Don Nilo di Marradi è uno dei volti della campagna nazionale “Doniamo a chi si dona”
MARRADI – Don Nilo Nannini è tra i testimonials della campagna di comunicazione “Doniamo a chi si dona” realizzata dal Servizio per la Promozione del Sostegno Economico della Cei per sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso l’opera dei sacerdoti nell’Italia di oggi. Tra i 35mila preti diocesani sostenuti con le Offerte per il sostentamento ci sono sacerdoti come don Nilo Nannini, 86 anni, che nell’arco di 37 anni ha creato percorsi di recupero e riscatto per centinaia di tossicodipendenti, venuti a rifugiarsi a Marradi nella comunità “Il Sasso”, da lui fondata sulle montagne dell’Appennino tosco-emiliano, quando ancora non c’erano servizi e risposte sociali all’emergenza droga.
La struttura – che poi ha esteso i suoi servizi anche in Mugello – accoglie principalmente tossicodipendenti, ma anche pazienti affetti da patologie legate all’alcool e persone con particolari problematiche, fra cui ragazzi inviati dall’Autorità giudiziaria agli arresti domiciliari e in affidamento sociale. Tutti i servizi svolti da “Il Sasso” sono nell’ambito delle 24 ore giornaliere, 365 giorni l’anno, e sono seguiti e condivisi nella loro progettualità da personale specializzato (medico, psicologo e psichiatra) delle Asl di residenza dell’ospite e da professionisti sanitari che lavorano in convenzione con la cooperativa. “Il perdono è rivoluzionario, perché non vuol dire non tener conto di questo o quel gesto: è piuttosto uno stile di vita – spiega don Nilo – fa capire, a chi offre aiuto, che la tossicodipendenza – fenomeno complesso di fronte a cui non ci sono ricette e che oggi colpisce ragazzi sempre più giovani, ormai under 20 – è la risposta sbagliata ad un dolore, una compensazione di fronte ai fallimenti del narcisismo, del mettere se stessi al centro”. I 75 giovani che per due anni dimorano al Sasso imparano a riassaporare il gusto delle relazioni, dell’amicizia, della solidarietà, della condivisione, spezzando l’isolamento della loro vita. “Di fronte a chi sbaglia o ha ricadute – rivendica don Nilo – noi non puniamo mai: dedichiamo tempo, a volte molto tempo, a capire come è nato l’errore e cosa fare perché non si ripeta”. Altri 14 posti sono poi per le madri con figli, dove giovani donne vengono affiancate nel superamento della dipendenza e nella costruzione della loro genitorialità. “Puntiamo molto sulla qualità delle relazioni – prosegue Don Nilo – perché il valore di ciascuno di noi è dato dalla qualità dei rapporti che costruisce. Tu vali la relazione che instauri con gli altri, con la tua creatività e gratuità: è questo che fa superare il conflitto, la rabbia, la negatività, i fallimenti”. Così vive e progredisce anche la comunità formata dai giovani che cercano di uscire dalla devianza, compresi molti detenuti affidati ai servizi sociali, e da chi, una volta concluso il recupero, si reinserisce nel mondo del lavoro attraverso l’azienda agricola della comunità, il telelavoro, l’officina, la falegnameria, la gestione del centro sportivo comunale di Marradi. “Questo è un passaggio importantissimo – spiega don Nilo – perché il sentirsi pronti ad affrontare la vita, finché si rimane in comunità può anche essere illusorio. Ma costruire l’autonomia in piccoli gruppi, mantenendo un legame con gli operatori, funziona”.
Don Nilo ha accettato di fare da testimonial alla campagna promossa dalla Chiesa italiana per invitare a domandarsi da dove vengono le risorse per sostenere i sacerdoti e donare un piccolo contributo. La campagna ha usato anche uno spot, questo:
Le offerte sono deducibili e si possono versare alla posta (conto corrente postale n. 57803009), tramite bonifico bancario, con un contributo diretto agli Istituti diocesani sostentamento clero e con carta di credito, anche attraverso il sito web www.insiemeaisacerdoti.it.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 dicembre 2017