“Fare intrapresa nelle aree interne”. I dati e le considerazioni dell’incontro a Firenzuola
FIRENZUOLA – Approfondimenti dei problemi, delle opportunità e dei punti di forza del territorio, individuazione di strategie e progetti per lo sviluppo della montagna. Questo l’obiettivo alla base del focus sull’economia e sulle questioni sociali dell’Alto Mugello “Fare intrapresa nelle aree interne” (articolo qui) che si è tenuto nello spazio firenzuolino Open! dell’Associazione Pier Giuseppe Sozzi. Sono intervenuti il consigliere regionale Massimiliano Pescini, il presidente del Banco Fiorentino Paolo Raffini, il sindaco di Firenzuola Gianpaolo Buti, quello di Marradi Tommaso Triberti, Sabrina Iommi dell’Irpet. Marco Sozzi ha coordinato l’incontro, partecipato, con la presenza di alcuni imprenditori di rilievo del territorio.
“La ricerca e tutto il lavoro che si vorrebbe fare sulle aree interne nasce da quello fatto in precedenza con la cooperativa Cia di Palazzuolo, con la quale abbiamo realizzato la mostra sulle attività manifatturiere della montagna (articolo qui)”, ha introdotto Marco Sozzi. “Se guardiamo ai nostri territori – ha detto – i contributi più importanti dal punto di vista della creazione del reddito, dei posti di lavoro e della modernizzazione arrivano dall’attività manifatturiera. Prima di arrivare ad elencare i problemi che causano l’emigrazione e l’abbandono dei luoghi, si vuole comprendere il motivo di chi resta. Perché sono attive realtà estremamente importanti. Solo mettendo a fuoco gli aspetti positivi e le qualità di queste zone, pensiamo di arrivare a comprendere ciò di cui abbiamo bisogno e gli strumenti disponibili da utilizzare”.

L’intervento di Sabrina Iommi dell’Irpet, Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana
“Riferendoci al programma 2021-2027 della strategia nazionale per le aree interne – ha detto Sabrina Iommi di Irpet – è stata confermata la volontà di investire perché è stata riconosciuta la necessità di preservare il presidio di popolazione, che implica non solo la manutenzione del territorio, ma anche un contributo all’economia regionale complessiva. Si vuole investire sui servizi a partire da istruzione, sanità e trasporti, perché queste sono considerate le pre condizioni dello sviluppo e del mantenimento della gente in un luogo. Quindi non più aree che hanno bisogno di essere assistite, ma che hanno risorse naturali, culturali, di patrimonio architettonico ed ambientale, di capacità e competenze che possono essere valorizzate. Molto spesso nelle aree interne ci sono più attività manifatturiere rispetto alle città, generalmente terziarie. Partiamo dai dati ed incominciamo a parlare delle distanze. Questi comuni sono tra i più lontani dai centri cittadini e quindi non godono dei benefici di una vicinanza. Tra Firenze e Firenzuola c’è un’ora e venti di viaggio, con Palazzuolo un’ora e quaranta, con Marradi un’ora e quarantatre. Sull’altro versante va meglio, per arrivare a Faenza si sta sotto i 50 minuti, ma sono comunque tanti. Una delle fragilità dell’Alto Mugello è proprio la difficoltà a spostarsi da un posto all’altro”.
“Se guardiamo tutti gli altri indicatori – ha proseguito Iommi – la densità di residenza è molto bassa e la superficie ‘montana’ è del 100%. Ci sono tuttavia risorse ambientali, con circa l’80-90% di bosco. Questo sarebbe un punto di forza qualora si riuscisse a valorizzarlo anche in funzione della sua salvaguardia. Tuttavia le superfici boscate sono causate dall’abbandono dell’attività agricola; si tratta quindi di aree non manutenute. Il rischio idrogeologico rappresenta un altro fattore di crisi. Firenzuola per esempio ha un 10% della popolazione esposta alle frane, contro un 4% della media regionale. Palazzuolo ha un alto rischio idraulico, con il 40% della popolazione contro il 26% della media toscana. Si perde popolazione dagli anni ’70. Dal 1972 al 2022 Firenzuola ha registrato dal punto di vista demografico -25%, Palazzuolo -32% e Marradi -37%, contro un dato di media regionale di crescita di quasi il 6%. Se ci si riferisce all’ultimo decennio, questi comuni continuano un trend di decrescita. Tuttavia quel che è cambiato è l’andamento regionale, che complessivamente è in calo dal 2015”.
“Sull’aspetto produttivo – ha aggiunto Iommi – qui c’è una presenza manifatturiera importante. Sul tasso di occupazione, considerando l’età compresa tra i 15 ed i 64 anni, la media toscana è del 65,5%, Firenzuola sta al 67%, Palazzuolo al 71% e Marradi al 67%. Quindi in questi territori si lavora. La disoccupazione, compresa quella giovanile, è più bassa della media regionale. Non si trova un’incidenza di titoli di studio elevati: la quota toscana dei laureati per esempio è del 26%, in Alto Mugello siamo sotto il 19%, sebbene occorre riconoscere che questo sia coerente con il tipo di occupazione presente. Il reddito medio, riferito all’imponibile, sta intorno ai 19mila euro l’anno contro la media regionale che non è così distante, intorno ai 21300 euro. Ci sono più pensionati rispetto alla media toscana, ma questo è legato alla struttura per età della popolazione”.
“L’industria nelle attività manifatturiere – ha spiegato Iommi nel quadro delle specializzazioni produttive – è più alta della media regionale. La manifattura presente è costituita da quella dei metalli, da quella meccanica, da quella della trasformazione alimentare, da quella dell’estrazione e della lavorazione della pietra. Ci sono qualificazioni in agricoltura ed in silvicoltura, qualcosa nei servizi di istruzione e di sanità. Non emerge particolarmente quella del turismo, anche se presente. Le imprese sono piuttosto anziane, nate due o tre decenni fa. La quota di quelle più giovani è più bassa della media toscana. Questo indicatore ci dice che forse esiste una difficoltà a rinnovare il tessuto produttivo, che tuttavia resta nel suo complesso molto forte”
“Abbiamo fatto un sondaggio intervistando più di mille imprese locali manifatturiere, agricole, turistiche – ha raccontato Iommi – chiedendo i principali motivi della loro localizzazione, le difficoltà e la propensione a fare investimenti. E’ emerso che per l’80% la posizione dell’azienda fa parte della storia personale e familiare. Sono realtà che si trovano lì da tempo. Per quanto riguarda le agricole o le turistiche sono collocate in relazione alla risorsa a cui sono collegate. Questo è un vincolo per loro, ma rappresenta un vantaggio del territorio. Sulle criticità, il 60% ha detto di avere problemi di accessibilità sia dal punto di vista della viabilità stradale, sia da quello della connettività internet, considerata cruciale per lavorare. Un 68% ha detto di avere difficoltà nel reperire mano d’opera, questione diffusa anche a livello regionale, legata alla demografica negativa. Dove questa è spiccata, si fa più fatica a trovare giovani da immettere nel sistema produttivo. Sugli investimenti fatti negli ultimi cinque anni e su quelli pianificati per i prossimi, l’82% ha acquistato terreni, immobili ed attrezzature. Alla domanda se si fossero impiegate economie sulla sostenibilità ambientale, il 75% ha detto di aver fatto solo interventi di efficientamento. Da questo quadro emerge che le aziende locali stanno svolgendo una funzione di manutenzione del territorio e del patrimonio immobiliare e di modernizzazione”.
“Quindi – ha concluso Iommi – se si volesse riassumere le criticità, sono quelle note in tutte le aree periferiche, ossia bassa densità insediativa, difficoltà morfologiche, difficile accessibilità, rischio idrogeologici, scarsa dotazione di servizi, declino demografico. Sui punti di forza si ribadiscono un tessuto produttivo molto forte, la dotazione di risorse naturali, la fornitura di servizi ecosistemici che possono andare a beneficio di chi sta più a valle, un patrimonio architettonico e culturale. Sulle opportunità da implementare, abbiamo la possibilità di maggiori gradi di libertà dati dall’impiego di nuove tecnologie che magari al momento non si utilizzato a fondo. Mi riferisco allo smart working, all’e-commerce, alla telemedicina, alla didattica a distanza, che possono agevolare i territori in cui, proprio per la distanza, si ha difficoltà a spostarsi, riducendo la necessità di farlo fisicamente. Occorre adattarsi al cambiamento climatico, per smorzare gli effetti e quindi limitare i danni. Ovviamente per intercettare le opportunità occorrono forti investimenti sul sistema produttivo, sulle competenze e sulle infrastrutture. Quindi si dovrà avviare fasi di finanziamento che siano medio-lunghe e favorire le reti di collaborazioni tra comuni. Non solo tuttavia sullo stesso livello, ma anche con istituzioni superiori, regionali e nazionali, perché occorrono cambiamenti sistemici che non possono essere fatti dai sindaci”.

L’intervento di Paolo Raffini, presidente del Banco Fiorentino
“Fare impresa oggi in Italia è difficile – ha detto Paolo Raffini presidente del Banco Fiorentino – già dove abbiamo tutte condizioni favorevoli, a cominciare dalla viabilità. Fare impresa nelle aree interne è doppiamente complicato. Questo implicherebbe che le aziende di questi comuni dovrebbero essere considerate doppiamente dalle istituzioni, dal sistema bancario e da chi in qualche modo può agevolare chi intraprende. Si dovrebbe fare in modo di rendere appetibili ed attrattivi i nostri territori perché qualcuno possa trovare interessante venire qui ad investire. Magari servirebbero defiscalizzazioni ed altri aiuti, comprese agevolazioni all’accesso al credito attraverso finanziamenti agevolati, assistiti da fondi di garanzia regionali o da chi si voglia. Occorrono una serie di proposte. Perché creare posti di lavoro genera ricchezza: questo è un motore che porta le persone a fermarsi in un luogo. Conseguentemente con una maggiore popolazione si ha modo di migliorare i servizi, crearne di nuovi, poterli entrambi mantenere, per uno sviluppo ed una crescita complessiva della nostra area interna. Sarebbe necessaria anche una semplificazione burocratica per le attività. Se un imprenditore volesse ampliare uno stabilimento andrebbe agevolato anche creando prima dei luoghi già pronti e disponibili, dedicati e pensati per questo scopo. Le aree interne hanno bisogno di proposte concrete con le quali, da una situazione di svantaggio, possano diventare delle zone di crescita e di sviluppo. La presenza di attività svolge anche altre funzioni, come per esempio l’agricoltura che qui da noi copre anche il ruolo di mantenimento dei terreni. In conclusione occorre migliorare tutta una serie di condizioni, per chi c’è e per rendere attrattivo il luogo per chi potrebbe voler venire, attraverso una azione congiunta che coinvolga le amministrazioni ed il sistema bancario”.

L’intervento del sindaco di Firenzuola Gianpaolo Buti
“La programmazione regionale – ha esordito nel suo intervento il sindaco di Firenzuola Gianpaolo Buti – segue come linee guida gli obiettivi europei di essere più intelligenti, più verdi, più connessi, più sociali, più inclusivi e più vicini ai cittadini. All’interno degli interventi strategici della nuova pianificazione c’è la tutela del territorio e delle comunità locali, il risparmio energetico e gli investimenti sulle energie rinnovabili, la valorizzazione delle risorse naturali, culturali, turistiche, dei sistemi alimentari, dell’artigianato, dei prodotti dell’industria e, come già detto, della salute, dell’istruzione e della mobilità. Ci sono 7 milioni di riserva per le nostre aree interne, cioè per Firenzuola, Palazzuolo sul Senio, Marradi, San Godenzo e Vernio. Ci sono possibilità di finanziamento per la creazione di start up innovative, sostegni per chi esporta all’estero, per l’internazionalizzazione del sistema produttivo. Tuttavia persistono problematiche che rallentano l’attività. Bisognerebbe rendere la vita migliore alle imprese ed alle persone, più facile e meno costosa di quello che è stato finora. Come, per esempio, abbiamo fatto con l’asilo nido rendendo quasi gratis il servizio. Andare a scuola per chi è nell’area fiorentina è molto più semplice. Per noi mandare un ragazzo a studiare ad Imola od a Borgo San Lorenzo od a Firenze costa centinaia di euro solo per lo spostamento. Per questo si è cercato di abbattere con la Città Metropolitana i costi di abbonamento degli studenti delle superiori. Diventa fondamentale superare gap come questi per poter vivere nelle nostre zone “.
“Anche per quanto riguarda la sanità – ha aggiunto Buti – con il Pnnr si è parlato di arrivare nelle aree più lontane, invece mi sembra che si voglia accentrare sempre nelle stesse zone. Quindi per noi è un problema perché i trasporti sanitari rischiano di non poter essere ad un certo punto più finanziati. Una notizia buona è che dei fondi regionali verranno spesi per la montagne, c’è anche un contributo per le famiglie che acquistano una abitazione nelle aree interne. C’è la voce di investimenti per l’assesto idrogeologico, ma sembra siano scarsi. Non gestire questo aspetto, i fiumi, con questo cambiamento climatico, siamo destinati ad avere sempre più problemi. La Toscana sostiene con difficoltà interventi nei nostri comuni perché dovrebbero occuparsene i consorzi di bonifica dell’Emilia Romagna, in cui siamo inseriti come competenza, ma che nella realtà privilegiano i territori della loro regione”.

L’intervento del sindaco di Marradi Tommaso Triberti
“Sono deluso dalla strategia delle aree interne – ha detto Tommaso Triberti, sindaco di Marradi – non tanto in Toscana, quanto a livello complessivo. Voleva essere un sostegno per la ripartenza di zone disagiate. In un ‘gorillaio’ di un migliaio di comuni, quelli delle aree interne sarebbero deficitati rispetto a quelli più grandi, perché più competitivi, con strutture comunali più importanti. Invece c’era la splendida possibilità di fare una strategia e di non doversi buttare, come amministrazioni, a lottare per ottenere qualche contributo in più. Era ovviamente un bellissimo cambio di passo. E non investire nelle aree interne si è visto recentemente, con l’alluvione, purtroppo fin troppo bene, cosa comporti. La strategia doveva durare 7 anni. Una di quelle misure che ho deciso di sostenere sono stati gli sconti sull’abbonamento dei trasporti per i ragazzi delle superiori. Ma doveva diventare sequenziale di anno in anno. Per una serie di lungaggini ed il doversi scontrare con strutture pachidermiche in cui ognuno doveva dire la propria e cambiare le virgole, ha fatto sì che non avvenisse quanto si era pensato all’inizio. La gente non torna ad abitare i nostri territori solo perché ho dato questo tipo di agevolazione per un paio di anni. Non si può pensare di avere un ritorno in questo modo. Non dico che si siano buttati via i soldi, ma quantomeno di non aver ottenuto il risultato che si prefiggeva la strategia delle aree interne. Ora c’è una nuova programmazione, le risorse sono importanti, sicuramente abbiamo imparato qualcosa. Si spera di non dover passare nuovamente decine di volte dagli stessi uffici ministeriali, dove ti incagli ogni volta. Resto poco fiducioso perché l’approccio comunque è diventato diverso un’altra volta”.
“E’ vero che la strategia delle aree interne teneva insieme aree ampie – continua Triberti – ma poi individuava dei comuni che avevano dei bisogni diversi. I cinque più disagiati, ossia Marradi, Firenzuola, Palazzuol, San Godenzo e Vernio, erano quelli che dovevano essere aiutati. Tutti gli altri potevano ottenere delle risorse solo se erano strumentali a sostenere quei cinque. Adesso siamo tutti area interna e non ci sono distinzioni, seppure i bisogni siano diversi. Sono anni che diciamo che, se non si investe in montagna, le conseguenze si sentono in pianura. Oggi, dopo maggio, è diventato drammaticamente chiaro a tutti. A non mantenere i fiumi anche noi si sono pagate delle conseguenze, ma gli alluvionati sono stati in Emilia Romagna, perché i corsi d’acqua arrivano in vallata. Per questo, in un momento di cambiamento climatico, dobbiamo tornare a valorizzare chi il territorio lo mantiene. Prima i coltivatori gestivano i loro fiumi, oggi se vai a toccare un albero sull’alveo ti vengono messe le manette ‘prima che tu possa pensare di farlo’. Per un taglio di un albero occorre andare in Sovrintendenza. Può essere giusto che questa tratti della cupola del Duomo, un po’ meno che si debba occupare del nostro bosco”.
“Questo non vuol dire ‘bando alle regole’ – spiega Triberti – ma da un po’ di tempo è passata l’idea che chi vive i luoghi ne voglia abusare. Non è così. Iniziamo ad essere trattati come quelli che vogliono mantenere, far crescere, rilanciare il proprio territorio. Dobbiamo entrare in questo ordine di idee e deve essere una scelta politica. Dobbiamo poter dire che un’impresa che investe in queste territori ha delle spese maggiori. Sono necessari una defiscalizzazione ed investimenti. I danni del dissesto idrogeologico recente valgono, vado a cazzotto, circa 25-27 milioni per comune. Se negli anni si fosse fatta prevenzione con risorse dedicate e avessimo mantenuto il territorio, sicuramente non eravamo oggi in queste condizioni, né noi e né chi sta più a valle. Credo che dobbiamo in questo momento fare quadrato tra amministrazioni, imprese e persone per raccontare cosa significhi area interna, cosa vuol dire montagna, quanto sia importante avere risorse da investire in questi luoghi. Solo così si potrà trasmettere che nei nostri territori si può crescere e non solo vivere la quotidianità”.

L’intervento del consigliere regionale Massimiliano Pescini
“Abbiamo fatto un questionario su di un campione di pensionati che vivono nelle aree interne – ha iniziato il suo intervento il consigliere regionale Massimiliano Pescini – sul grado di soddisfazione della propria vita. Il risultato è stato più alto nell’Alto Mugello rispetto che da altre parti. Certamente questo non vuol dire che va tutto bene. Ma che il radicamento e l’attaccamento a questi territori va molto al di là rispetto alle difficoltà che ci possano essere”.
“Ci sono delle premialità per chi vive nelle aree interne – aggiunge Pescini – nei punteggi dei concorsi e nei bandi regionali per le opere pubbliche, le abbiamo introdotte per legge. Inoltre da questa legislazione c’è una specifica commissione che lavora insieme alle amministrazioni. Quindi c’è un focus ed una attenzione. Abbiamo fatto alcune cose, c’è una riserva di fondi regionali dedicata alle aree interne, c’è una quota relativa alla progettazione dei consorzi di bonifica. La Toscana è l’unica regione che ha in legge regionale la quota di manutenzione per i fiumi. Si sono investiti milioni di euro nelle casse di espansione e di laminazione. Ci sono stati tanti interventi, anche nelle zone alluvionate. Ovviamente di fronte agli effetti del clima dobbiamo fare di più. Saranno necessari investimenti importanti sul reticolo minore. Tuttavia, per il suo mantenimento, il fattore demografico è fondamentale. Dalla montagna va mantenuto il territorio. Ed i benefici si hanno anche a valle. Nella stessa maniera si previene il dissesto idrogeologico. In Consiglio Regionale rinnoviamo per il secondo anno il bando ‘Custodi della Montagna’ che riguarda tutte le attività produttive ed i relativi comuni che sono sopra i 500 metri sul livello del mare. Ha avuto un successo tale che verrà rifinanziato per i prossimi anni”.
“Se si deve ragionare su quello che si dovrà fare in futuro – dice Pescini – i principali assets sono il lavoro, la sanità, l’istruzione ed i trasporti. Sul lavoro la Toscana distribuirà 530 milioni di euro di fondi europei attraverso bandi alle imprese. Una parte sarà dedicata proprio alle aree interne con un plafond specifico. Ci sarà la possibilità di partecipare anche più generalmente a decreti sull’internazionalizzazione e sull’innovazione. Il settore agricolo, in particolare, avrà altre occasioni come fondi Pnnr, come il bando sull’agricoltura di precisione, sui trattori e sul benessere animale”.
“Per quanto riguarda sanità, istruzione e trasporti – spiega Pescini – è un periodo di grandi investimenti. Sull’istruzione la Regione sta portando avanti corsi e scuole, tuttavia ci vuole un importante raccordo con le imprese. C’è il solito incontro mancato tra domanda ed offerta, ovvero tra formazione ed il mondo del lavoro. Questo divario va diminuito. Sui trasporti da qualche anno la Città Metropolitana di Firenze, tramite fondi regionali, ha fatto il bando per il servizio a chiamata per le aree interne, dura otto anni e ha previsto un investimento di 21 milioni di euro. Gli abbonamenti trimestrali ed annuali del trasporto pubblico e del treno sono scontati per altre parti della Metrocittà del 40%, mentre per l’Alto Mugello del 50%. Bisogna lavorare affinché questo sostegno diventi strutturale. Sulla sanità, verranno investiti 47 milioni di euro per il rifacimento funzionale, l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza sismica dell’ospedale del Mugello. La gara sarà pubblicata nei primi mesi del 2024 e l’idea è che nell’estate dello stesso anno si possa partire con l’assegnazione dei lavori. Con il Pnnr sarà data la possibilità di realizzare in Mugello cinque case di comunità. Obiettivamente il problema non è solo quello di fare bene gli edifici, ma anche di farci venire medici, infermieri e gli altri operatori sanitari. Abbiamo fatto una sperimentazione all’Elba sul medico di famiglia e grazie a quell’incentivo siamo andati a risolvere situazioni anche particolarmente critiche. E’ andata molto bene e vorremmo ampliare il sistema nei prossimi anni, finanziando anche altre aree, compreso l’Alto Mugello”.
“Abbiamo firmato anche l’accordo – conclude Pescini – per quanto riguarda un maggior riconoscimento economico alle associazioni di volontariato per i trasporti socio sanitari verso gli ospedali. E’ particolarmente importante per chi è proprio più distante. Infine cercheremo di utilizzare fondi anche per quanto riguarda l’innovazione tecnologica per creare certi servizi dedicati a persone che abitano lontano dalle strutture ospedaliere. Ci sono sperimentazioni riguardo il monitoraggio a casa delle persone anziane. Ed anche qui andremo ad investire su macchinari, tecnologia e formazione “.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 dicembre 2023