Il prete senza eredi
MUGELLO – Tipico degli italiani: dimenticare in fretta il passato, talvolta appropriarsi delle ossa e delle idee dopo averle combattute aspramente. Ha ragione Virgilio: ‘Per godere della gloria bisogna essere morti’. È la storia di don Milani, emarginato dalla Chiesa, esiliato tra i monti, lontano.
Non entro nel merito dell’insegnamento impartito dal prete scomodo sul quale, peraltro, ci sarebbero molte cose da dire, a cominciare dalla dura critica alla modernità e dalla visione che nega al popolo la possibilità di farsi classe dirigente, no, qui voglio parlare di chi tenta di appropriarsi di una figura straordinaria senza fare i conti con la storia. Almeno Rosy Bindi ha detto la verità: ‘Dovremmo fare penitenza per come la Chiesa lo ha trattato’.
Quando don Lorenzo viene cacciato a Barbiana, con tanto di bollo del Sant’Uffizio, è solo lassù. Al suo fianco il sindaco, Mario Becchi, socialista. Molti degli allievi di don Milani, profondamente anticomunista, si iscriveranno da adulti al Psi e verranno eletti nei consigli comunali di Calenzano, Vicchio, Borgo. Senza quel sindaco la vita di Lorenzo sarebbe stata più aspra, più dura, una solitudine più tagliente sotto un cielo di ghiaccio.
Con ciò non intendo affatto relegare il mito don Milani nel pantheon socialista. No. Semmai va restituita alla verità storica una vicenda umana, politica e religiosa singolare. Quel prete era scomodo davvero, scomodo per ‘quasi’ tutti, chi si avvicinava troppo era a rischio scomunica.
Dimenticare quei pochi che lo sostennero è un delitto. Oggi è fin troppo facile ricordarne la figura, il carisma, il prestigio, citarlo come fosse parte delle proprie radici, di una identità delle quali ci si ritiene eredi. È una bestemmia. Negli anni di Barbiana gli amici del prete si contavano sulle dita di una mano.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 giugno 2023
Come sempre Riccardo , fai di tutto per metterti in vista , ma rammentati da buon Mugellano , con le chiacchiere non si fa farina .