Don Cristian Quintana Silva, dal Nicaragua a Borgo San Lorenzo
BORGO SAN LORENZO – La parrocchia di Borgo San Lorenzo ha un nuovo cappellano. Viene dal Centro America, dal Nicaragua. Il suo nome è Don Cristian Socrates Quintana Silva e ha 43 anni. Gli abbiamo fatto un’intervista di benvenuto.
Raccontaci un po’ di te…
“Sono in Italia da quasi tre anni: arrivai a Roma nel dicembre 2021. L’Arcivescovo di Managua mi ha inviato a studiare teologia pastorale, all’Università pontificia Lateranense, discutendo la tesi nel giugno scorso. La prima idea poi era di tornare nel mio Paese, a fare l’insegnante, ma la difficile situazione del Nicaragua ha consigliato di farmi rimanere qua e il cardinale ha cercato una Diocesi italiana; alla fine, parlando col Card. Betori, sono stato destinato a Firenze per tre anni, come sacerdote missionario, sacerdote fidei donum; ed è previsto un possibile rinnovo per altri tre anni. Io faccio parte del Cammino Neocatecumenale, e i sacerdoti che vengono da questo movimento sono disponibili ad andare in ogni parte del mondo, dove c’è bisogno”.
Che intendi per difficile situazione in Nicaragua?
Il Nicaragua è un paese religioso, ma da tempo i cristiani sono perseguitati dal regime: è un governo totalitario, una dittatura. E’ missione della Chiesa di Dio annunciare la verità, e questo molte volte non piace ai governi. Adesso però sta nascendo un dialogo, perché non è facile per la gente vivere in angoscia.
Ci racconti della tua vocazione?
La voazione è nata attraverso il Cammino Neocatecumenale. I miei genitori già ne facevano parte. Siamo una famiglia, cinque fratelli, quattro fratelli e una sorella, io sono l’ultimo maschio, e i miei genitori ci hanno introdotto nella Chiesa attraverso il Cammino. Io ho iniziato a parteciparvi da giovane, avevo 12 anni. Ogni anno, in questo movimento, si fanno incontri con i giovani e si chiedono vocazioni: alle ragazze per entrare in convento , ai ragazzi per andare in seminario.
Sentivo di non essere felice. Prima di entrare in seminario, a 24 anni, avevo la mia carriera lavorativa, ero ingegnere di sistemi informatici, avevo una fidanzata, ma mi sentivo triste. E grazie a Dio, attraverso il Cammino e i catechisti che mi hanno aiutato a discernere, ho capito da dove veniva questa tristezza, era una mancanza, il non avere Dio dentro la mia vita. Nonostante stessi dentro la Chiesa , seguivo di più il mondo, le varie amicizie. Avevo paura della chiamata di Dio. La prima volta che l’ho sentita ero piccolo, avevo 8 anni: nel quartiere dove abitavamo c’era un convento di suore, e io stavo spesso in chiesa: quando arrivava il pret , che in quel tempo era una figura importante, tutte le persone avevano rispetto verso di lui, e per me era una figura, santa; dentro di me dicevo: ‘E’ impossibile un giorno diventare come lui, però mi piacerebbe essere come lui.’ Poi a 24 anni ho deciso di mettere Dio al centro della mia vita, e sono entrato in seminario a Managua, dove sono rimasto 9 anni, e sono diventato sacerdote, ordinato il 17 ottobre 2015″.
Qual è stato il tuo primo impatto con Borgo San Lorenzo?
“Mi è piaciuto tanto. Quando stavo a Roma, e mi chiedevano dove vai, e io rispondevo Borgo San Lorenzo, le persone che conoscono questi luoghi mi dicevano che il Mugello era bello, la montagna, il clima, il cibo buono. Il primo impatto me l’ha confermato e mi ha colpito tanto. Mi sono commosso, perché Borgo mi ha ricordato quando ero in Nicaragua: là, da diacono, ho fatto un’esperienza fuori dalla capitale, in un paese che è distante 45 minuti da Managua. Come Borgo da Firenze, e lì la gente è come a Borgo, vicina al sacerdote, si conoscono tutti, un ambiente gradevole, e mi ha colpito il panorama, davvero affascinante: a me piace camminare, e ogni volta che esco vedere il fiume, il paesaggio, le montagne, è veramente bello, e sono davvero contento.”
E la gente?
“Anche il contatto con le persone è stato molto bello e positivo. Mi ha aiutato tanto il parroco don Luciano che dal primo giorno mi ha detto, invece di spiegarti come funziona la parrocchia, vieni con me e dove vado io vieni anche tu. Così passiamo a incontrare le persone, a visitare i malati, e ho iniziato a conoscere le persone, persone aperte, caritatevoli, persone che veramente sembrava mi conoscessero da tanto tempo. Tutto questo in città non accade: sono stato a Roma due anni, e la gente per la strada non saluta, ti guarda come uno sconosciuto.”
Avrai qualche compito particolare in particolare?
“Sono stato nominato viceparroco a Borgo, o cappellano, come si dice comunemente: questo significa che sono a tempo pieno, dipendo dal parroco e da cosa dispone che io faccia, non sono a studiare, sono a servizio completo della parrocchia. Ho già iniziato il lavoro pastorale, celebrare la Messa, ho fatto un battesimo, le confessioni, ma credo che don Luciano piano piano mi indicherà più specificatamente i miei compiti nella parrocchia.”
Senti un tuo carisma particolare?
Una cosa a me piace particolarmente: in Nicaragua ho lavorato tanto con persone delle quali nessuno vuol prendersi cura: là erano i carcerati, e aiutavo il cappellano del carcere. Qui vorrei visitare le persone che sono sole in casa, malati, anziani, che non hanno nessuno, che non possono uscire. A me colpisce tanto il fatto che basta che la persona riceva una visita, e riesce ad esprimere gioia, allegria.
Ho visto che don Francesco porta avanti i giovani, ed è bravissimo, io sento di avere un carisma verso le persone bisognose: di fronte a una persona nel bisogno sento che devo reagire, che non posso stare fermo, fare qualcosa, accompagnarli, dire loro una parola”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 settembre 2024