Addio frutta mugellana. Stavolta le gelate l’hanno combinata grossa…
MUGELLO – Giornate di sole, con temperature al di sopra della media stagionale ci hanno fatto sperare in una primavera calda e piacevole ma poi, in poco tempo, le temperature si sono abbassate drasticamente tornando anche sotto lo zero, con gelate e nevicate anche a quote relativamente basse. Una condizione che non ha giovato all’agricoltura, come ci spiega Giacomo Tatti Presidente Coldiretti di Barberino di Mugello e imprenditore agricolo proprietario dell’Azienda Latera.
Qual è la condizione del raccolto dopo le gelate degli scorsi giorni? Direi che è drammatica. Per quanto riguarda l’aspetto produttivo fruttifero abbiamo un azzeramento totale della produzione. In parole povere quest’estate non avremo a disposizione frutta in Mugello. Forse qualche mela, perché l’albero fiorisce più tardi, ma anche quest’albero ha subito grossi danni. Per quanto riguarda, invece, la produzione orticola abbiamo perso totalmente il primo raccolto ma, essendo per la maggior parte piante che hanno una riproduzione continua, come ad esempio i baccelli, l’insalata e le fragole, ci sarà un recupero della produzione nel prossimo periodo.
Ma in pratica, cosa è successo? Queste gelate hanno congelato i fiori. Il problema però non è dovuto tanto a questo freddo improvviso quanto al caldo anomalo che abbiamo avuto nei giorni precedenti. Le piante si sono “risvegliate” e sono fiorite. Poi, a causa del freddo improvviso, i fiori e le gemme si sono congelate e sono morte. Ma se non avessimo avuto questi giorni con temperature quasi estive le piante non avrebbero avuto questo “risveglio” ed il problema sarebbe stato minore.
Ci puoi spiegare a cosa è dovuto questo freddo? Queste condizioni si verificano a causa dell’inversione termica: quando il vento si ferma, si va a creare una condizione per la quale, dalle montagne, l’aria fredda scorre più in basso e va a ristagnare nelle valli, un po’ come fa l’acqua ma, invece di crearsi un bacino idrico si crea una sorta di “lago di aria gelida”. Quindi, ci ritroviamo una temperatura inferiore allo zero. Perché si verifichi questo è necessario cielo sereno e zero vento e per evitarlo devi creare una specie di “effetto serra” come usava negli anni ’60 dove usavano i copertoni che, incendiati, creavano delle particelle che andavano a creare una “cappa di fumo” densa e calda. Ma adesso non usciamo più questi metodi perché sono molto inquinanti.
Non c’era nessun modo di “prevenire” o “proteggersi” da questa situazione? No, perché non ce lo aspettavamo e non eravamo pronti. Il Mugello è una zona in cui molto spesso si verificano gelate tardive ma mai di questa portata, o almeno non ne abbiamo memoria. Esistono delle assicurazioni per le gelate ma sono molto costose e nel 90% dei casi non vengono sfruttate, preferiamo coprirci nei confronti di situazioni più probabili come le grandinate.
Avete già la stima delle perdite? Attualmente no, ancora non sono pervenute tutte le denunce alle autorità di controllo incaricate dalle associazioni e dalla Regione per verificare i danni.
Ci sono, però, delle tecniche che possono in qualche modo proteggere il raccolto…Ci sono, come l’accensione dei fuochi o “l’anti-brina” ma non avrebbero funzionato perché, per avere dei risultati, sarebbe stata necessaria un’operazione organizzata e consistente nel tempo. Mi spiego meglio: se accendi un fuoco, il suo calore riesce a coprire all’incirca 20 metri. Quindi, per ettari di coltivato serierebbero tanti fuochi, tanto combustibile ed altrettanta manodopera. Questo genere di tecniche sono utili per piccole produzioni, l’unica soluzione sarebbe avere un impianto di combustione diffusa ma, come ho già spiegato, sono situazioni rare.
Quindi quest’anno niente frutta mugellana? No, quest’anno niente. In realtà ancora non siamo in grado di dire se la produzione è stata distrutta al 100% o al 90%, ma poco cambia perché quando andiamo a piantare una produzione calcoliamo un piano di rientro in base all’investimento, e questo comporta anche le spese per la raccolta, per combattere i possibili parassiti etc. In questo caso i costi che dovremmo sostenere non meritano: un raccolto del 10% non è sostenibile e quindi per un imprenditore agricolo è più conveniente lasciare il frutto sull’albero. Poi dipende un po’ ma sicuramente non verranno venduti nelle grandi distribuzioni ma saranno destinate al consumo personale o alla vendita nei piccoli mercati dei produttori.
E quindi, da chi compreremo la frutta? Quest’anno sarà frutta d’importazione, arriveranno da altre zone della Regione dove questo problema non c’è stato, oppure da fuori. Io consiglio sempre di rimanere nell’ottica del Chilometro zero, in questo caso acquistando prodotti che siano più vicini al nostro territorio. Ricordiamoci che questi che stiamo vivendo sono effetti climatici dovuti alle attività non sostenibili e, scegliendo prodotti vicini, facciamo la nostra parte per tamponare queste “reazioni” che la natura manifesta.
Irene De Vito
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 aprile 2021