“Accademici mugellani” – Intervista a Marco Bontempi, direttore del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
MUGELLO – Il Mugello ha ben tre direttori di dipartimento universitari, i professori Giuseppe Marrani di Scarperia e San Piero, Marco Bontempi di Vicchio e David Caramelli di Dicomano. Abbiamo rivolto loro alcune domande sulla situazione dell’Università. Ecco cosa ci ha risposto Marco Bontempi, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli studi di Firenze.
Quali sono le principali opportunità e le principali difficoltà nella direzione oggi di un Dipartimento universitario in Italia? L’Università italiana sta cambiando in profondità. Oggi e, ancora di più domani, sta andando verso la forma di una grande organizzazione. Se guardiamo all’Università di Firenze con questa ottica, vediamo un’organizzazione con 3 mila dipendenti, tra personale docente e personale tecnico-amministrativo. In questo senso certamente una delle più grandi organizzazioni pubbliche della Toscana. Una organizzazione di generazione di saperi attraverso la ricerca, chiamata ad essere sempre più internazionale, e di formazione attraverso la didattica, non più solo frontale e monodisciplinare, che è sempre più spinta ad entrare in relazione stretta con il proprio territorio e ad essere un fattore di stimolo e di sviluppo del territorio. Questo è un ruolo diverso da quello, obsoleto ormai, della “torre d’avorio”.
In questa logica i Dipartimenti sono un perno essenziale dell’organizzazione accademica, e le opportunità e le sfide si intrecciano molto. In altre parole, ciascuna opportunità è allo stesso tempo una sfida a migliorare, in questa direzione, la capacità di generazione del sapere, la qualità della ricerca e della didattica. Ma è fondamentale anche la capacità di gestione dei flussi di lavoro di una realtà organizzativa con 1200 dipendenti tecnici e amministrativi. I Dipartimenti, ciascuno con caratteristiche proprie, stanno dentro a questo processo di cambiamento, cercando di innovare e di migliorare le proprie attività di ricerca e la propria offerta formativa tra corsi di laurea e dottorati di ricerca. Mi fa piacere segnalare qui che il Dipartimento da me diretto ha conseguito nella Valutazione della Qualità della Ricerca 2022 – una procedura nazionale che valuta le pubblicazioni scientifiche di ciascun dipartimento ogni 5 anni – il punteggio di 100, il massimo, collocandosi a pari merito con i 6 migliori Dipartimenti di Scienze Politiche e Sociali d’Italia.
C’è certamente ancora molto lavoro da fare, ma la direzione mi pare chiara e va considerato che la situazione attuale del nostro paese (e non solo) è per certi versi paradossale. Infatti, a fronte di una crisi molto preoccupante, abbiamo possibilità di finanziamenti nuove e importanti che richiedono capacità di risposta e di adattamento che, però, non sempre sono già pienamente sviluppate.
I vostri Dipartimenti sono coinvolti dai finanziamenti del PNRR? riscontrate criticità nel gestirli? I progetti PNRR stanno partendo, siamo nella fase del reclutamento dei ricercatori, vedremo meglio le criticità nel prossimo futuro. Ci sono grandi differenze tra i dipartimenti nell’accesso a questi fondi. Il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali è coinvolto nel PE8, un network di università italiane coordinato proprio dall’Università di Firenze, dedicato allo studio delle implicazioni sanitarie, economiche, tecnologiche, sociali e culturali dell’invecchiamento della popolazione in Italia. Come è noto, il nostro paese ha il (poco entusiasmante) record di avere la popolazione con il più alto tasso di invecchiamento al mondo e uno dei più bassi tassi di figli per donna al mondo. Questa caratteristica, densa di implicazioni e conseguenze per il nostro futuro, può essere studiata e gestita solo con un intreccio di analisi di discipline differenti che possano, lavorando in sinergia, fornire strumenti e indicazioni anche per i decisori politici. L’obiettivo di questo grande progetto è di cogliere questa caratteristica della popolazione italiana come un’opportunità per mettere a fuoco analisi e proposte su come affrontare l’invecchiamento della popolazione con politiche adeguate, anche in considerazione che nell’arco di non molti anni, altri paesi occidentali si avvicineranno al profilo demografico che già oggi noi abbiamo. Inoltre, sempre su fondi europei, ma in questo caso legati alle linee Green e Innovazione dei progetti PON, il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali ha in corso una ricerca in Mugello, in partnership con Agriambiente, con un ricercatore appositamente dedicato a questo, sul tema della nuova imprenditorialità agricola e resilienza delle aree interne e metropolitane. Si tratta di una ricerca sugli strumenti di politica pubblica in grado di sostenere il contributo dell’agricoltura, tramite le nuove generazioni, alla resilienza delle comunità locali. È un esempio di come la ricerca socio-politica può essere di supporto alle politiche di sviluppo territoriale.
Vista rispettivamente da Firenze e da Siena, come appare l’offerta universitaria toscana nel suo complesso? La Toscana ha un’articolazione ricca e prestigiosa di Atenei. Infatti, insieme alle Università di Firenze, Pisa e Siena, la formazione universitaria è sviluppata dalla Scuola Normale e dalla Scuola Superiore Sant’Anna, entrambe a Pisa. Ciascuno di questi atenei ha centri e dipartimenti di eccellenza, sia per quanto riguarda la ricerca che la didattica. Il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali ha accordi di collaborazione e scambio di studenti sia con la Scuola Normale, per la Classe di Scienze Politiche e Sociali, che con la Scuola Superiore Sant’Anna, sempre per le Scienze Politiche e Sociali. Attualmente, in base a questi accordi, i corsi di laurea magistrale del nostro Dipartimento sono parte dell’offerta che la Scuola Sant’Anna fa ai propri studenti, che possono quindi iscriversi ad uno dei nostri corsi e continuare a frequentare i corsi di formazione della Scuola. Sempre in base a questi accordi, una docente, incardinata nella Scuola Normale, tiene un insegnamento in uno dei nostri corsi.
Quali sono le aspettative che le studentesse e gli studenti dimostrano quando si iscrivono ai corsi di laurea dei vostri Dipartimenti? Se oggi si accede a percorsi formativi universitari a cosa veramente si viene preparati? Le valutazioni che studenti e studentesse danno dei corsi di studio attivati dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e coordinati dalla Scuola di Scienze Politiche, sono in generale molto positive. L’attrattività è testimoniata da un incremento di iscritti negli ultimi anni. Ad esempio, i giornali, proprio nello scorso ottobre, hanno riportato che l’Università di Firenze ha registrato un incremento di iscritti che è in controtendenza al calo registrato su scala nazionale. I contenuti della preparazione sono, ovviamente, molto diversi da corso di laurea a corso di laurea. Nel caso dei nostri corsi di laurea, la preparazione ha sempre un forte nucleo culturale al quale, in modi e forme differenti, si collega la formazione di competenze professionali, attraverso tirocini, di diversa durata, e, negli ultimi anni, anche tipi di didattica non solo frontale, cioè seminari, laboratori, forme di didattica esperienziale, incontri con professionisti. Lo sforzo è di avvicinare la formazione culturale propria delle scienze sociali alla preparazione professionale. In certi casi, come nei corsi di laurea di Servizio Sociale, sia triennale che magistrale, la formazione vede una importante collaborazione con l’Ordine degli Assistenti Sociali della Toscana, alcuni Assistenti Sociali insegnano materie professionali in questi corsi di laurea proprio per collegare in modo più stretto possibile la formazione con la professione, oltre, naturalmente, ai tirocini che in questi corsi sono molto impegnativi. Il corso di laurea triennale di Scienze Politiche ha, ovviamente, una impostazione diversa, più centrata sulla formazione culturale, con esperienze di tirocinio peculiari e con possibilità di corsi che attivano lo studente o la studentessa in una didattica di maggiore coinvolgimento.
Esperienze internazionali di studio (es. Erasmus o lauree a doppio titolo) sono ricercate dagli studenti che incontrate? e come vengono gestite adesso fra pandemia e crisi internazionale fra Russia e Ucraina? Si, certamente. Le esperienze di studio all’estero sono occasioni importanti di formazione culturale, ma anche umana. Il nostro Dipartimento ha numerosi accordi con università europee (oltre 140) e anche americane e asiatiche (oltre 50). Nell’anno accademico 2021/2022 sono stati circa 200 gli studenti stranieri che sono venuti in Erasmus a studiare nei nostri corsi di laurea e circa 120 gli studenti nostri che sono andati in università straniere in Erasmus. Anche i tirocini all’estero sono opportunità che interessano agli studenti e diverse decine hanno già fatto questa esperienza, il cui interesse è in crescita. La pandemia ha certamente fermato questi flussi, ma solo temporaneamente, infatti, già dal 2021-2022 i numeri, come ho detto, segnalano una vivace ripresa. Diverso è l’impatto della guerra in Ucrania sugli accordi di scambio con università russe. Sono stati tutti sospesi dal Ministero poco dopo lo scoppio della guerra e la loro possibilità di ripresa dipende da quanto succederà in futuro.
Qual è lo stato in Toscana dei servizi agli studenti? per chi vive in zone di provincia metropolitana, come il Mugello, quanto è difficile affrontare la vita da studente pendolare o sostenere i costi di un trasferimento? Purtroppo, i servizi in questo campo sono ancora limitati rispetto alle richieste. Alcune cose sono andate migliorando, come le borse di studio, ma altre, che non dipendono direttamente dagli atenei, come le residenze universitarie, gestite dalla Regione, restano insufficienti per coprire le necessità di studentesse e studenti fuori sede. In molte città universitarie si vede, in questi ultimi tempi, una crescita degli affitti per singole stanze (talvolta per singolo letto!) che rendono molto difficile e costosa la mobilità studentesca. È un tema che incrocia attori e politiche regionali, metropolitani e universitari, quindi sicuramente complesso, ma che già oggi la crisi in corso fa sentire l’urgenza di interventi in questo settore. Non entro poi nelle questioni connesse al pendolarismo, perché i mugellani sanno benissimo le difficoltà e anche le lotte che sono state fatte e ancora oggi ci sono per poter avere possibilità di mobilità con Firenze meno tormentate di quelle attuali.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – marzo 2023