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I difetti della Tassa Rifiuti
di Gianni Frilli.
Quello della gestione rifiuti è uno dei molteplici problemi della società moderna. Lo è in tutte le sue articolazioni. Dal concetto di rifiuto, la sua tipologia, alla raccolta, differenziata o meno, allo smaltimento, sia esso riciclo, discarica o abbruciamento. Infine, al costo, inteso quale pagamento della bolletta per tutti noi utenti. L’acronimo che ne contraddistingue il servizio di gestione, negli anni, è cambiato in varie sigle, passando da TARSU, a TARES, a TIA, e sempre con consequenziali aumenti della tassa, o della tariffa. E, ciò, senza produrre alcun sensibile miglioramento, e verso l’ambiente, e verso le tasche, ormai vuote, dei cittadini.
Fra questi ci sono alcune categorie che, oggettivamente, specie dopo gli ultimi cambiamenti in materia, di fatto ne escono vessate. Sono, piccoli esercizi commerciali (esclusa cioè la grande distribuzione), artigiani, liberi professionisti. Ultimamente nel Comune di Borgo San Lorenzo, “sembra” che il passaggio dei dati degli utenti dall’archivio del gestore a quello degli uffici comunali abbia amplificata la problematica. Ove il dubitativo “sembra” non è casuale.
Mi spiego. La rilevazione, l’accertamento ed il calcolo della tassa da versare è compito del Comune. Operazioni che può svolgere direttamente, con personale proprio, ovvero ricorrendo a ditte specializzate nel settore. Solo successivamente i dati raccolti vengono consegnati al gestore del servizio di raccolta ed a quello per la riscossione della tassa se diverso dal primo. E non può essere altrimenti. Anche perché se il Comune non avesse a disposizione i dati originali sulle utenze, sui beni immobili oggetto di tassazione, non si capisce come potrebbe indire una gara pubblica, sulla raccolta dei rifiuti, senza conoscerne il quantitativo da correlare al prezzo dell’appalto. Sicché, seppur annunciata con le scuse ufficiali, è una giustificazione che non regge. Anzi, direi proferita in modo convulso, specie con quel virtuoso esercizio inteso a disquisire fra superficie lorda e netta oggetto della tassa, precisamente : “è emersa un’incongruenza tra le superfici lorde e quelle nette dei locali, sulle quali effettivamente va applicata la tariffa” (fonte Comune di Borgo San Lorenzo, del 17 marzo u.s.).
Da ciò si sprigiona anche il dubbio se negli anni passati sia stato richiesto, ai cittadini, il giusto pagamento.
Ciò nonostante quello che lascia a desiderare è il metro di giudizio, i parametri che incidono sul computo della tassazione. Essenzialmente i metri quadrati. Ancor più dei chili, dei litri, delle emissioni (che sono comunque rifiuti, certo difficili da misurare) e del numero delle persone che gravano sull’immobile. Qualche esempio. Un fioraio o uno studio professionale, limitati a due persone attive, a parità di superficie tassabile, pagano molto più di un’agenzia bancaria, ove, per impiego e frequentazione, i livelli teorici di insudiciamento ambientale risultano più evidenti e consistenti. Sicuramente una stortura. Forse riconducibile ad una vecchia declaratoria statale sulle attività, in genere, che andrebbe rivista.
Poi, nondimeno c’è il meccanismo strutturale di questa tassazione. Nei bilanci comunali, ormai il capitolo del servizio nettezza urbana ne occupa una parte rilevante. Non solo nell’impegno di spesa da versare al gestore, soprattutto nel mancato introito di parte delle bollette. I dati parlano, per certi Comuni in zona, di una soglia, cautelativa, per almeno un 20 % di mancata riscossione. Di conseguenza ecco l’appesantimento della contabilità pubblica, con manovre di contenimento del passivo, per limitarne il disavanzo d’esercizio. Così, alla lunga, queste poste creditizie diventano inesigibili, senza azioni di recupero forzoso, peraltro difficilmente praticabili. A questo scopo, è opportuno ricordare come su ogni singola bolletta gravi una addizionale significativa, una sorta di penalità, proprio per tentare di compensare la morosità di una parte degli utenti. Viene così creato un fondo precauzionale, una riserva di garanzia, per mitigarne il mancato introito. Una procedura molto discutibile, iniqua. Per i nuclei familiari e per le attività produttive e commerciali in difficoltà economica, quello del pagamento della tassa dei rifiuti appare un dovere marginale. All’ultimo posto di una ipotetica scala degli impegni da osservare. Non giustificabile, ma comprensibile nell’avversa congiuntura. Un problema che, obbiettivamente, va oltre le competenze di ogni singolo Comune. Di certo, non si possono mitigare i risultati contabili del bilancio comunale aumentando le aliquote, o introducendo delle addizionali, per un servizio, quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, tutt’altro che soddisfacente.
Gianni Frilli
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, marzo 2015
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