In tre sulle orme di Dino Campana
MARRADI – Marradi ore 11.00 di un venerdì mattina di aprile, tiepido sole primaverile.
Appuntamento con amici provenienti dalla Lombardia, nel giardinetto del paese oltre il ponte che attraversa il Lamone.
Nella zona, vicino al corso d’acqua detto l’Infero, affluente del Lamone, sorgeva la casa natale di Dino Campana (Marradi 1885 – Castelpulci 1932), distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Poco più avanti, nella strettoia di Via Pescetti, due marmi sulla facciata di un’abitazione ora in vendita, indicano le quattro mura che hanno dato provvisorio riparo alle inquietudini del giovane Dino.
Dall’altra parte del ponte la casa dello zio del poeta, con vista che ispirò L’invetriata, uno tra i più celebri componimenti campaniani.
Oltre si intravede il Centro Studi Campaniani, che la gentile Presidente Mirna Gentilini ci rende visitabile, in apertura straordinaria.
A partire da qui, con gli amici Stefano Corsi e Gaia Lazzarini, docenti di lettere ed amanti di letteratura – termini purtroppo non più sinonimi – inizia un tour giornaliero sugli itinerari campaniani, a ripercorrere tutta la vicenda umana dell’autore dei “Canti orfici”.
Dopo l’interessante visita al Centro Studi Campaniani e al Museo di arte contemporanea “Artisti per Dino Campana, ospitato al piano superiore dello stesso bel palazzo dei Via Castelnaudry, la mattinata si conclude con una passeggiata per le vie di Marradi: il Teatro deli Animosi, la piazza dove ebbe sede la tipografia Ravagli, luogo di stampa delle prime mille copie dei Canti, la premiata Farmacia Ciottoli, il bar frequentato dal poeta.
Nel pomeriggio si prosegue per altre mete campaniane: Campigno, partenza del viaggio verso La Verna; poi, uscendo da Marradi, Casetta di Tiara, nel comune di Palazzuolo sul Senio, e il Barco di Rifredo, in terra di Firenzuola, luoghi legati alla tumultuosa relazione di Campana con Sibilla Alerano, in quel viaggio che chiamarono amore, per dirla con le parole del poeta.
Il giorno successivo il percorso sulle orme di Campana si conclude con la visita di due luoghi fiorentini: la Villa di Castelpulci, sulle colline sopra Scandicci, ora sede della Scuola Superiore della Magistratura, già manicomio dove il poeta passò i suoi ultimi quattrodici anni sino alla morte; e per finire Badia a Settimo.
Proprio all’interno della chiesa dell’Abbazia dei Santi Salvatore e Lorenzo riposano infatti le spoglie di Campana, in fondo alla navata sinistra sotto una semplice pietra vicino ad una bella cappella con affreschi seicenteschi.
Dopo qualche giorno ricevo dai due amici letterati due bei ricordi di questo tour campaniano, che chiedo di poter pubblicare.
Perché gli occhi dei “forestieri”, un po’ come quelli del poeta, ci educano a fermare il nostro sguardo distratto sula bellezza della quale siamo circondati.
Fabio Berti
Non scorderò mai la mia prima visita a Marradi, la bellezza del paese quasi collodiano incastonato nel verde primaverile dell’Appennino, l’entusiasmo di Flavio, che in mimetica ci ha guidato alla scoperta del piccolo museo dedicato al grande poeta Dino Campana, la visione di fotografie e autografi, della prima edizione dei Canti orfici, di loro varie traduzioni, di un eccellente filmato sulla vita e l’opera di Campana stesso e dei quadri convincenti di Francesco Galeotti.
Suggestivo anche aver sostato nei luoghi dell’Invetriata, sotto la casa dove Dino visse e davanti a quella che una volta fu la sede della tipografia Ravagli, meritevole d’aver stampato le prime mille copie dell’unico suo libro; indimenticabile, infine, aver camminato sui sentieri e sotto il cielo dove il poeta sfuriava e gridava la sua dolente inquietudine.
Poter tornare sarà una gioia.
Stefano Corsi
Incastonato nel verde saliscendi della valle altomugellana, il borgo di Marradi offre al visitatore una duplice bellezza: quella dei luoghi, incantevoli, specie per chi provenga dal grigiore monotono della pianura, e quella, non meno preziosa, della letteratura che in quei luoghi si radica.
Il paese ospita infatti un “Centro Studi Campaniani”, i cui membri e volontari con passione si prodigano per mantenere viva la memoria e l’opera di Dino Campana, poeta marradese, maledetto e sventurato, di primo Novecento. Il venerdì santo appena trascorso, il signor Flavio ha aperto – per noi soltanto – la piccola saletta-museo a piano terra, introducendoci – con la competenza poliedrica e il gusto affabulatorio tipici dei toscani di questa zona – alla vicenda umana e poetica di Campana: disseminati per la sala, quadri, stampe, fotografie, lettere e carteggi, edizioni antiche, riproduzioni anastatiche della prima edizione dei Canti orfici , studi monografici e altro; a coronamento, la proiezione di un breve documentario sul poeta. Al piano superiore, un paio di stanze in cui sono collocati dipinti di pittori locali contemporanei ispirati alla figura o all’opera di Campana. Suggestivo, presso il fiume Lamone che taglia in due il borgo, lo scorcio che corre dall’abitazione del poeta fino al “terrazzo sul fiume”, oltre la strada, dove nella “sera fumosa d’estate”, “dall’alta invetriata” della casa dello zio, Dino Campana vedeva (o credeva di vedere, nella sua mente visionaria) accesa la lampada “alla “Madonnina del Ponte” (dai Canti orfici , L’invetriata ).
La camminata per le vie del borgo scopre poi alla vista la farmacia, la cui attività il poeta avrebbe dovuto – mens sana in corpore sano – continuare per volontà del padre, e la Tipografia F. Ravagli (ora negozio di casalinghi, sul quale tuttavia campeggia targa commemorativa) che nel 1914, grazie al contributo economico di alcuni marradesi, stampò in mille copie la prima edizione dei Canti orfici , riscritti a memoria dopo la ben nota disavventura che vide smarrito da Soffici a Firenze il manoscritto originario.
Sconfinando un poco verso sud, sarebbe possibile ripercorrere l’itinerario tenuto a piedi dal poeta in direzione della Verna; oppure, per turisti meno audaci e come ideale suggello della vicenda biografica di Campana, la visita (ammessa solo dall’esterno) del manicomio di Castelpulci (ora sede della Scuola Superiore della Magistratura), imponente edificio bianco, in cima ad un’altura alquanto scoscesa, alla periferia del capoluogo fiorentino: non difficile immaginare l’effetto letale del tentativo di fuga che indusse il poeta, mentalmente poco lucido, a scavalcare il cancello d’ingresso restando ferito gravemente.
Certo, per completare il quadro bisognerebbe ulteriormente sconfinare, verso il Sudamerica e verso chissà dove Campana si sia spinto nel suo inquieto peregrinare: ma, per chi ami il nostro Bel Paese e la letteratura, Marradi nella culla del Mugello è una perla che da sé può bastare.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 Aprile 2022