MUGELLO – Gli agricoltori lo sanno bene: non tutte le annate sono uguali, e i raccolti fino all’ultimo sono sempre a rischio. Ma un’annata come quella che abbiamo appena arciviato, è stat davvero un disastro. Coltivazioni azzerate, danni di ogni genere, con un meteo che ha fatto dannare dall’inizio alla fine. “Una delle peggiori stagioni che io ricordi”, ci dice qualsiasi agricoltore mugellano.
La troppa acqua in primavera che ha fatto scoppiare la temibilissima peronospera nei vigneti, il grano attaccato da un fungo. Il meteo pazzo, con la stagione spostata di un mese e mezzo, e le piogge fino a metà giugno. Poi il gran caldo, quei 40 gradi troppo spesso raggiunti. Temperature alle quali i meleti, ad esempio, non sono abituati: così i frutti non sono cresciuti, e non avevano fatto il colore. Anche per un altro fenomeno climatico: la sparizione della guazza, che ha anch’essa un’importante funzione nella crescita e nella maturazione dei frutti.
E la stagione così balorda ha favorito la proliferazione dei bachi, e anche le olive sono state colpite dalla mosca.
Per l’olivicoltura in particolare è stato un disastro. In molte zone, gli olivicoltori hanno rinunciato alla raccolta: “Di solito in un giorno ne raccoglievamo 10 quintali – dice uno – , stavolta si arrivava a 30 kg.
Male, in certe zone, anche i pomodori, anche se qualche ortaggio ha retto. Per i seminati invece è stato uno dei peggiori anni in assoluto. E ad aggravare il quadro è arrivato un gran numero di cinghiali, la cui presenza è fuori controllo, e quest’anno i danni sono stati ingentissimi.
Anche la castanicoltura è caduta sotto i colpi del clima, e la produzione – pur ottima come qualità – alla fine è stata scarsissima.
Speriamo che il 2024 per gli agricoltori mugellani sia più propizio.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 gennaio 2024
1 commento
Salve a tutti. il problema non è temporaneo e non lo sarà nel futuro. tutto questo è stato previsto e divulgato già da molti anni da chi si occupa di cambiamenti climatici. la soluzione non è e non può essere “speriamo in un anno migliore”. un po’ come viene sempre detto per il terremoto. siamo in una zona sismica per cui i terremoti ci sono stati, ci sono e ci saranno; non sappiamo quando ma ci saranno. dunque non possiamo solo sperare che non arrivino ma dobbiamo costruire case “RESISTENTI” !
Per l’agricoltura, tralasciamo altri temi, è la stessa cosa: i cambiamenti climatici sono già in atto e sempre più ci colpiranno. Di conseguenza dobbiano adattarci alla nuova situazione e non solamente “sperare che non succeda più”. L’adattamento può essere attuato ma non continuando con l’agroindustria, gli allevamenti intensivi, le monocolture, le lavorazioni tradizionali (arature profonde, concimazione sintetica, pesticidi e erbicidi), la forte meccanizzazione. Il suggerimento è quello di lavorare con i sistemi suggeriti dalla permacoltura, dall’agricoltura rigenerativa, l’agroforestazione e molto altro, aumentando la biodiversità (diversificazione delle colture, riscoperta di varietà locali…); comunque adottando un nuovo approccio che non può essere quello degli ultimi 70 anni.