“Dall’alba al tramonto”, Ivo Diani di Firenzuola racconta la sua vita
FIRENZUOLA – E’ un libro sorprendente quello che si presenta martedì 16 agosto, alle 17.30 a Paliana, nel comune di Firenzuola. “Dall’alba al tramonto” lo ha curato il romano Giorgio Stockel, che ha trascritto e messo insieme quattro manoscritti di Ivo Diani.
“Sono nato nel 1928 a Pagliana nel comune di Firenzuola”, esordisce Diani, che nel suo paese è figura molto nota. E non solo per essere stato consigliere comunale comunista, poi passato a Rifondazione. Un personaggio, con i suoi 88 anni, che ha deciso di aprire i bauli della memoria per raccontare tutta la sua vita.
E ci sono pagine davvero spiazzanti, e perfino impressionanti. Alla fine del suo racconto Diani dice che non tutto ha raccontato. Ma quello che racconta non è poco, spesso senza alcuna remora. Come quando rievoca le durezze, ed anche le cattiverie e le botte inflittegli dai suoi genitori. Terribili le pagine dell’adolescenza, con una vita fatta di stenti. E poi il passaggio del fronte, raccontato in modo molto personale. Tanto che il “compagno” Diani non ha problemi a raccontare del suo fratello e del suo cognato trucidati dai partigiani, e a descrivere l’umanità sperimentata invece in molti tedeschi: “Due giorni dopo tre tedeschi che scappavano dal fronte che era vicinissimo, sono andati in una casa chiedendo gentilmente se potevano lavarsi, sono arrivati i partigiani facendo una sparatoria, uccidendo un tedesco e una bimba che si trovava in quella casa, i tedeschi senza sparare sono rimasti in casa mentre i partigiani continuavano a sparare, ferirono anche uno di loro e lo fecero morire dissanguato. Era quello che si era opposto all’uccisione dei miei, così si liberarono di un testimonio scomodo”. E racconta altri episodi e commenta: “Anche questi cosiddetti partigiani oggi li si considera eroi della patria. Durante la Resistenza i partigiani hanno fatto uccidere centinaia di civili, sapendo bene che per ogni tedesco ucciso ne sarebbero stati uccisi dieci civili”.
Se Diani descrive la gentilezza dei tedeschi, non è tenero invece con gli americani, dei quali racconta diversi fatti “di cattiveria”.
Ma non c’è solo la guerra nelle memoria di Ivo Diani: c’è anche la ricostruzione, l’amore e la moglie, le famiglie che gli hanno voluto bene, la sua passione per il ciclismo, lui che sfidava e vinceva l’autista alla guida della SITA di linea dell’Alto Mugello, nella corsa in salita da Firenzuola alla Casetta su una strada non ancora asfaltata. E c’è la politica, le vicende delle cave di Firenzuola, che vide sempre Diani fra gli oppositori, e le manfrine del suo partito, il Pci, per non farlo rieleggere in consiglio comunale.
E dice la sua anche sulla politica di oggi, su Berlusconi – “Con scandali di ogni genere ci ha disonorato in tutto il mondo”-, ed anche sul partito di Grillo: “Un nuovo partito è nato per protesta, mettendosi 5 Stelle sul petto. Ma non si sa cosa vogliono, tutto e il contrario di tutto, le leggi o non le conoscono o non le vogliono conoscere, tutte le regole per loro sono negative, non vogliono esporsi al pubblico, fanno riunioni segrete. Ma allora cosa vogliono? Non si è capito quali idee hanno, vogliono fare un partito totalitario? Ne abbiamo avuti nel nostro passato”.
Il libro, curato da Stockel, è particolare: insieme a un buon apparato fotografico, le pagine riportano non uno, ma quattro testi di Diani, pur molto simili tra loro: “Penso che la decisione di scrivere le quattro agende che contengono racconti molto simili tra loro -spiega il curatore- sia stata presa con l’intenzione di meglio ridescrivere gli episodi, talvolta per smussare spigoli, talvolta per drammatizzarli con l’intento di renderli il più possibile aderenti a quello che ricorda di quegli episodi della propria vita. L’intenzione di fondo credo sia stata quella di far comprendere ai propri figli come sia possibile condurre una vita così difficile e allo stesso tempo rimanere fedele ai principi dell’onestà e del rispetto per le altre persone e per l’ambiente fisico”.
Stockel continua: “Leggendo e rileggendo diverse volte i testi delle quattro versioni per poterne fare una trascrizione più corretta possibile, da una iniziale difficoltà sono riuscito piano piano a capire il modo di ragionare di Ivo, quasi a sentire la sua voce raccontare gli episodi del manoscritto così come avevo ascoltato nella registrazione dell’intervista che mia moglie Elena aveva fatto nel 2010 a Ivo sul passaggio nella vallata di Firenzuola del fronte della Seconda Guerra Mondiale. I quattro manoscritti di Ivo possono essere definiti come quattro racconti orali espressi in forma grafica, brani di cultura orale in un’era di cultura stampata. Da parte di Ivo penso non vi sia mai stata alcuna preoccupazione di ordine ortografico, sintattico e grammaticale che potesse rendere meno fluido e immediato il suo racconto. Con una scrittura incerta per via dei suoi ottantacinque anni, Diani ha lasciato scorrere sia la forma che il contenuto di come a lui apparivano alla mente alcuni degli episodi della sua vita. Come fosse davanti a un caminetto e stesse raccontando quegli episodi della sua vita a un amico che ne stesse curando la registrazione. La lettura dei manoscritti di Ivo e la loro trascrizione è stata una esperienza che mi ha consentito di accedere a una modalità comunicativa più umana, meno letteraria, non mediata dagli inevitabili riferimenti alla cultura editoriale corrente. Ammiro il coraggio che Ivo Diani ha avuto nello scrivere, all’età di ottantacinque anni, senza elzeviri letterari e senza retorica, episodi nudi e crudi della propria vita senza mai scansare le proprie responsabilità e gli errori commessi. Non è cosa facile mettersi a nudo”.
Diani lo fa, e il suo è un contributo importante per capire meglio come si viveva, pochi decenni fa, in Mugello. Un libro dunque non banale, ma originale e prezioso.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 agosto 2016