Domande e risposte sul terremoto di Marradi. Intervista al geologo Guglielmo Braccesi
BORGO SAN LORENZO – Come può essere letto e interpretato lo sciame sismico in atto in Appennino, e in particolare nella zona di Marradi? Come si inquadra nel sistema delle faglie attive in Mugello? Perché a Barberino nel 2019 una scossa simile ha fatto più danni? E’ fondata la credenza che i terremoti più forti avvengano sempre di notte? Abbiamo rivolto queste e altre domande al geologo mugellano Guglielmo Braccesi, che si occupa ormai da 25 anni di geofisica.
Quando ha saputo delle scosse la loro localizzazione l’ha sorpresa? Sappiamo se nella zona di Marradi ci sono delle faglie attive? “Mugello e Alto Mugello sono zone particolarmente sismiche, per cui è normale che avvengano terremoti di questo genere. Probabilmente ancora l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia non ha ancora determinato su quale faglia in particolare ci sia stato l’innesco del terremoto, però comunque ce ne sono una serie in direzione appenninica, parallele tra loro; una delle quali passa ad esempio da Ronta. Il terremoto di Marradi è dovuto alla fase distensiva della placca adriatica, che interessa la zona dell’Appennino”.
Un fenomeno in atto da molto tempo? “Decisamente sì, tutti i terremoti che abbiamo avuto noi storicamente sono legati a questo fenomeno”.
In base alla sua esperienza e ai suoi studi, quali evoluzioni sono possibili rispetto a questo sciame sismico? “Uno sciame sismico tende sempre a dissipare energia. L’energia che si forma nel sottosuolo, se si dissipa tramite molte scosse sismiche solitamente non genera un terremoto di grossa intensità. E lo sciame sismico è proprio una dispersione di energia attravrso piccole scosse. Poi però ovviamente ce ne può essere qualcuna meno piccola, come quella avvenuta alle 5 del mattino di qualche giorno fa”.
Nel caso dell’Aquila nel 2009 si ebbe però uno sciame molto lungo con una scossa importante. “Esatto, quando c’è uno sciame sismico, dopo le prime scosse, non è ecluso che si possano verificare scosse, paragonabili o anche superiori. Purtroppo la conoscenza dei terremoti è ancora molto limitata. Sappiamo bene quello che succede dopo la scossa, non si sa ancora praticamente niente in fatto di previsione della scossa”.
Che fare allora? E’ possibile però azzardare delle previsioni su base probabilistica o una serie storica guardando agli intervalli di tempo tra i fenomeni che si sono verificati? “Noi sappiamo che il Mugello è tutto sismico, sappiamo che i terremoti ci saranno, non sappiamo però quando ci saranno. La serie storica che noi conosciamo è estremamente limitata rispetto alla storia sismica di un territorio. Noi conosciamo soltanto le ultime centinaia di anni, però i terremoti hanno tempi di ritorno che non sono paragonabili . Sapere che c’è stato un terremoto in Mugello cento anni fa, ad esempio, non è così significativo. Come dire che abbiamo una visione troppo di dettaglio e ci manca invece quella globale”.
Perché a Barberino di Mugello nel 2019 una scossa di magnitudo anche più limitata (4.5 contro i 4.9 di Marradi) ha fatto in realtà più danni? “Perché le condizioni geologiche di Barberino sono molto diverse dalle condizioni geologiche di Marradi. Anche a Barberino, poi, non tutta l’area del Comune ebbe le stesse problematiche strutturali, La zona che ha avuto più danni alle strutture è stata la fascia nella quale c’è una profondità del substrato roccioso compresa tra 10 e 20 metri dal piano di campagna. La presenza di dieci o venti metri di sedimenti al di sopra dello strato rigido della roccia è la situazione sismica più pericolosa, nella quale le onde sismiche si amplificano molto di più. Mentre una situazione, come a Marradi, con gran parte del territorio su roccia, è chiaro che l’amplificazione della scossa sismica sarà molto più ridotta. Quindi, a parità di magnitudo, ci saranno condizioni peggiori in situazione geologiche come quelle che sono capitate a Barberino”.
Guardando le magnitudo delle ultime scosse si vede che mercoledì se ne sono verificate molte sopra il valore di 2. La cosa la preoccupa? “Sono scosse che fanno parte dello sciame. Più sono frequenti e di minore intensità e più la situazione è tranquillizante, in quanto si ha dissipazione coistante dell’energia. Quando invece si ha un’alternanza di magnitudo più alte e più basse vuole dire che lo stress nel sottosuolo non è costante, e quindi si possono generare anche terremoti di più forte intensità. Però la scala giornaliera non è significativa nella totalità dei dati, tutto va letto su tempi più lunghi”.
C’è la credenza che le scosse più gravi avvenfgano sempre di notte. Da cosa nasce? “Nasce dal fatto che di notte normalmente siamo tutti fermi a letto, e percepiamo con più facilità qualsiasi movimento. Di giorno ci muoviamo, siamo impegnati in attività che magari non ci consentono di sentire le scosse più piccole. Però non c’è nessuna correlazione tra orario, notturno o diurno, e scosse sismiche. Come non c’è nessuna correlazione con le condizioni atmosferiche. Ad esempio ogni tanto si sente dire che un caldo anomalo sarebbe legato al terremoto, ma sono cose che non c’entrano niente”.
Come concludere? “Resta il fatto che il terremoto non si prevede, però si previene; attraverso una cultura corretta di quello che bisogna fare prima del terremoto, di come attrezzarsi in modo da resistere al terremoto. Noi non possiamo sapere quando la scossa avverrà, però sappiamo che le nostre zone sono notoriamente sismiche, per cui sappiamo che prima o poi un terremoto ci sarà. Quindi bisogna adeguare le nostre case, e soprattutto le nostre scuole. È la prima cosa che dobbiamo fare; dobbiamo semplicemente imparare a convivere con il terremoto. Ad esempio in Giappone, che è molto più sismico di noi, hanno imparato e da tempo riescono a costruire strutture che reggono a magnitudo molto più importanti delle nostre. Noi purtroppo abbiamo un patriomonio strutturale molto vecchio e spesso costruito anche in modo povero, per cui è quello più soggetto ad aver problemi in caso di terremoti. Però tutto quello che possiamo fare dal punto di vista della prevenzione e della ristrutturazione delle strutture va fatto; perché dobbiamo immaginare che prima o poi qualche scossa la dovremo sopportare”.
In questo senso, visti i lavori che si stanno svolgendo per l’adeguamenti di molte scuole del territorio, si va nella direzione giusta a suo avviso? O si va troppo piano? “Purtroppo si va piano, perché in Italia la burocrazia è molto lenta. Non è un problema di un Comune o di un’amministrazione, è un problema generalizzato. Si va troppo lenti e bisognerebbe invece che le scuole fossero le strutture più sicure, perché sono i luoghi dove i nostri ragazzi passano tantissimo tempo. Ho letto in questi giorni che qualcuno si è lamentato perché in Mugello le scuole sono state chiuse per un giorno, chiedendo perché lo si è fatto, visto che sono in gran parte antisismiche. Però, dopo una scossa relativamente importante, è giusto rendersi conto se le scuole hanno subito un danno oppure no, prima di farci rientrare i ragazzi. Per cui tenere a casa i ragazzi un giorno è stato il tempo minimo necessario per poter verificare tutte le strutture , grazie all’impegno della Protezione Civile e dei tecnici, che hanno dato la possibilità di riaprire le scuole in totale sicurezza”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 Settembre 2023