, da Furfaro a Fossi: “Non una parola di autocritica, non un accenno a un modo diverso di confrontarsi con i territori. Solo arroganza e supponenza.”.
Al sindaco di Palazzuolo non tornano le analisi post-voto regionale: “Possibile che nessuna forza politica si sia spaventata dal fatto che anche nelle recenti elezioni in Campania, Veneto, Puglia, abbia votato solo il 44%? Evidentemente sono tutti contenti di vivere in un’oligarchia. Che con la democrazia ha poco a che fare. Pensano: ‘Io faccio come mi pare, morto uno ne trovo un altro’”.
Bottino parla a ruota libera: “Non ho ambizioni di carriera, non lavoro e parlo per conto di qualcun altro, non ci sono delusioni per mancate candidature e incarichi. Son solo deluso, perché questa non è la politica che hanno insegnato a me, e per la quale mi sono sempre impegnato. Aver paura del confronto non è più la mia politica.”
E le accuse al proprio partito, e in particolare alla dirigenza regionale sono nette. Lo dice uno che appartiene, o apparteneva, alla maggioranza schleiniana del Pd: “È un partito che non è più capace di essere plurale – dice Bottino -, che non sa più affascinare e coinvolgere chi lo rappresenta nei territori, che non motiva più i propri sindaci. È un Pd che si basta, che si guarda allo specchio. Ma che non fa niente per coinvolgere le persone e gli amministratori locali. Siamo stati del tutto ignorati. Guarda cosa è accaduto con le recenti elezioni regionali toscane: i criteri di scelta degli assessori, il listino. Hanno deciso loro, in pochi, senza alcun dibattito. Oligarchia, appunto. In passato, si andava in una stanza e ci si davano, si discuteva. Ora le stanze non si aprono più. Mettici in una stanza, chiamaci, e spiegaci le scelte. Niente di tutto questo”.
Così Bottino lascia il Pd. “Il disagio, tra i miei colleghi sindaci, è molto diffuso, anche se molti non se la sentono di prendere posizioni pubbliche. Per quanto mi riguarda questo Pd lo sento sempre meno casa mia e sto valutando cosa fare. Visto che gli appelli e vista la totale insensibilità del gruppo dirigente del Pd, che ci sto più a fare lì dentro? La tessera del Pd non la riprendo. Resterò in attesa. Per ora non si è fatto sentire nessuno dai vertici regionali del mio partito. Evidentemente non gliene importa granché. Se qualcuno capirà che occorre cambiare direzione ne sarò contento, altrimenti resterò il povero bischero che sono. Ma pretendo rispetto, e finora non mi sono sentito rispettato né come militante né come sindaco. Il dissenso mi sia consentito”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 dicembre 2025





