L’ex-pievano di Pietramala si difende: “Nessuna violenza”, dice don Dondoli
FIRENZUOLA – “Non ho assolutamente avuto rapporti sessuali con M. né ho usato violenza nei confronti di chicchesia”: è quanto afferma, in una memoria di una dozzina di pagine, raccolta dall’avvocato Francesco Stefani, don Emanuele Dondoli, l’ex-parroco di Pietramala accusato da una giovane parrocchiana di violenza sessuale. Ne dà notizia stamani “La Nazione”, che riporta ampi stralci del racconto del sacerdote, per molti anni pievano nella frazione firenzuolina.
Il racconto di don Dondoli comincia da lontano ed è dettagliato, perché ricostruisce i fatti seguendo il diario che è solito tenere: “La conosco fin da quando è nata visto che l’ho battezzata. M. si è presentata suonando il campanello della Canonica il 18 marzo del 2018. In tale circostanza la M. mi disse che mi aveva cercato in quanto voleva parlare con me e aggiunse che accusava dei formicolii generalizzati per i quali chiedeva un consiglio. Visto che da molti anni non la vedevo le proposi di fare una confessione sacramentale ma le dissi che non l’avrei fatta in quella circostanza ma in seguito visto che la M. avrebbe avuto più tempo per ricostruire gli accadimenti degli ultimi 10 anni”. Don Dondoli continua: “La M. mi ritelefonò il giorno seguente dopo che si era recata da don Giorgio Badiali di Piancaldoli. Decise di recarsi anche da don Badiali, mi fu raccontata dalla stessa M., visto che si era sentita rifiutata dal sottoscritto per non averla voluta confessare immediatamente. M. mi ha anche detto che pure don Badiali non la volle confessare anzi le disse di andare da don Bazzoffi a S. Lucia cosa che però lei inizialmente non fece”.
Il primo incontro avverrà il 21 marzo. Secondo don Dondoli la ragazza era “lucida, lucidissima”, mentre la Procura lo accusa di aver approfittato delle condizioni psicofisiche della giovane, “sapeva quel che diceva e lo faceva con dovizia di particolari. Non ho avuto impressione che avesse delle patologie ma solo una sofferenza pari a quella che hanno molte persone che mi capita di frequentare”. Don Dondoli, che parla solo di “clima confidenziale” con la ragazza, descrive anche le pratiche effettuate: “La benedizione consiste in preghiere introduttive con il segno della benedizione sulla fronte o con acqua o con olio. Tali segni si possono fare anche sul cuore e sulle mani. Il segno finale è quello della Croce con la benedizione che conclude il rito”.
A Pietramala la pratica delle benedizioni, rivolte a persone sofferenti o con problemi spirituali, vi era da tempo. Lo ricorda la stessa memoria di don Dondoli: “Preciso che sono succeduto a don Bazzoffi il quale era solito dare benedizioni e fare anche esorcismi. Io ho sempre avuto affluenza di persone che chiedevano esorcismi ma io dicevo loro che non ero in grado e chiesi per questo al cardinale Antonelli come potevo fare e lui mi disse di attenermi a queste modalità. Infatti io all’inizio mandavo i richiedenti l’esorcismo o le benedizioni in Curia proprio per evitare di dare o fare cose sbagliate. Antonelli mi suggerì di poter benedire anche io seguendo il rituale con il segno della croce per impedire l’afflusso nella Curia. Quindi quando ho fatto le benedizioni ho sempre seguito il rituale”.