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Dai “comitati del NO” ai “promotori del SI’”
Ho già avuta l’occasione di scriverlo in un altro pezzo. Quindi non è una novità, solo una constatazione. Il Mugello è uno spicchio di Toscana, un angolo del mondo, dove accade tutto ciò che succede da altre parti del pianeta. Appunto, comprese le dispute dialettiche sui modelli di crescita e sviluppo dei territori e altresì la tutela e il rispetto dell’ambiente. Tutto finirà quando si troverà un giusto equilibrio per far convivere tesi diverse, sperando che non finisca prima la materia della contesa, il mondo in cui viviamo. Con una postilla, ai temi sulla tutela ambientale aggiungiamoci una peculiarità ineluttabile, la bellezza per ciò che ci circonda. Cosa affatto di poco conto.
Il Mugello in questi ultimi anni, almeno trentacinque, tralasciando cioè la costruzione più datata dell’Autostrada del Sole, è stato oggetto di grandi trasformazioni urbanistiche e territoriali di utilità pubblica. Inevitabile. Alcune di rilevanza nazionale, come la ferrovia ad alta velocità, la variante di valico, fino all’attuale ampliamento della stessa Autostrada del Sole. Altre con ricadute regionali, come l’invaso di Bilancino. Oltre a queste, giusto per ricordarlo, l’Autodromo del Mugello, investimento voluto da ACI Firenze, e oggi privatizzato. Forse poche, forse troppe. Indiscutibilmente, durante il periodo della loro realizzazione hanno creato forti benefici per l’economia locale. E l’onda della ricaduta economica favorevole per il territorio continua ancor oggi proprio con l’apporto di queste stesse opere. Ad eccezione però della linea ferroviaria veloce, certo indispensabile per la collettività, ma al contempo solo sopportata, senza alcun ritorno tangibile per gli indigeni. Anzi con uno strascico di ferite ambientali irreparabili, frutto di una ingegneria improvvisata, farfugliona, prona alla visibilità della politica e disinteressata al tema ambientale.
A tutto ciò si devono aggiungere le iniziative dell’imprenditoria privata che hanno, comunque, inciso sulla trasformazione urbanistica e sull’economia dei luoghi. Positivo il ruolo dell’Outlet di Barberino di Mugello, con un modello di architettura seppur artefatto ma ben inserito nel contesto di quella zona ove è stato realizzato. Censurabile, invece, la missione di società a intero capitale pubblico che imperversano nel mercato della speculazione edilizia industriale e artigianale, privilegiando il consumo di suolo pubblico anziché recuperare volumetrie in aree dismesse o abbandonate. Già, quest’ultima una pura velleità autoreferenziale di palazzo, o da palazzo che dir si voglia. Pianvallico docet.
Poi, nonostante le dicerie di una parte del pensiero comune, c’è stato l’unico caso in cui la voce dei cosiddetti “comitati del NO” ha prevalso sull’irragionevolezza di un investimento calato qui, nelle nostre parti, con forti sponsorizzazioni, da Legambiente su tutti, per creare, in principio, un bruciatore di legna per generare energia elettrica, poi, avvedutisi della scelleratezza del progetto, per produrre il pellet, con quantitativi arborei da foresta amazzonica. Eppure in quel caso i “promotori del SI”, qualcuno con ruolo pubblico, in sostegno dell’iniziativa addussero verità pseudo scientifiche, sposandone teorie d’impresa a scatola chiusa, per partito preso, snocciolando dati e numeri come fosse una cosa loro. Storia recente. Sconcertante.
Adesso toccherà alla questione dei nuovi mulini a vento sul crinale appenninico nel territorio di Dicomano. Un remake di quelli già esistenti nel comune di Firenzuola, al passo della Raticosa (3) e sul monte Carpinaccio (14). Forse, più che sicuramente, produrranno energia pulita e risorse economiche per le casse comunali, ma allo stesso tempo appariranno come delle protesi meccaniche tali da rendere carnevalesco lo scenario del paesaggio. Ai più potrà non interessare la questione, per altri sarà tollerabile, o anche indispensabile, l’inserimento nel contesto ambientale. Gli intransigenti, poi, tacceranno come retrogradi coloro che si opporranno. Punti di vista, ovvio. Forse occorrerebbe valutare bene caso per caso, benefici reali e inutilità, senza far scadere il tutto in dispute fra parti contrapposte.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 aprile 2020
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